Gruppo DEMA: un piano industriale che prova a guardare al futuro

di Guglielmo Gambardella

“La presentazione delle linee guida del piano industriale del gruppo DEMA rappresenta un punto di partenza di un percorso di rilancio tutto ancora da costruire ma che prova a mettersi alle spalle una vicenda industriale difficile e sofferta per tanti lavoratori”. Sono le prime considerazioni che abbiamo espresso a margine dell’incontro dell’11 gennaio scorso tenutosi in remoto con il MiSE, presieduto dal sottosegretario Alessandra Todde, con la partecipazione dei rappresentanti di regione Puglia e Campania, INPS, Invitalia e ministero del Lavoro. Adesso, dopo la negoziazione con i creditori e la presentazione della domanda di omologa del piano di ristrutturazione del debito ex artt. 182 bis/ter. non resta che attendere il pronunciamento del Tribunale di Nola.

CONFRONTO AVVIATO
In attesa del pronunciamento, riteniamo però importante aver avuto la possibilità di poter avviare con il management aziendale un confronto sulla “prospettiva industriale” del gruppo aeronautico e di come poter gestire la fase di transizione fino alla auspicata ripresa del mercato del trasporto aereo.
Ricordiamo che DEMA, controllata dal fondo inglese di investimenti Bybrook Capital dal 2017, è fornitore dei più importanti produttori di aerostrutture tra cui Leonardo, Bombardier/Airbus e Strata.
L’industria aerospaziale è stata colpita pesantemente dalla crisi Covid: la riduzione delle attività delle compagnie aeree si è tradotta in riduzione degli ordinativi agli OEM che, a loro volta, hanno ridimensionato le commesse alla catena di fornitura di cui DEMA e un importante player mondiale.
Al pari degli altri operatori del settore, anche DEMA ha aggiornato il piano industriale, rispetto a quello pre-Covid presentato nel 2019, sulla base delle nuove stime di ripresa del mercato che prevederebbero un recupero della condizione pre-crisi solo nel 2023. 

EQUILIBRIO ECONOMICO
Riportare il gruppo aeronautico a un equilibrio economico entro il 2023, assicurare la continuità operativa della supply chain, crescita dei volumi produttivi, ricerca di nuove attività e ritorno alla competitività per acquisire nuovo business con marginalità sostenibili sono gli obiettivi indicati dall’ad Renato Vaghi.
Per raggiungere gli obiettivi di recupero, l’azienda ha presentato un piano di investimenti per complessivi 33,7 milioni di euro da realizzare nell’arco temporale 2021-2024.
La possibile quota di finanziamenti pubblici prevista attraverso i Contratti di Sviluppo con l’intervento di Invitalia sarà pari a 21,5 milioni di euro. La ricerca e sviluppo, i macchinari, i sistemi IT, gli utensili e la manutenzione saranno le attività oggetto degli interventi di investimento previsti.
Come Uilm abbiamo espresso la necessità di approfondire per singoli stabilimenti gli interventi che l’azienda ha annunciato di voler fare. Il gruppo Dema è strutturato attraverso tre società: DEMA SpA, CAM e DAR; lo scorso anno la società DCM, con i suoi 100 lavoratori, è stata posta in liquidazione. La questione del loro riassorbimento nel gruppo è stata posta anche nell’ultimo incontro ministeriale.
Attualmente l’organico complessivo del gruppo è pari a 680 unità distribuiti nei siti di CAM Paolisi in provincia di Benevento, DEMA di Somma Vesuviana e Brindisi e DAR, sempre in provincia di Brindisi.
L’attuale insaturazione dei siti, pari a complessive 230 FTE,  è gestita con l’utilizzo di CIG Covid.  

NO A INTERVENTI TRAUMATICI
L’azienda ha dichiarato di voler continuare a gestire la crisi con ammortizzatori sociali e senza interventi traumatici per l’occupazione.
A nostro avviso, è chiara la volontà del nuovo management, con l’insediamento di Renato Vaghi nel 2019, di voler mettersi alle spalle una crisi finanziaria, ereditata dalla precedente gestione, chiedendo all’investitore di poter continuare a supportare l’azienda fino al completo risanamento.
Sicuramente la crisi pandemica e soprattutto il ritardo nel concludere la rinegoziazione del debito con l’INPS non hanno facilitato il rilancio dell’azienda.
E’ giusto riconoscere il determinante supporto del MiSE e in particolare del sottosegretario Alessandra Todde che ha dedicato la massima attenzione coinvolgendo la struttura di Invitalia per individuare gli strumenti finanziari utili a supporto del rilancio aziendale.
Iniziare a realizzare quanto prima gli investimenti previsti è di fondamentale importanza per essere pronti alla ripresa del mercato.

ASPETTI DA CHIARIRE
Ci sono ancora tanti aspetti da chiarire a partire dal piano industriale illustrato nelle sue linee guida. Come Uilm abbiamo già espresso all’azienda la necessità di avere maggiori informazioni di dettaglio su “duplicazioni” di attività e su loro riorganizzazione fra i diversi siti. Vorremo poi condividere con il management un percorso di valorizzazione delle professionalità e competenze presenti in azienda.
Crediamo che sarà però necessario che l’azienda trovi al più presto una stabilità finanziaria per assicurare i pagamenti dei fornitori e tranquillizzare i lavoratori con la regolarità delle retribuzioni. Su questo aspetto, Renato Vaghi ha assicurato l’impegno del fondo Bybrook al closing.
Riteniamo che vada costruita una struttura operativa adeguata alle attività svolte e meglio organizzata in funzione della loro complessità per raggiungere la migliore efficienza dei processi produttivi.
Verificheremo, inoltre, se il management e l’investitore intenderanno, mantenere, in futuro, l’attuale struttura societaria del gruppo, così articolata, verrà mantenuta in ragione delle attuali dimensioni.
La costruzione di un sistema di relazioni sindacali, nazionale e territoriale, che preveda regole chiare per un confronto costante e trasparente, per discutere sia delle necessità dei lavoratori che la condivisione delle strategie che l’azienda adotterà per affrontare le sfide di un mercato fortemente competitivo, sarà un obiettivo che la Uilm porrà nelle prossime discussioni. Insomma, la strada da percorrere per la messa in sicurezza dell’azienda è ancora lunga. Però, crediamo che siano state poste le premesse per raggiungere l’obiettivo. La Uilm continuerà a seguire e vigilare con attenzione la vertenza proponendo idee e soluzioni per la difesa dell’industria e dei lavoratori campani e pugliesi. 

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