Wärtsilä licenzia in videocall 451 lavoratori a Trieste e delocalizza in Finlandia

Pochi minuti e in videoconferenza: così Wärtsilä ha annunciato il licenziamento in tronco per 451 lavoratori del sito di Trieste e la volontà di delocalizzare la produzione di motori per navi nel suo stabilimento in Finlandia.

LA NOTA UFFICIALE
In una nota ufficiale che l’azienda ha pubblicato sul sito dopo la comunicazione in video conferenza si legge: “Fa parte della nostra strategia monitorare continuamente la nostra capacità di produzione e l’impronta per garantire che la nostra efficienza operativa rimanga competitiva. L’Italia e Trieste continueranno a essere molto importanti per Wärtsilä in molte aree”. La firma in calce è quella di Håkan Agnevall, Presidente e CEO di Wärtsilä, che ringrazia i dipendenti di Trieste. “Nelle difficili circostanze degli ultimi anni, i nostri dipendenti a Trieste hanno svolto un lavoro encomiabile. In futuro il nostro sito a Trieste si concentrerà su attività di ricerca e sviluppo, vendite, project management, sourcing, servizi e formazione. Una parte importante dei nostri dipendenti a Trieste è oggi impegnata in queste attività”.

SUBITO MOBILITAZIONE
“Riteniamo inaccettabile questa decisione. Stiamo parlando di uno stabilimento centrale per il Gruppo in Italia, dove ha quattro siti in cui occupa in totale 1.150 persone, di cui 973 a Trieste, con rilevanti opportunità e prospettive produttive, anche grazie alla vicinanza al porto commerciale”. Con queste parole il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, e il Coordinatore Michele Paliani, hanno commentato a caldo la notizia.
I metalmeccanici della Uil hanno subito rimandato al mittente quest’azione irresponsabile con una modalità che purtroppo non è nuova: “Contrasteremo questa scelta in ogni sede per salvaguardare l’occupazione e il futuro di tutti i siti italiani. Sin da subito siamo pronti alla mobilitazione e chiediamo l’intervento immediato del ministero dello Sviluppo economico e delle istituzioni locali per avviare un tavolo di confronto che scongiuri un dramma occupazionale, sociale e produttivo che interessa centinaia di lavoratori, di famiglie e un’intera comunità”.

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