L’editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

dalle migliaia di assemblee svolte in questi mesi e dal referendum dei lavoratori metalmeccanici sulla nostra piattaforma contrattuale arriva un messaggio forte e chiaro: servono più salario, meno orario, più sicurezza, più diritti e meno precarietà nel nuovo contratto nazionale.
In questi mesi c’è stata un’alta partecipazione, in forte aumento rispetto allo scorso rinnovo e oltre 50mila lavoratori in più hanno votato al referendum. Questo è un segnale inequivocabile che dà forza alle nostre proposte e allo stesso tempo ci carica di maggiore responsabilità.

La piattaforma è composta da undici punti che spaziano dalla parità di genere alla formazione, dalle relazioni industriali alla partecipazione, dall’inquadramento agli appalti e alla sicurezza sul lavoro. Sono tutti elementi indispensabili che vengono tenuti insieme da due punti chiave, ovvero l’aumento dei minimi salariali che devono servire a restituire dignità a 1,4 milioni di lavoratori metalmeccanici e la riduzione dell’orario di lavoro, per avvicinare i giovani alle fabbriche e per gestire le crisi legate a cambiamenti epocali come transizione ecologica e digitale e intelligenza artificiale.

Inoltre abbiamo stabilito la non assorbibilità degli incrementi salariali. Pensiamo, infatti, che i lavoratori che vengono premiati individualmente debbano mantenere il loro premio di risultato indipendentemente dall’incremento sui minimi. Nella piattaforma facciamo in modo di considerare centrare il CCNL Federmeccanica-Assistal allontanando qualsiasi forma di precarietà. Chiediamo infatti che il lavoro sia stabile e di conseguenza più sicuro.

Il nostro è un contratto che guarda al futuro perché puntiamo a rompere alcuni tabù per fare ancora una volta la storia di questo Paese. Vogliamo, oggi più che mai, mettere al centro del lavoro la persona con la sua dignità e con il suo ruolo sociale. Più salario e meno orario sono la chiave di questa nostra rivoluzione. Sono certo che anche questa volta noi metalmeccanici sapremo fare la differenza.

Sono mesi che discutiamo di tutto questo nei Consigli regionali e nelle Assemblee con i lavoratori, adesso si apre una fase nuova. Con l’invio ufficiale della piattaforma Fin Fiom Uilm alla controparte siamo in attesa di una data in cui potremo presentarla e spiegare le ragioni che ci hanno portato a costruirla su queste basi.
So bene che la trattativa non sarà affatto semplice, come sapete siamo già stati accusati da Federmeccanica di aver fatto “evidenti deviazioni” rispetto alle regole confederali, tuttavia sono certo che al tavolo del confronto avremo il tempo e il modo di spiegare le nostre richieste e, in modo particolare, quella relativa all’incremento salariale di 280 euro nel triennio al livello medio.

I lavoratori metalmeccanici rappresentano una colonna portante del nostro Paese, ma nonostante questo i salari spesso non riflettono adeguatamente il valore del loro lavoro e il contributo che apportano all’economia. I nostri lavoratori spesso svolgono mansioni fisicamente impegnative e tecnicamente complesse, eppure molti di loro lottano per far fronte alle spese quotidiane. Un salario dignitoso non solo riconosce il valore del loro lavoro, ma migliora anche la loro qualità della vita e quella delle loro famiglie, riducendo la disparità economica e sociale.

In secondo luogo, investire nei salari dei lavoratori metalmeccanici stimola la domanda interna ed è un motore per la crescita economica. Quando i lavoratori guadagnano di più, hanno maggiori risorse da spendere, il che aumenta la domanda di beni e servizi. Questo a sua volta stimola la produzione e l’occupazione in altri settori dell’economia, creando un effetto a catena positivo che beneficia l’intera società.

Inoltre, un salario più elevato per i lavoratori metalmeccanici può portare a una maggiore produttività e soddisfazione sul posto di lavoro. Quando i dipendenti sono adeguatamente compensati per il loro lavoro, sono più motivati ​​e impegnati nel loro ruolo. Ciò può tradursi in una maggiore efficienza operativa, una migliore qualità del lavoro e una riduzione dell’assenteismo, contribuendo così alla crescita e al successo dell’azienda.

E al benessere della persona si lega anche il secondo elemento chiave della nostra piattaforma: la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali. La riduzione dell’orario di lavoro può portare una serie di benefici sia per le aziende che per i lavoratori, contribuendo a migliorare la qualità della vita e la produttività complessiva. Non solo, può essere utilizzato come strumento per la gestione delle crisi o per affrontare passaggi epocali come quelli della transizione ecologica e digitale.

Stiamo vedendo, infatti, i primi effetti negativi su automotive, siderurgia, elettrodomestico. Il 12 aprile scorso a Torino in 12mila sono scesi in strada e l’adesione allo sciopero dell’automotive è stata altissima, non solo negli stabilimenti di Stellantis. Abbiamo deciso di protestare per tutte le promesse mancate Tavares, per l’eccessivo utilizzo della cassa integrazione, per l’assenza di modelli che diano un futuro al nostro Paese per quanto riguarda il settore. Il 18 aprile hanno scioperato anche le ditte dell’appalto di Cassino, sulla scia di quelle di Melfi, per condannare l’atteggiamento di questo Gruppo industriale. E’ urgente incontrare l’ad di Stellantis perché vogliamo risposte concrete alle nostre richieste. Da un Gruppo che ha ottenuto quest’anno record di utili per oltre 18,6 miliardi, in aumento dell’11% rispetto al 2023, ci aspettiamo una maggiore considerazione del valore di tutti i lavoratori, a partire da quelli dell’indotto che sono i più esposti.

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