Stellantis: garantire occupazione e nessun arretramento sulle condizioni di lavoro

Il 15 aprile scorso sono state di fatto gettate le basi per un confronto franco fra il sindacato e il nuovo management di Stellantis, che proseguirà nei prossimi incontri già a partire dalla fine di maggio. “Speriamo di poter realizzare relazioni costruttive come quelle che a suo tempo contribuirono a salvare la Fiat”, ha dichiarato Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore al termine dell’incontro tenutosi a Torino fra le organizzazioni sindacali e i vertici europei dell’azienda. Ma il dialogo si realizza sempre in due e i prossimi mesi saranno decisivi.

PRESERVARE LE CONDIZIONI DI LAVORO
Ficco ha spiegato che “siamo partiti da ciò che sta accadendo nella fabbrica di Melfi, anche se in buona parte si tratta di questioni che possono riguardare tutti gli stabilimenti italiani, giacché il nuovo management di Stellantis ha affermato in modo esplicito che esistono differenziali di costo da recuperare fra le fabbriche ex FCA e quelle ex PSA”. A tal proposito la Uilm ha ribadito che si opporrà a ridimensionamenti strutturali della capacità produttiva, nonché a processi di riorganizzazione che dovessero provocare licenziamenti o contraccolpi socialmente inaccettabili sul territorio. “Crediamo che le azioni di recupero dei costi debbano essere oggetto di confronto in sede aziendale – ha aggiunto Ficco – e che debbano essere perseguite con la riduzione degli sprechi e della complessità di prodotto e di processo, non certo arretrando sul piano delle condizioni di lavoro, ad iniziare dall’aspetto fondamentale della salute e della sicurezza”.

I NODI ANCORA AL PETTINE
La Direzione aziendale si è detta pronta a confrontarsi in fabbrica sulle azioni di recupero dei costi e ha dichiarato che non pensa a riduzioni strutturali della capacità produttiva nel Paese in generale o a Melfi in particolare, ma non ha ancora fugato tutti i dubbi su questioni di fondamentale importanza, quali le ipotesi di smantellamento di una linea nello stabilimento lucano o di azioni con pesanti ricadute occupazionali nell’indotto.
Per quanto riguarda la sorte delle società di servizio e degli enti di staff, il futuro delle fabbriche di motori e i tempi dei lanci dei nuovi modelli “ci è stato risposto – ha spiegato Ficco – che il piano industriale presentatoci due anni fa viene integralmente confermato e che il piano industriale futuro prenderà progressivamente forma nel confronto fra le Parti. È un affermazione di principio che apprezziamo e che attendiamo di verificare nella concretezza delle relazioni sindacali innanzitutto nei luoghi di lavoro”.

IL FUTURO DEGLI STABILIMENTI ITALIANI
Di tutti questi temi si è quindi discusso nel corso del coordinamento nazionale Uilm riunitosi il 20 aprile in modalità online, nel corso del quale è intervenuto il Segretario generale, Rocco Palombella: “Continueremo a confrontarci con l’azienda avendo come obiettivi irrinunciabili la salvaguardia dell’occupazione, i diritti dei lavoratori e il futuro degli stabilimenti in Italia. Il governo italiano deve avviare una discussione con le parti sociali sul settore dell’auto e sugli altri settori industriali strategici per il nostro Paese, perché da qui, anche grazie a un buon utilizzo del Recovery Fund, passa la ripresa e il futuro dell’Italia”.

PROSSIMI PASSI
Con la direzione di Stellantis è previsto un nuovo incontro a fine maggio e poi a giugno, per ricevere risposte definitive su Melfi e più in generale per proseguire il confronto sulle scelte da intraprendere in tutti gli stabilimenti. Sullo sfondo resta in ogni caso l’esigenza di avere il prima possibile il nuovo piano industriale. “Dinanzi alle profonde trasformazioni del comparto automotive, indotte non solo dalla fusione fra Fca e Psa ma anche da elettrificazione e guida autonoma, il governo dovrebbe finalmente convocare il tavolo di settore. Per salvaguardare la nostra industria, a incominciare dalla lunga filiera della componentistica, occorrono cospicui investimenti, nonché strumenti finalizzati a fronteggiare i contraccolpi occupazionali e l’esigenza di ricambio generazionale”, ha concluso Ficco.  

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