Coronavirus: quali sono le attività essenziali che non si fermano

Consentire solo le attività essenziali fermando le produzioni di tutte le altre per salvaguardare la salute e la sicurezza dei lavoratori: con questo scopo il Governo, condividendo le scelte con le organizzazioni sindacali e datoriali, ha stilato un elenco dei codici Ateco che possono avere una continuità produttiva in questa situazione emergenziale perché indispensabili per il Paese. Un elenco che ha avuto numerosi passaggi nei giorni precedenti all’emanazione del Dpcm del 22 marzo, con aggiunte ed eliminazione di attività che hanno portato Cgil Cisl Uil a minacciare uno sciopero generale in caso non vi fosse stata una forte limitazione sulle attività produttive che non si possono fermare.

CODICE ATECO
Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica un’attività economica. Le lettere individuano il macro-settore economico mentre i numeri rappresentano le specifiche articolazioni e sottocategorie dei settori stessi. Si tratta di una classificazione approvata dall’Istat, in stretta collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, le Camere di Commercio ed altri Enti, Ministeri e associazioni imprenditoriali interessate.
Attraverso i Codici Ateco viene adottata la stessa classificazione delle attività economiche per fini statistici, fiscali e contributivi, in un processo di semplificazione delle informazioni gestite dalle pubbliche amministrazioni e istituzioni.
Nell’ambito della sicurezza del lavoro, il codice Ateco è necessario all’individuazione della macrocategoria di rischio dell’attività economica. Infatti l’Inail ha associato a ciascun codice Ateco una fascia di rischio specifica per ciascuna attività economica per predisporre e indicare le misure di sicurezza dei locali e quelle di prevenzione e protezione dei lavoratori, nonché la loro specifica formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

ATTIVITAESSENZIALI
Il 25 marzo attraverso un Decreto del Ministro dello Sviluppo economico Patuanelli è stato pubblicato l’elenco di codici Ateco che modifica quello previsto dal Dpcm del 22 marzo. Rispetto a quello precedente, la nuova lista comprende in totale 82 attività, due in più. Ma andando nello specifico si può vedere come siano stati aggiunti sette codici, eliminati cinque, ai quali si aggiungono venti sottocategorie tolte.
I nuovi comparti per i quali scatterà la chiusura, salvo casi di deroga decisi dalle Prefetture, dovranno sospendere l’attività dal 28 marzo. In particolare si tratta delle fabbricazioni relative a: macchine per l’agricoltura e la silvicoltura; macchine per l’industria alimentale, delle bevande e del tabacco; spago, corde, funi e reti; articoli in gomma; commercio all’ingrosso di altri mezzi ed attrezzature da trasporto.
Sono entrate, invece, le agenzie di lavoro temporaneo, la fabbricazione di: vetro cavo (utilizzato per imballaggi degli alimenti); radiatori e contenitori in metallo per caldaie per il riscaldamento centrale; batterie di pile e accumulatori elettrici; macchine automatiche per la dosatura, confezione e imballaggio; imballaggi leggeri in metallo; altri servizi alle imprese a domicilio.
Per quanto riguarda le sottocategorie eliminate, si tratta di fabbricazione di tessuti non tessuti (vengono esclusi articoli di abbigliamento); imballaggi in legno (solo per fironire attività essenziali); carta (esclusi prodotti carotecnici e carta da parati); articoli in materie plastiche (limitati a produzione per edilizia, imballaggi, fogli, tubi, lastre); prodotti chimici (esclusi coloranti, esplosivi). Limitati anche le attività dei call center (solo in entrata e committenti che rientrano nei settori essenziali) e il comparto delle riparazioni e manutenzione-installazione di macchine e apparecchiature.

Rispetto al comparto metalmeccanico, la gran parte delle aziende va verso la fermata, oppure già è stata chiusa, anche grazie ad accordi territoriali con le Rsu che hanno visto tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.

POSIZIONE DELLA UILM
“È stato fatto un gran lavoro per limitare la produzione solo delle attività essenziali e indispensabili. Grazie a quanto fatto da Cgil Cisl e Uil e alla disponibilità del Governo, si è arrivati a stilare un elenco che comprende solamente le realtà industriali che non possono fermarsi” ha dichiarato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
Palombella ha ricordato come “fin dall’inizio dell’emergenza la nostra massima priorità è stata la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, davanti all’interesse economico delle aziende”.
Il leader Uilm vede dei miglioramenti negli ultimi giorni “anche nelle zone maggiormente colpite dal Coronavirus, con un gran numero di aziende che sono disponibili a fermare la produzione o, in caso di attività essenziali, ad applicare rigorosamente le prescrizioni previste dal Protocollo di Sicurezza e dai decreti governativi”.
Il Segretario generale dei metalmeccanici Uil spiega come “stiamo vivendo una situazione drammatica che potrebbe avere ripercussioni devastanti sull’occupazione con la perdita di migliaia di posti di lavoro e sull’economia con una crisi epocale”. Palombella conclude chiedendo “al Governo e a tutte le istituzioni che ci sia un coinvolgimento diretto e continuo delle organizzazioni sindacali a tutti i livelli, affinché si trovino le migliori soluzioni per risolvere quella che si prospetta come una situazione post bellica e per evitare ingenti danno sociali, occupazionali ed economici ”.

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