Se tradisce Termoli, il Governo abbandona l’intera industria dell’auto

di Gianluca Ficco

A Termoli si sta giocando una partita decisiva, non solo per il futuro della fabbrica di motori di Stellantis con i suoi 2.500 dipendenti, ma per l’intera industria dell’auto italiana. Stellantis l’8 luglio 2021 ha difatti annunciato l’intenzione di costruire una fabbrica di batterie nella cittadina molisana, in aggiunta alle altre due che saranno costruite in Francia e in Germania. Immediatamente è partita una trattativa con il Governo italiano sulle condizioni e gli incentivi per il colossale investimento, nell’ambito delle più volte sbandierate iniziative di supporto al passaggio alla green economy. Tuttavia, a distanza di molti mesi la definitiva conferma non è ancora arrivata e si sono moltiplicate le voci di una forte concorrenza da parte della Spagna. Anche in occasione della sua recentissima visita a Termoli, l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha spiegato che il negoziato col Governo è ancora in corso e che dunque nulla è stato ancora deciso. Se si considera che a marzo sarà presentato il piano industriale da Stellantis, si ha la sensazione che il tempo stia per scadere.

I TIMORI
Al di là di qualche rassicurazione estremamente generica, il concreto comportamento del Governo genera gravi timori, giacché è sempre più palese la sua disattenzione per le vicende industriali e la sua ostilità verso il settore dell’auto in particolare. Da ultimo ha stupito la mancata conferma per gli incentivi all’acquisto delle auto elettriche, introdotti anni or sono allorquando in Italia si producevano solo auto benzina e diesel, lasciati decadere proprio oggi che sono stati lanciati o sono in procinto di essere lanciati modelli elettrici in tutte le fabbriche italiane. Tutto ciò mentre negli altri Stati europei gli incentivi vengono resi addirittura strutturali per i prossimi anni. Che sia per dolo o per colpa grave, resta che gli atteggiamenti del nostro Governo sembrano assunti in spregio al futuro dell’automotive, che pure rappresenta il primo comparto industriale italiano.
Nel bene o nel male, la situazione dovrà chiarirsi nelle prossime settimane. La sigla dell’accordo e la conseguente costruzione della gigafactory non rappresenterebbero solo la naturale occasione di riconversione della fabbrica di motori molisana, ma un anello fondamentale per l’intera catena del valore italiana. Al contrario il suo venir meno attesterebbe che le Istituzioni italiane non hanno alcuna intenzione di supportare il processo di trasformazione dell’automotive verso la elettrificazione, proprio nella fase in cui si stanno ridefinendo le allocazioni produttive nel mondo e in Europa. L’effetto sarebbe disastroso, peserebbe sul futuro non solo di Stellantis, ma di tutte le aziende della componentistica.

TRE INTERVENTI IMMEDIATI
Come Uilm stiamo moltiplicando la nostra azione di pressione verso le Istituzioni e le associazioni delle imprese, e abbiamo proposto tre interventi immediati: varare incentivi strutturali per le auto a basse emissioni e in particolare per le auto elettriche, che corrispondano ai vincoli di emissioni imposti dalla UE; istituire una cassa speciale per fronteggiare la penuria di microchip, senza costi per le imprese, con possibilità di pagamento diretto per i lavoratori e senza ricadute sui vincoli di utilizzo nel quinquennio; investire una parte congrua del PNRR per incentivare gli investimenti industriali indirizzati alla transizione energetica, sia nel caso di nuovi investimenti come appunto la gigafactory a Termoli, sia nel caso di agognate riconversioni come la Bosch di Bari. Infine, non solo per l’automotive ma per tutta l’industria, urge abbattere i differenziali fra il costo dell’energia italiano e quello europeo.
Benché come Uilm stiamo continuando a firmare accordi preziosi per il futuro delle fabbriche, a cominciare da Melfi e Mirafiori, siamo pienamente consapevoli che sul lungo periodo la sfida della transizione energetica non possiamo vincerla da soli. Se il Governo decidesse di uccidere l’industria dell’auto, un siffatto delitto politico, economico e sociale non potrebbe passare sotto silenzio. Per sventarlo è essenziale costringere la politica ad assumersi le proprie responsabilità.

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