Leonardo e la BU Automazione: un no convinto all’ipotesi di cessione 

di Bruno Cantonetti e Walter Ferrando

Da qualche settimana ha ripreso vigore il progetto di alienazione della BU Automazione della Leonardo e dopo l’anticipazione data dall’AD sono iniziate le azioni di protesta dei lavoratori e di sensibilizzazione nei confronti delle istituzioni e degli esponenti politici del territorio. In questa breve disamina abbiamo intenzione di ripercorrere la storia di questa realtà, ma soprattutto evidenziare le ragioni industriali che, secondo il nostro punto di vista, dovrebbero suggerire un ripensamento di questa scelta.

L’AUTOMAZIONE DALLE ORIGINI A OGGI
L’Automazione nasce a Genova sul finire degli anni ’60, proprio negli stabilimenti della Elettronica San Giorgio, sviluppando sistemi fortemente innovativi di lettura ottica applicati successivamente alle macchine postali per lo smistamento delle lettere (ricorderete tutti il celebre “Postel”), e in seguito anche per lo smistamento dei pacchi.
Negli anni ’90 la Elsag acquisì la Bailey diventando il secondo player mondiale nell’automazione dei processi con oltre 12.000 dipendenti, quotata a Wall Street e con stabilimenti in tutto il mondo (Francia, Germania…), ma nel ’98 l’allora Finmeccanica fece cassa decidendo di cedere ad ABB potendo incassare circa 1.300 miliardi delle vecchie lire. Nonostante questa operazione di estirpazione societaria decisa per risanare i conti di Finmeccanica, a Genova, in Elsag rimase un nucleo, quasi un manipolo, di lavoratori che nei primi anni 2000, sfruttando competenza, determinazione e intuizione, è stato in grado di far rinascere l’Automazione sviluppando nuovi sistemi per lo smistamento sia dei bagagli aeroportuali, che dei pacchi per i corrieri e per tutto il mondo dell’e-commerce. Oggi i sistemi dell’Automazione di Leonardo sono riconosciuti a livello mondiale tra i più affidabili e performanti, ed hanno consentito ai circa 400 lavoratori di costruire il successo del prodotto e un fatturato superiore ai 150 milioni di euro. È storia pre-Covid l’aggiudicazione di prestigiose commesse nei più importanti aeroporti del mondo come Francoforte, Ginevra, Zurigo, Atene, Parigi, Fiumicino, Hong Kong, solo per fare alcuni esempi, mentre nel mondo dell’e-commerce ha installato numerosi impianti per Amazon e DHL. Ma a detta dell’AD di Leonardo, Alessandro Profumo, non rientra nei futuri piani strategici del gruppo.

UN BUSINESS SU CUI PUNTARE
Con questi presupposti proviamo a fare un breve ragionamento. Il mercato dei sistemi per lo smistamento bagagli oggi è fermo a causa della pandemia, ma nei prossimi anni, a partire presumibilmente dal 2023, ripartirà con numerose commesse ad alta marginalità.
Le vendite globali dell’e-commerce nel 2019 in tutto il mondo sono state circa 3,5 milioni di trilioni di dollari e gli ultimi eventi pandemici hanno fatto crescere in maniera esponenziale tali numeri, che sono previsti in forte crescita anche nei prossimi anni.
Se il futuro va in questa direzione, perché Leonardo  vuole privarsi di un business che ha potenzialità di crescita così importanti? L’Automazione oggi ha acquisito molte commesse, in gran parte commissionate da Amazon, che garantiscono lavoro per diversi anni. Va anche ricordato che il ricco “Recovery Fund” destinerà molte risorse per la logistica, proprio il settore in cui opera questa BU di Leonardo.
Cedere a player stranieri, così pare, una tecnologia avanzata con una significativa componente di manifatturiero, senza dimenticare l’importanza dell’indotto, crediamo sia un errore per il futuro occupazione del nostro Paese.
Tutto ciò avviene proprio in un contesto storico del nostro Paese che ci  vede focalizzati a preservare il patrimonio industriale evitandone la dispersione ed evitando l’impoverimento produttivo di qualità che connota molte delle lavorazioni proprie di questo e degli altri settori in cui Leonardo opera. A meno che il disegno non sia un altro, e cioè ridisegnare una nuova Leonardo dismettendo il settore civile. Ma questo crediamo che il nostro Paese non se lo possa permettere.

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