L’Editoriale

Cari lavoratori, 

questo è l’ultimo numero di Fabbrica società di quest’anno.

Con un pizzico di orgoglio ritengo che sia stato uno strumento importante durante tutto il 2020. La presenza del nostro giornale online è stata sempre puntuale anche in piena pandemia e, proprio in questo periodo così difficile, ne ho riscontrato la sua estrema efficacia.

Man mano che il tempo è passato i lettori sono cresciuti nonostante il limite del digitale.

Questo numero riveste una particolare rilevanza politica, ma per me è anche un numero suggestivo, poiché mi permette di parlarvi direttamente e fare un minimo di bilancio dell’attività che la Uilm ha svolto nel 2020. 

Come ormai a voi è noto, a inizio anno avevamo avviato la nostra attività ignari di quello che sarebbe successo, ma già da marzo abbiamo dovuto drasticamente sospendere le discussioni sulle vertenze aperte e anche sui rinnovi contrattuali, che avevamo già avviato l’anno prima. 

Siamo stati tutti impegnati nel cercare di capire sin da subito quali fossero le azioni da mettere in campo per tutelare lavoratori e cittadini. Lo abbiamo fatto con grande determinazione e abbiamo realizzato protocolli di sicurezza che si sono rivelati indispensabili per la salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

Abbiamo vissuto un incubo che è durato quattro lunghi mesi, senza avere la certezza che gli interventi adottati avrebbero arrestato la pandemia e il numero dei morti.

Purtroppo siamo a ridosso di un ulteriore rischio, poiché se le festività rappresentano un momento importante non solo dal punto di vista religioso ma anche come occasione di incontro con le persone care, quest’anno rischiano di alimentare la diffusione del virus proprio nelle nostre famiglie. 

La notizia di un ulteriore anticipo del vaccino alimenta la speranza che presto potremo riconquistare le quote di libertà che abbiamo ceduto. 

Sul piano economico il Paese vive momenti di grandi difficoltà, anche e soprattutto per l’incapacità della politica di indicare quali sono le priorità e le azioni da mettere in campo per affrontare il post pandemia.

Manca un’idea di Paese e la fotografia è molto preoccupante: una maggioranza che è divisa nel suo interno e una politica ancora alla ricerca del consenso perduto. Questo rende il futuro ancora più incerto. 

Nel nostro settore abbiamo continuato a negoziare per tutto il 2020, ma non siamo in grado ancora di dire quando riusciremo a sottoscrivere i rinnovi contrattuali, in primis quello importantissimo di Federmeccanica- Assistal.

Sul piano del rilancio e dello sviluppo industriale, considerando la transizione ecologica legata ai settori più esposti, ci sono grandi difficoltà. Più volte il ministro dello Sviluppo economico ha parlato di un piano nazionale per la siderurgia, ma non ci è stata ancora data la possibilità di conoscere in quale direzione i tecnici del Ministero si sono proiettati.

Continuano a rimanere aperte le questioni legate all’ex Ilva, ad Acciai Speciali Terni, a Jindal di Piombino, ad Alcoa di Portovesme. 

Vogliamo capire qual è la vera idea di sviluppo che ha il governo e cosa rappresenterà l’ingresso dello Stato negli asset industriali. Se è solo un modo per poter eludere ancora una volta il confronto sindacale o se realmente c’è una riconsiderazione della presenza dello Stato nelle aziende manifatturiere come Alitalia, ex Embraco-Acc, ecc.

Per quanto riguarda il settore dell’auto, se da una parte abbiamo avuto rassicurazioni da Fca sui 5 miliardi di investimenti legati agli stabilimenti italiani, rimangono preoccupazioni sulla imminente fusione con Psa; preoccupazioni restano anche e soprattutto in generale sull’intero settore e il suo indotto. 

Insomma, la situazione ci appare ancora molto preoccupante, ma noi continueremo a batterci affinché al primo posto ci sia sempre la difesa dei posti di lavoro, degli asset industriali e delle retribuzioni. E’ chiaro che questi elementi sono indispensabili per poter rilanciare realmente l’economia nel nostro Paese.

Un mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro rischierebbe di avere un effetto repressivo. Le riforme che si metteranno in campo dovranno essere all’insegna del rafforzamento dei diritti. La nostra massima attenzione deve essere rivolta a riforme come quella della cassa integrazione, del fisco, delle politiche attive. Proprio qui in passato si sono consumate scelte sbagliate nei confronti dei lavoratori. 

Carissimi, non volevo appesantire questo ultimo numero di Fabbrica società, ma non potevo esimermi dal fare delle analisi più autentiche e attuali possibili. 

Colgo l’occasione per farvi i miei più sinceri auguri di buone feste, con la speranza che il vaccino sia solo l’inizio di una graduale ma solida ripresa. 

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