Acciaierie Italia: ora nuova fase con transizione, risanamento ambientale e massima occupazione

Il 14 aprile, dopo cinque mesi dall’intesa tra Invitalia e ArcelorMittal dello scorso 10 dicembre, e a due dalla scadenza dei termini, è avvenuto il perfezionamento dell’accordo e la creazione di una società pubblico-privata denominata Acciaierie d’Italia Holding.

LE DUE FASI DELL’ACCORDO
L’ingresso dello Stato prevede in questa fase un investimento immediato di 400 milioni nel capitale sociale, ottenendo così una partecipazione del 38% e diritti di voto pari al 50%.
La seconda fase prevede un ulteriore investimento da parte di Invitalia di 680 milioni di euro entro maggio 2022, salendo al 60% del capitale, e di 70 milioni da parte di ArcelorMittal, mantenendo una partecipazione del 40% e il controllo congiunto sulla società.
Nel comunicato diramato da ArcelorMittal si fa riferimento al fatto che la neo società opererà in modo autonomo e avrà propri piani di finanziamento indipendenti dalla casa madre ArcelorMittal. In questo modo ci sarà il deconsolidamento delle attività e passività di Acciaierie d’Italia dal bilancio della multinazionale franco-indiana.

CONDIZIONI SOSPENSIVE
Per la conclusione dell’acquisto dell’ex Ilva sono presenti, come lo erano nel precedente accordo di compravendita con ArcelorMittal del 2018, delle condizioni sospensive che, se non si concretizzassero, svincolerebbero Acciaierie d’Italia dal perfezionamento dell’intesa e sarebbero restituiti i capitali investiti. Queste clausole sono: la modifica del piano ambientale in vigore per tenere conto delle modifiche del nuovo piano industriale; la revoca di tutti i sequestri penali riguardanti lo stabilimento di Taranto; l’assenza di misure restrittive, nell’ambito dei procedimenti penali in cui Ilva è imputata nei confronti di Acciaierie d’Italia Holding o di sue società controllate. Oltre a queste condizioni, c’è una data che incombe sul destino dell’ex Ilva: 13 maggio. È il giorno in cui il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla sentenza del Tar di Lecce che aveva ordinato lo scorso 13 febbraio lo spegnimento dell’area a caldo del sito di Taranto entro 60 giorni. Il 12 marzo il Consiglio di Stato aveva sospeso la decisione del Tar in attesa del giudizio di merito previsto per il prossimo 13 maggio.

NUOVA FASE
Dopo l’ufficializzazione dell’ingresso di Invitalia nella nuova società pubblico-privata con ArcelorMittal, Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, è stato netto, dichiarando che “si chiude una fase di disastri, con licenziamenti, repressioni e un controllo autoritario degli stabilimenti”. Il leader della Uilm auspica che “ora si possa ristabilire un normale rapporto sia con i lavoratori, con le organizzazioni sindacali e con i cittadini”.
In questa lunga vertenza, partita dal sequestro degli impianti nel luglio 2012, secondo Palombella “si può recuperare il tempo perso solo con azioni concrete: evitare migliaia di lavoratori in cig, avviare un solido percorso di transizione ecologica e di produzione ecosostenibile attraverso l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund e un piano industriale che preveda zero esuberi, la massima occupazione e l’accelerazione del piano di risanamento ambientale”. Anche il cambiamento del nome, per il Segretario generale delle tute blu della Uil, può portare un messaggio positivo perché “ormai in Italia ArcelorMittal non ha una reputazione memorabile, anzi da cancellare”. Palombella, conclude, torna a chiedere un intervento diretto del Governo perché “c’è bisogno di una solida e duratura prospettiva industriale che risponda anche alle necessità economiche dei territori e di tutto il Paese”.

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