Acciaierie d’Italia: il punto della situazione in vista del prossimo incontro al Mise

“Acciaierie d’Italia è in uno stato comatoso. Fermano gli impianti non per le manutenzioni ma per mancanza di materie prime e crisi di liquidità. Hanno annunciato un libro dei sogni, ma la realtà è ben diversa”, Così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno in vista del prossimo incontro convocato al ministero dello Sviluppo economico per il 26 luglio.

NUOVI ASSETTI DI MARCIA
L’azienda intanto ha annunciato nuovi assetti di marcia dello stabilimento siderurgico di Taranto, che comportano un pesante ridimensionamento della produzione fino al 31 di agosto a causa della fermata dell’Altoforno 2 per non meglio specificate operazioni di ripristino. Tutto questo comporterà un calo della produzione con fermate di altri impianti come Acciaieria 1, Laminatoio a freddo, Decatreno, Decapaggio, Zincatura 1 e 2, Tubificio Erw.
Acciaierie d’Italia ha fatto sapere, inoltre, che utilizzerà la cassa integrazione per un massimo di 2.500 lavoratori (così come concesso dal ministero del Lavoro, senza l’accordo delle parti sindacali).  “Vogliamo aprire una seria discussione – insiste Palombella – sono quattro anni che assistiamo allo smantellamento degli impianti gestiti da ArcelorMittal”. Il Gruppo controlla il mercato con 93 milioni di tonnellate di acciaio prodotte nel mondo. “Parlano di forni elettrici, di produzione green tra dieci anni. Magari fosse così, in queste condizioni non riescono nemmeno a passare l’estate”.

MANCANO CERTEZZE
Sull’utilizzo della cigs Palombella era stato perentorio: “I lavoratori dell’ex Ilva vengono trattati come i saldi di fine stagione. Il Ministero concede la cassa integrazione straordinaria per 3mila lavoratori contraddicendo clamorosamente il Presidente del Consiglio Draghi che considera l’ex Ilva parte essenziale del futuro della siderurgia nazionale per superare la grave emergenza causata dalla guerra in Ucraina”. Inoltre, dall’azienda il sindacato non ha ricevuto alcuna certezza sugli investimenti per la decarbonizzazione né sulla reale assenza di esuberi strutturali, tantomeno sulla prospettiva occupazionale dei lavoratori e sui volumi produttivi della verticalizzazione a partire dai tubifici. E per quanto riguarda le ditte di appalto, il leader dei metalmeccanici spiega che l’elenco può diventare lunghissimo. “Pagano poche aziende per tenerle buone e fare da cassa di risonanza per dire che va tutto bene. Il resto si trova invece in una situazione drammatica”.
Secondo Palombella si produrrà addirittura meno dello scorso anno e le fermate continue degli impianti rischiano di decretarne la morte. Infine, ma non meno importante, quello che tutta questa incertezza comporta sulla salute e sicurezza dei lavoratori, i “quasi incidenti” si sprecano e ogni giorno che passa la paura che possa capitare qualcosa di grave aumenta. Insomma, sono tante le risposte che il sindacato pretenderà al prossimo incontro del 26 luglio.

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