Acciaierie di Sicilia: fare in fretta o si rischia una catastrofe occupazionale

di Giuseppe Caramanna

Il destino dei 500 lavoratori delle Acciaierie di Sicilia e del suo indotto non è scritto, ma può essere modificato da scelte che sono in capo a chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Tuttavia, le scelte vanno assunte nei tempi giusti per evitare che il destino di tante famiglie possa essere messo in discussione.
Il problema del costo dell’energia è una questione che non può essere lasciata all’andamento del mercato, ma è un tema su cui si può e si deve intervenire per evitare che il nostro sistema produttivo non sia più competitivo in un contesto globale.

IL RITARDO DEI PROVVEDIMENTI
I (mancati) provvedimenti necessari per porre rimedio a una vertenza come quella di Acciaierie di Sicilia, ma anche di un intero sistema industriale, assumono carattere di urgenza se interessano questioni inerenti realtà presenti nella parte più disagiata del nostro Paese e ancor di più se con caratteristica insulare.
Il ritardo dell’emissione dei decreti attuativi relativamente all’art.16 bis del decreto energia è inaccettabile. I tempi della politica e della burocrazia nel nostro paese non sono più conciliabili con una economia che deve reggere il passo con un mercato che si muove con una velocità sempre maggiore.

NON POSSIAMO STARE FERMI
Il sindacato non potrà rimanere fermo di fronte a questo scenario che potrebbe mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e altrettante famiglie che oggi già soffrono per una insostenibile inflazione e un costo della vita che a stento consente di sopravvivere con dignità.
Auspichiamo che le federazioni di categoria delle imprese siderurgiche, in quanto problema di settore, e le istituzioni regionali interessate facciano squadra e si facciano promotrici di iniziative presso il governo e i ministeri competenti per ridurre i tempi di approvazione dei necessari strumenti legislativi.

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