Industria: pesa la seconda ondata, ripresa più complicata

La seconda ondata ha frenato la risalita occupazionale e produttiva che si era registrata a partire dai mesi estivi. Questo è il quadro che esce fuori leggendo gli ultimi dati da Istat, Banca d’Italia e Associazioni datoriali di categoria.

OCCUPAZIONE
Secondo i dati Istat nell’ultimo anno si sono persi 473mila posti di lavoro. E’ la differenza tra l’occupazione di ottobre 2020 e lo stesso mese del 2019. La diminuzione coinvolge soprattutto lavoratori con contratto a termine, autonomi, giovani e donne in particolare. Se si fa riferimento a febbraio 2020, l’occupazione è diminuita di 420mila unità. Un dato drammatica che rappresenta l’effetto della pandemia sul mondo del lavoro in Italia.
Negli ultimi mesi però l’occupazione è risalita, in particolare da luglio e nel trimestre agosto-ottobre, con un aumento di 115mila posti di lavoro rispetto al trimestre precedente. A ottobre 2020, le ore pro capite effettivamente lavorate sono pari a 35, inferiore di 0,8 ore a quello registrato nello stesso mese del 2019.  La differenza scende a 0,6 ore tra i dipendenti. Nell’arco dei dodici mesi, aumentano di 43mila unità le persone in cerca di lavoro e gli inattivi tra i 15 e i 64 anni di 257mila.
Per quanto riguarda la cassa integrazione, da aprile ad oggi si è ricorsi alla cig con causale Covid-19 per oltre 6,6 milioni di lavoratori per un totale di 3,4 miliardi di ore. Una quantità enorme considerando che nell’intero 2019 i lavoratori che avevano usufruito di cig erano stati 577mila.
In definitiva rimane un quadro generale di forte preoccupazione anche se leggermente migliore rispetto alle stime dei mesi scorsi. Secondo i dati pubblicati dalla Banca d’Italia lo scorso 11 dicembre, si riduce il calo del Pil nel 2020 a -9% dalla precedente stima di -9,5% di luglio. Allo stesso tempo si sposta di alcuni mesi la ripresa nel 2021 dove il pil salirà solo del 3,5% contro la precedente previsione del 4,8%. Nel 2022, secondo via Nazionale, l’economia salirà del 3,8% e del 2,3% nel 2023. Tutto questo a causa “dell’effetto trascinamento della flessione del prodotto nella parte finale del 2020, la crescita è più rapida dal secondo trimestre in poi e significativamente più forte nel 2022”.

INDUSTRIA
La seconda ondata della pandemia ha arrestato la ripresa produttiva che si era registrata nel terzi trimestre con un aumento del 16,1%, riportando l’attività industriale a -4,5% rispetto al periodo pre Covid.
Secondo i dati pubblicati da Confindustria l’impatto sull’economia italiana dovrebbe essere contenuto rispetto al crollo nel primo o secondo trimestre, quando fu pari a -17,8%, poiché molti settori produttivi restano aperti. Una risalita stoppata e una domanda interna fragile dopo il rimbalzo nei mesi estivi.
Secondo i dati Istat a ottobre si osserva un lieve recupero della produzione industriale, dopo il calo registrato nel mese di settembre. A ottobre 2020 la produzione industriale è aumentata dell’1,3% rispetto al mese precedente. Un segno positivo anche nel trimestre agosto-ottobre, +11,7% rispetto al trimestre precedente.
Rispetto a febbraio 2020, prima della pandemia, il livello dell’indice è inferiore del 2,2%, con una significativa attenuazione della riduzione rispetto a settembre (era -4,9%).
Le attività manifatturiere nel mese di ottobre hanno fatto registrare un aumento della produzione industriale pari all’1,4% rispetto al mese precedente, continuando la striscia positiva iniziata nel terzo trimestre. Da agosto a ottobre 2020 si è registrato un aumentato del 12.4% rispetto al trimestre precedente, riducendo il gap rispetto al periodo pre-Covid, con la differenza tra ottobre 2020 e ottobre 2019 pari a -2,2%. Rimane un quadro molto complicato, con la perdita del 13,8% della produzione nei primi dieci mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Nei settori metalmeccanici, la metallurgia ha registrato una grande crescita con +9,7% nel periodo agosto-ottobre 2020 rispetto al trimestre recedente, continuando ad ottobre con +1,7% rispetto a settembre. Anche in questo comparto rimane una netta differenza tra i primi dieci mesi di quest’anno e quelli del 2019, con una perdita del 16%.

AUTOMOTIVE
Il settore auto torna in segno negativo dopo la fine dell’effetto positivo degli incentivi entrati in vigore dal 1 agosto scorso. Grazie a questa misura varata dall’Esecutivo il mercato dell’auto aveva registrato una ripresa, dopo i mesi terribili di aprile e maggio, quando le immatricolazione furono vicine allo zero.
Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero dei Trasporti, a novembre 2020 ci sono state poco più di 138mila nuove immatricolazioni, l’8,3% in meno rispetto alle 151mila di novembre 2019. Vedendo il quadro 2020, negli undici mesi sono state consegnate 515 mila autovetture in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, segnando un -29%.
A novembre, in controtendenza rispetto al mercato, Fca ha registrato un segno positivo, +1,63% rispetto allo stesso mese del 2019. Rimane un forte gap tra gennaio-novembre 2019 e lo stesso periodo del 2020, con la perdita di oltre 120 mila autovetture.

SIDERURGIA
Nel periodo gennaio-ottobre 2020 il settore siderurgico italiano ha registrato un forte calo della produzione rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta di una forte riduzione, pari al 15,8%, passando da 19,8 milioni di tonnellate a 16,7 milioni di tonnellate, con una differenza di 3,1 milioni di ton. In Italia nel mese di ottobre c’è stato un calo del 4,6% rispetto a ottobre 2019, con una perdita di oltre 100mila tonnellate.
A ottobre 2020 in Germania si è registrato un calo del 4,6% rispetto allo stesso mese del 2019, con una perdita produttiva di circa 100mila di tonnellate. Da gennaio a ottobre del 2020 la Germania ha avuto un calo del 13,9%, pari a 4,7 milioni di tonnellate in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.
Da gennaio a ottobre 2020 nell’Unione europea si è registrato un calo complessivamente della produzione siderurgica del 16,7%, con una perdita di oltre 22 milioni di tonnellate, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Nel Mondo nel 2020 c’è stato un calo del 2%, e a ottobre una risalita del 7% rispetto allo stesso mese del 2019. La Cina è tra i pochi Paesi ad aver aumentato la produzione nel periodo della pandemia, con una crescita del 12,7% a ottobre 2020 rispetto a ottobre 2019 e +5,5% nei primi dieci mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, pari a 45 milioni di tonnellate in più.
In questi giorni c’è stato il via libera definito al Recovery Fund e al programma europeo Next Generation, grazie ai quali l’Italia avrà 209 miliardi di euro, tra prestiti e fondo perduto. Al momento si è ancora nella fase della progettazione da parte dei ministeri, che non ha visto la partecipazione delle parti sociali. La siderurgia deve essere posta al centro dell’agenda di governo perché può rappresentare il volàno per la ripresa italiana.

SETTORE AEROSPAZIO
L’aerospazio in Italia occupa circa 160mila lavoratori tra diretti e indiretti, con un fatturato complessivo di 13,5 miliardi, un valore aggiunto di 12 miliardi, un indotto di oltre 4mila aziende, il 90% delle quali con meno di 50 dipendenti.
Inoltre l’Italia è uno dei sette Paesi dotati di un’agenzia spaziale nazionale, quinta nel mondo e seconda in Europa per investimenti spaziali in rapporto al Pil. Nel piano strategico nazionale approntato dal Governo, si stanziano 4,7 miliardi di euro per i prossimi anni per un settore, quello della space economy, che riguarda in Italia 6mila addetti, 200 imprese e un giro d’affari di 2 miliardi.
Il comparto che ha risentito maggiormente della pandemia è stato quello delle aerostrutture civili, con il blocco del trasporto aereo e gli effetti che dureranno, secondo le stime, per i prossimi tre anni. A causa di questa profonda crisi, in Italia ci sono alcuni stabilimenti che stanno vivendo una situazione di estrema difficoltà, come quelli di Leonardo Grottaglie, Pomigliano e Foggia, con importanti scarichi di lavoro da gestire con l’obiettivo primario di salvaguardare l’occupazione.

ELETTRODOMESTICI
È un comparto industriale molto importante per il nostro Paese, in cui lavorano circa 130mila persone, tra diretti e indiretti. Un settore che sta subendo meno l’impatto della pandemia rispetto ad altri settore come l’automotive, aerospazio e siderurgia, dovuto al cambiamento delle abitudini di vita quotidiana e consumi, con la limitazione degli spostamenti, l’estensione dello smart working, la riduzione dell’orario di bar e ristoranti. Tutto questo ha fatto aumentare la vendita degli elettrodomestici domestici a discapito dei cosiddetti professional utilizzati nei bar e ristoranti.
In questo settore industriale la vertenza simbolo è quella dello stabilimento di Napoli di Whirlpool, chiuso lo scorso 31 ottobre. Il 21 dicembre è previsto un nuovo incontro per il futuro dei lavoratori partenopei, presenziato dalla sottosegretaria al Mise Todde e l’azienda. In quell’occasione si attendono serie soluzioni occupazionali e solide prospettive industriali.
Il 2021 sarà l’anno cruciale per la ripresa del nostro Paese che deve passare in modo imprescindibile attraverso la salvaguardia dell’occupazione e il rilancio economico.

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