di Guglielmo Gambardella
Nei giorni del 6 e 7 settembre si è tenuto il meeting della rete ArcelorMittal di IndustriALL Global Union per fare il punto sulla situazione produttiva ed economica del secondo gruppo siderurgico al mondo. All’incontro tenutosi in remoto hanno partecipato settanta rappresentanti sindacali da venti Paesi, dall’Africa al continente americano, in cui c’è presenza di attività del gruppo (acciaierie, miniere e centri di servizio).
OCCASIONE UTILE
L’occasione è stata utile per fare una disamina di un gruppo siderurgico che ha alle sue dirette dipendenze oltre 150mila lavoratori con una produzione di 80 milioni di tonnellate di acciaio e che determina a livello mondiale l’andamento del mercato. Ma il valore della riunione, a nostro avviso, è stato determinato dalla partecipazione dei rappresentanti del sindacato ucraino che hanno avuto la possibilità di poter testimoniare, anche in questo contesto, la drammaticità della tragedia dell’invasione da parte della Russia.
Natalya Marynyuk, in rappresentanza del sindacato metalmeccanico e minerario ucraino, ha descritto in tutta la sua crudeltà lo scenario che vivono i lavoratori del sito PJSC di ArcelorMittal.
La sindacalista, nella sua narrazione riportata nel corso della riunione, ci ha riferito che tutt’ora i 22mila addetti impegnati nel sito minerario e siderurgico integrato di AM sono a rischio costante per i continui raid aerei da parte dei russi; già alcune centinaia di lavoratori partiti per il fronte sono deceduti.
APPROVVIGIONAMENTI E LOGISTICA
Al momento la fabbrica può marcare con un solo altoforno dei quattro installati; le difficoltà che impediscono una maggiore produzione sono legate agli approvvigionamenti e alla logistica per l’impossibilità di poter spedire i prodotti attraverso i porti del mar Nero a causa del blocco navale.
Le famiglie dei dipendenti dell’acciaieria sono impegnate costantemente nell’assistenza della popolazione, costretta a fuggire dagli scenari di guerra, e delle truppe ucraine che combattono contro gli aggressori della Russia: preparazione delle provviste di cibo, materiale di assistenza e tutto quanto è necessario in un contesto di guerra.
La sindacalista ha quindi fatto un appello a Bart Wille, che ha partecipato alla riunione in rappresentanza di ArcelorMittal, affinché si provveda a sostenere economicamente anche il lavoratori costretti dal contesto a dover interrompere la prestazione lavorativa.
L’ACCIAIERIA AZOVSTAL
E’ opportuno ricordare l’altra tragedia umana e industriale subita dall’Ucraina: l’acciaieria Azovstal di Mariupol. In seguito allo scoppio del conflitto bellico lo scorso 24 febbraio l’acciaieria diventò un punto fondamentale per la difesa di quel territorio ucraino. L’esercito russo, dopo diverse settimane di combattimenti, con l’occupazione della città di Mariupol e la distruzione di edifici civili, costrinsero le residue forze ucraine, col le rispettive famiglie, a ripiegare all’interno dell’area dell’acciaieria e nei suoi sotterranei. Dopo un assedio dello stabilimento di alcune settimane, con pesanti bombardamenti, il 16 maggio scorso iniziò la resa delle truppe ucraine accerchiate in Azovstal che furono prigioniere dai russi.
Crediamo che se si vuole dare una speranza e un futuro al popolo ucraino, il mondo intero, oltre ad adoperarsi per il raggiungimento della pace e la salvaguardia delle vite umane, deve continuare a proteggere e sostenere realtà economiche e produttive come l’acciaieria PJSC di ArcelorMittal.
Perché, come noi della Uilm continueremo a sostenere, le fabbriche non sono solo ambienti di lavoro ma soprattutto luoghi di socialità, democrazia, diritti e progresso economico e sociale. Forza Ucraina.
La guerra si fa sempre per interesse. Economico di pochi a danno di molti.
La produzione di acciaio in Europa è diminuita con licenziamento di decine di migliaia di lavoratori
L’acciaio andava e va importato da Ucraina, Cina e Usa che detengono quasi il 90% circa del mercato mondiale .