L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

la situazione drammatica generata dal caro energia sta provocando effetti che si stanno facendo sentire già da fine agosto. L’eccessivo costo energetico che in alcune realtà è triplicato rischia di provocare fermate di interi settori, non solo di quelli energivori ma anche di quelli manifatturieri.

Registriamo già riduzione di produzione, fermate di impianti e uso di cassa integrazione per quanto riguarda le acciaierie. Non solo in Sicilia, ma tutto il sistema dell’acciaio è quello più colpito. Fino a questo momento sono stati usati strumenti gestionali, come la riduzione di turni, ma stanno diventando inutili nel momento in cui i costi sono così elevati.

Il settore auto, già in difficoltà per la mancanza di microchip e semiconduttori, ora rischia di non ripartire. Anche gli elettrodomestici soffrono, registriamo sospensione di investimenti e riduzione della produzione come in Electrolux; addirittura, Whirlpool ha messo in discussione la sua permanenza sul mercato europeo.

Occorre intervenire immediatamente con azioni molto incisive che vadano nella direzione di bloccare in modo drastico le speculazioni sull’aumento dei prezzi e che riducano il costo energetico. La ripresa autunnale si presenta in salita, e questo rischia di bloccare completamente i consumi dei lavoratori e delle famiglie già in difficoltà. 

Anche i questo parleremo al nostro Congresso nazionale che si terrà il 4, 5 e 6 ottobre a Roma presso l’Hotel Ergife. Saranno giornate intense e molto importanti perché avremo modo di dibattere sui temi che ci stanno più a cuore, sui problemi che interessano il nostro settore metalmeccanico, sui risvolti che questa situazione difficile avrà sui lavoratori, sui pensionati e sulle famiglie.

In questi mesi estivi e ancora oggi stiamo assistendo a una campagna elettorale estenuante che ha generato decine di promesse (irrealizzabili) da parte di tutti i nostri politici, passerelle e dispute a suon di post sui social. Uno spettacolo a cui, purtroppo, siamo abituati nel nostro Paese.

Nel frattempo, le multinazionali fanno il bello e il cattivo tempo, come nel caso di Wartsila a Trieste, che di punto in bianco ha deciso di aprire la procedura per il licenziamento di 451 lavoratori.

Siamo passati dai licenziamenti per email dei lavoratori della GKN di Firenze a quelli per whatsapp della Gianetti Ruote di Monza-Brianza a quelli in videoconferenza della Wartsila.
È vergognoso che in un Paese civile 451 lavoratori vengano licenziati in questo modo: senza preavviso, senza motivo e senza uno straccio di piano industriale.

Sabato 3 settembre abbiamo manifestato a Trieste per dire NO all’inaccettabile procedura di licenziamento che mette a rischio in prospettiva l’intero Gruppo in Italia e tutto l’indotto, complessivamente 1.500 lavoratori.

Il decreto anti-delocalizzazioni doveva servire a evitare queste situazioni, ma si è rivelato del tutto fallimentare tant’è che gli stessi Ministri Giorgetti e Orlando hanno proposto di modificarlo alla sua prima vera applicazione.
E poi c’è L’Unione europea, incapace di accordarsi sul tetto al prezzo del gas e di evitare i terremoti occupazionali che le delocalizzazioni selvagge continuano a provocare negli Stati membri.

Noi non staremo fermi, non lasceremo soli i lavoratori. Così come abbiamo fatto durante la pandemia, quando abbiamo individuato i protocolli aziendali, adesso dobbiamo essere come sempre pronti a individuare soluzioni sia con la parte datoriale che con il Governo per evitare il disastro sociale annunciato.

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