AST: entro l’anno si deciderà il futuro di Terni

di Guglielmo Gambardella

Thyssenkrupp ha avviato la fase di accesso alla data room ai potenziali acquirenti per la cessione di AST Terni, determinando, di fatto, il definitivo processo di vendita del sito ternano. Questo è stato il tema al centro della discussione tenuta nel corso della riunione svoltasi nello stabilimento di Acciai Speciali Terni con la segreteria Uilm Terni e l’Esecutivo delle RSU di AST lo scorso 19 aprile.

UNA NUOVA FASE DI INCERTEZZA
Un percorso che apre, nuovamente nella storia del sito siderurgico ternano, una fase di incertezza rispetto alla futura proprietà dello stabilimento. Chi potrà aggiudicarsi l’unico centro italiano di produzione di acciaio inox è la domanda che si pongono non solo i dipendenti dell’acciaieria, ma l’intera città di Terni e tutto il mondo siderurgico italiano e non solo. Dalle indiscrezioni emerse, all’interesse già manifestato da qualche gruppo siderurgico italiano, a partire da Marcegaglia, si aggiungerà quello di soggetti industriali esteri.

L’AUSPICIO DELLA UILM
Come abbiamo riportato nella nota sindacale emessa a margine della suddetta riunione, la Uilm ha ribadito l’auspicio di una valutazione delle offerte da parte dell’advisor JP Morgan, la banca d’affari nominata da Thyssenkrupp per la gestione della procedura di cessione, che prediliga non solo le offerte economiche ma “quelle che assicurino l’unicità dell’azienda, la crescita dei volumi, dell’occupazione e del volume di investimenti necessari per lo sviluppo di AST Terni, in sostanza, un piano industriale “serio e credibile” garantito da una solidità economica e finanziaria di un soggetto industriale saldamente posizionato nel mercato nazionale ed internazionale dell’acciaio”.
Le considerazioni conclusive della Uilm sono quelle di poter verificare la realizzazione di una soluzione che consenta, finalmente, di poter “assicurare un controllo nazionale della realtà ternana che eviti, in futuro, l’impatto di processi decisionali che seguano esclusivamente logiche di interessi di gruppo distanti dalle necessità del nostro sistema industriale”.

ESEMPI FALLIMENTARI
Sono ormai innumerevoli le esperienze “fallimentari” delle multinazionali che nel nostro Paese hanno acquisito o (mal)gestito e poi distrutto o dismesso importanti realtà industriali a seguito di riorganizzazioni di gruppo penalizzando la manifattura italiana a salvaguardia di quella di altre entità nazionali: l’Italia non dovrà sacrificare nessun altro pezzo della propria industria (ArcelorMittal-ex Ilva docet).

I SACRIFICI E L’INTERVENTO DEL GOVERNO
Per quanto riguarda l’azienda in questione, Acciai Speciali Terni ha già pagato un prezzo troppo alto, negli ultimi dieci anni, in termini di produzioni e occupazione. Del resto la stessa Thyssenkrupp lo scorso ottobre 2020 ha fatto confluire Acciai Speciali Terni, insieme ad altri undici asset, nella divisione “Multi-Tracks” destinandola alla sua dismissione finalizzata al parziale risanamento finanziario del gruppo tedesco.
In conclusione, auspichiamo che il Governo non solo segua con estrema attenzione la vicenda, ma che svolga un’azione di “moral suasion” nei confronti delle istituzioni tedesche affinché si intervenga “anticipatamente” rispetto alla decisione finale di Thyssenkrupp sull’assegnazione di AST, per ottenere le adeguate garanzie su una vendita finalizzata ad una valorizzazione del sito ternano.

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