Salute e sicurezza, dal neutro inclusivo maschile all’ottica di genere

di Ilaria Landi

”Così la salute delle donne non nuocerà più al suo lavoro quando la donna che lavora avrà nella società il posto che le spetta; anzi il lavoro sarà di valido aiuto al suo equilibrio fisico perché le impedirà di preoccuparsene incessantemente”. (Simone De Beauvoir, Il secondo sesso –  1949)

Mercoledì 28 giugno si è tenuto presso la sede UIL Toscana un Convegno sulla sicurezza di genere sul lavoro, promosso dalla Segreteria Regionale, dalla responsabile per le P.O. Laura Menconi con la Coordinatrice Barbara Bussotti, a cui hanno partecipato ai lavori l’Assessora alle politiche di genere della Regione Toscana Alessandra Nardini, la sociologa e docente universitaria Professoressa Rita Bianchericon le conclusioni affidate alla Segretaria confederale UIL Nazionale Ivana Veronese. Un dibattito carico di spunti e riflessioni, aperto dalla relazione introduttiva del Segretario UIL Toscana Paolo Fantappiè che ha sottolineato come solo nel 2022 ci siano stati 57 decessi in Toscana, dove la provincia di Grosseto detiene una triste classifica collocandosi tredicesima per il numero di decessi in Italia in rapporto agli occupati. Anche nel 2023, sebbene si sia verificata una diminuzione dei decessi, continuano ad aumentare le denunce di infortuni e di malattie professionali (+14%).

L’ECCESSIVO CARICO DI LAVORO
Rispetto all’esposizione del rischio delle donne nell’ambiente di lavoro, il minimo comun denominatore dei vari interventi è stato l’eccessivo carico di lavoro che va a sommare quelli di cura alla famiglia o dei soggetti in stato di disabilità, a quelle del posto di lavoro che insieme  possono comportare  stanchezza e disattenzione che si possono pagare anche con la vita. Secondo il dato Istat le donne dedicano complessivamente 6,20 minuti di lavoro comprensivo dell’accudimento familiare, contro le 5,11 minuti degli uomini e chiaramente la lettura non può limitarsi ad un’analisi matematica ma anche di egemonia culturale ancora forte su certi aspetti.
Altri fattori di rischio che purtroppo hanno visto un incremento importante negli ultimi anni, sono state le molestie le aggressioni sul posto di lavoro, che hanno riguardato principalmente il settore pubblico e il comparto sanitario, soprattutto durante il periodo Covid. E’ stata ricordata la Dottoressa Barbara Capovani, la psichiatra che pochi mesi fa è stata barbaramente uccisa a Pisa, aggredita all’uscita dal lavoro da un suo ex paziente. Una tragedia annunciata che poteva essere evitata.

IL SUPERAMENTO DELL’APPROCCIO NEUTRO: PROFESSORESSA RITA BIANCHERI
“Sembrerebbe quindi che, una volta che la donna ha conquistato tutti i requisiti necessari ad esercitare certe professioni, certe arti e mestieri non vi avrebbe ad essere alcuna sufficiente ragione di negargliene poi direttamente o indirettamente l’esercizio, oppure di ammettervela solo in condizioni molto inferiore a quelle dell’uomo”. (Anna Kuliscioff, Il monopolio dell’uomo)

Un contributo importante è stato portato dalla Professoressa di sociologia Rita Biancheri, coordinatrice di un gruppo di ricerca multidisciplinare su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro la quale ha riportato un progetto curato dall’Università di Pisa sull’applicazione della L. 81/2008 in ottica di genere, attraverso uno strumento multidisciplinare,  operativo e di facile monitoraggio sia per le aziende pubbliche che private denominato ‘VARIDIGE’ e accessibile on line attraverso il sito http://varidige.med.unipi.it . Questo strumento mira ad evidenziare eventuali criticità legate sia all’interazione tra lavoro e differenze biologiche (denominate “differenze di sesso”) che all’interazione tra lavoro ed il differente ruolo atteso nella società per uomini e donne, in virtù del contesto socioculturale in cui sono inseriti (“differenze di genere”). La Professoressa infatti ha evidenziato come uno dei principali problemi culturali all’applicazione di questo Decreto, sia dovuto al fatto che spesso si è confuso il termine ‘sesso‘ come sinonimo di genere, mentre invece attraverso lo studio di questo progetto, è stato interpretato come categoria e prospettiva analitica per favorire il lavoro delle donne.
Nella legge precedente del ’94 il ‘neutro inclusivo’ declinava tutti i vari aspetti alla figura  del  lavoratore  vedendo nel maschio l’unico ‘procacciatore di reddito’ ed escludendo di fatto le donne, relegate ancora nella ristretta cultura predominante ad un ruolo riproduttivo e domestico. Con la Legge 81/2008 il superamento dell’approccio neutro ha visto alcuni punti cardine nell’ottica di genere come la tutela delle lavoratrici madri che allattano, delle donne in stato di gravidanza e le differenze legate alla specificità riproduttiva; individuazione delle adeguate misure di prevenzione e protezione per garantire nel tempo il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza; responsabilizzazione dei datori di lavoro sulle misure di tutela e valutazione dei rischi. Quindi un approccio di genere in materia di salute e sicurezza e la valutazione del rischio su cui ancora molto c’è da lavorare, che però si legano al carattere sociale, culturale ed economico che caratterizza la posizione debole della donna nel mercato del lavoro. Come sottolineato dal progetto dell’Università, l’esigenza di questo nuovo punto di vista, da includere in tutte le specialità mediche, nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze associate al genere, con il fine ultimo di garantire ogni persona, sia uomo sia donna, la migliore cura, rafforzando ulteriormente il concetto di ‘centralità del paziente’ e di ‘personalizzazione delle terapie’, infatti in questo approccio  multidisciplinare un ruolo centrale lo ha la medicina di genere e la prospettiva olistica della salute.

Per numero della competenze, capacità, le donne hanno il diritto e il merito per ricoprire, in qualsiasi settore della società e a qualsiasi livello ,i medesimi ruoli oggi prevalentemente occupati da uomini . Vanno quindi abbattute le barriere culturali, di accesso al mondo del lavoro, alla formazione, alla carriera , alla salute responsabili del divario di genere che permea ancora la società civile a livello economico , sociale , istituzionale e produttivo (Avis position paper 2023 obiettivo 5).

IL MIO INTERVENTO COME COORDINAMENTO UILM
Una delle considerazioni che mi trovo a fare spesso e che ho riportato nel mio intervento al Convegno è che tra i maggiori elementi di rischio sul lavoro, sia per uomini ma in particolare anche per le donne provenendo da un’area di crisi complessa come Piombino-Livorno, è appunto “il lavoro che non c’è “. Perché purtroppo questo spesso determina accettare qualunque condizione lavorativa, senza denunciare né tantomeno porre in atto una prevenzione contro il rischio infortuni, meno che mai con un focus sul genere. Dal Convegno di oggi è emerso chiaramente che ci sono differenze sostanziali nei vari rischi e fattori ergonomici e psicosociali, a cui le donne che lavorano sono maggiormente esposte, basti pensare appunto alle gestione della casa oltre a quella lavorativa, dove i fattori di rischio stanchezza e disattenzione  investono tutti i settori: un report dell’INAIL 2021 riporta un dato emblematico nella sua gravità, dove il numero delle donne decedute negli incidenti in itinere è stato il doppio rispetto agli uomini. Sempre nel report di evidenzia che la gestione assicurativa industria e servizi ha registrato un +30% di infortuni, interessando quindi anche il comparto meccanico e manifatturiero dove la prevalenza dei disturbi e delle patologie rilevate riguardano l’apparato muscolo scheletrico, il tessuto connettivo e quello del sistema nervoso. Queste patologie rappresentano il 92% delle denunce di infortunio femminile (il 78% maschile). Per portare una corretta analisi su questo, sarà importante anche l’analisi del Documento ancora in discussione tra Federmeccanica e Commissione Salute e Sicurezza, dove proprio la Uilm Nazionale attraverso il suo Responsabile, ha chiesto di porre particolare attenzione sulle differenze di genere.
Ho molto apprezzato la relazione della professoressa Biancheri che ha riportato gli aspetti psicosociali degli ultimi anni e i cambiamenti legislativi che sono intervenuti per porre l’attenzione sulle diversità di genere come il Dlgs 81/08. Condivido che si parli di multidisciplinarità su questa materia, perché è importante la cultura generale con l’osservatorio dei dati, il coinvolgimento e la sensibilizzazione della medicina di genere ma è determinante che tutto questo abbia una traduzione concreta sui Contratti Nazionali e sui Decreti Attuativi. Il nostro ruolo sindacale, attraverso anche gli RLS, deve essere determinante come anello di congiunzione per tradurre sui posti di lavoro quello che rischia di rimanere spesso solo su carta. Anche la dimensione di rappresentanza territoriale è importante perché nelle aziende in cui siamo presenti talvolta riusciamo a siglare accordi di conciliazione vita-lavoro per le lavoratrici madri e non solo, concordare turni o pause diversificate sulle linee di produzione che possano meglio distribuire il carico produttivo, monitorare periodicamente l’incidenza delle malattie professionali di genere su specifici impianti e proporre le modifiche necessarie attraverso appunto i nostri Rls e Rspp aziendali e, solo nei casi più estremi, segnalare eventuali abusi – omissioni agli Organismi di vigilanza preposti. Quindi per portare avanti il confronto non semplice sulla valutazione del rischio di genere, l’interlocuzione sindacale è fondamentale. Bene che sia riaperto il confronto con il Governo come rilevato dalle Segreterie Confederali pochi giorni fa, ma è importante che diventi concreto e concludente sui vari aspetti richiesti unitariamente che riguardano la Sicurezza e che venga accolta la richiesta unitaria di recepire nel Dlgs 81/08 anche la Convenzione ILO 190 sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro, perché questo rafforzerebbe il quadro normativo in cui ci troveremo a operare.
Non possiamo prescindere dal contesto sociale in cui da anni ormai viviamo, e dove parlare di “parità di genere” ai tavoli, spesso viene percepito come una forzatura talvolta avallata dalle disposizioni in materia, basti pensare cosa è successo con la certificazione di genere sugli appalti che rischia di essere vanificata e dove la “premialità” delle imprese che assumono Donne o soggetti fragili è del tutto marginale.
Questa però per la strada che dobbiamo percorrere e la UIL ha un protagonismo importante sia sul tema Salute e Sicurezza con la campagna ZeroMortiSulLavoro che sulle politiche volte a porre l’attenzione sulla Parità di Genere, dove i nostri Coordinamenti di categoria devono fare la differenza portando la voce di chi vive e deve conciliare la propria vita familiare con la fabbrica.

IVANA VERONESE: C’E’ ANCORA MOLTO DA FARE
Una bella discussione nel Convegno sulla Salute e Sicurezza in ottica di genere, su questo ancora si fa poco e come UIL riteniamo che ci debba essere lo spazio di discussione sia nella contrattazione collettiva ma anche con il Governo. Infatti è ripreso alcuni giorni fa il confronto interrotto a gennaio, nel quale abbiamo ricordato le richieste della piattaforma unitaria su salute e sicurezza sul lavoro e le richieste su alternanza scuola lavoro avanzate in un documento presentato con la UIL Scuola, oltre alla a necessità di concludere il percorso del Dlg. 81/08 con i decreti attuativi che mancano per vari settori. Se si osservano i dati INAIL non ci sono le molestie sessuali, perché non sono registrate come infortunio. L’ Istituto evidenzia altri dati di genere: la questione dell’itinere, l’analisi delle malattie professionali con incidenza particolare sulle donne di patologie muscolo scheletriche, etc., ma è il minimo sindacale perché potremmo fare molto di più. Così come è stato fatto per lo “stress da lavoro correlato” che è stato inserito nel Decreto 81, alla Ministra del Lavoro è stato chiesto di fare la stessa cosa per la Convenzione ILO 190, perché a fronte di questo la normativa per le aziende diventerebbe più efficace, obbligandole a fare la valutazione del rischio anche rispetto alle molestie e alle violenze nei luoghi di lavoro. Su questi temi, come UIL continueremo a fare seminari di approfondimento per svolgere al meglio i nostri ruoli, insieme anche ai Delegati sindacali e ai Rappresentanti della Sicurezza aziendali e territoriali.

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