Il prossimo congresso di IndustriAll Europe online e nuove sfide

di Chiara Romanazzi 

Il 24 e 25 novembre si è svolto il Comitato esecutivo del sindacato industriale europeo IndustriAll Europe. Tra tutte le decisione assunte, quella sicuramente più imminente e che ci riguarda da vicino è stata la votazione della modalità del prossimo congresso. Statutariamente previsto a maggio 2020 a Salonicco, è stato poi rinviato al giugno 2021, sempre a Salonicco, a causa della pandemia.
I numeri dei contagi ancora molto alti in tutta Europa, ma anche in tutto il mondo, e l’incertezza su quando arriverà il vaccino contro il Covid-19 (oltre all’incertezza se fino a giugno 2021 tutti i cittadini europei saranno vaccinati), ha spinto la squadra dirigente di IndustriAll Europe, i Presidenti delle Regioni del sindacato industriale europeo, e le affiliate a dialogare sull’eventualità di svolgere un’intera giornata congressuale digitale. E’ stata quindi approvata all’unanimità la decisione di svolgere il prossimo congresso europeo in modalità digitale nella giornata del 2 giugno 2021; mentre nel 2023 ci sarà un Congresso straordinario fisico o una conferenza di metà mandato a Salonicco.
In questo lasso di tempo da qui a giugno 2021, si dovrà elaborare il Piano Strategico 2021-2023 dal titolo “Costruire una ripresa per tutti: una voce forte per tutti i lavoratori industriali europei”, le cui 5 priorità saranno: sindacati forti; salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; salario equo e dignitoso; buoni posti di lavoro in industrie sostenibili; un’Europa sociale e democratica costruita sulla solidarietà tra i popoli in tempi di crisi e di ripresa.

ALTRI ARGOMENTI
Il congresso non è stato l’unico argomento su cui abbiamo dibattuto. Difatti, abbiamo anche discusso di argomenti “fuori programma”, in particolare è stata elaborata e approvata una dichiarazione di emergenza con cui il Comitato esecutivo ha condannato l’oppressione da parte della polizia turca nei confronti del Presidente e dei componenti del sindacato turco affiliato a IndustriAll Birlesik Metal-Is. Il sindacato turco stava manifestando ad Ankara, il 24 novembre mattina, per protestare contro i licenziamenti ingiusti da parte di diverse fabbriche e contro il mancato pagamento di permessi ad alcuni sindacalisti con il pretesto del covid. La polizia turca ha impedito al corteo di mettersi in marcia e ha arrestato 109 componenti del sindacato Birlesik Metal. IndustriAll Europe ha quindi fatto appello al governo turco di interrompere immediatamente le oppressioni nei confronti del sindacato.

DECARBONIZZAZIONE E DIGITALIZZAZIONE
Durante la riunione di questo Comitato Esecutivo, abbiamo discusso molto sulla situazione economica e produttiva europea post covid, sui temi della de carbonizzazione e della digitalizzazione. Dal punto di vista economico, la Commissione Europea prevede un maggior calo nella produzione dopo la crisi finanziaria e per quest’anno ci si aspetta un calo del PIL europeo del 7.4%. La ripresa nel 2021 è ovviamente ancora incerta, poiché l’anno prossimo sarà recuperata solo metà della perdita, mentre per raggiungere i livelli pre crisi, l’Europa dovrà aspettare dopo il 2022.
IndustriAll Europe ha fatto notare che, a differenza della crisi finanziaria del 2008-2009, in cui l’Unione europea aveva attuato delle misure di austerità, questa volta il Consiglio europeo, a luglio di quest’anno, ha adottato la Next Generation, che è un fondo di investimenti per l’Unione europea di 750 miliardi di euro. Inoltre, ha posto l’accento sull’importanza del coinvolgimento dei sindacati per l’attuazione di questi piani. Il lato negativo è che il primo gettito finanziario della NextGeneration sarà disponibile soltanto nella seconda metà del 2021 e nel frattempo le ristrutturazioni e le perdite in termini economici e di posti di lavoro continueranno. Attualmente in Europa 40 milioni di posti di lavoro sono stati sospesi, nel senso che non si tratta di esuberi veri e propri ma sono “in pausa” (come ad esempio i posti di lavoro legati al turismo, alla ristorazione, ecc). I lavoratori che invece hanno perso il proprio impiego in Europa sono 20 milioni.
L’Italia figura al terzo posto tra i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi con un calo di produzione del 9%, preceduta da Regno Unito che ha perso il 10,3% e dalla Spagna, che ha perso il 12,4%. 

L’INTERVENTO DELLA UILM
Rocco Palombella, nel suo intervento, ha dichiarato che nei mesi di settembre-ottobre vi era stata una leggera ripresa in Italia ma, con il riacuirsi della pandemia, la situazione economica è nuovamente crollata. In Italia quest’anno c’è stato un calo del PIL del 9,9%, sono stati bruciati circa 200 miliardi di euro, 6 milioni di lavoratori hanno utilizzato la cassa integrazione, mentre 500mila posti di lavoro sono andati persi.
In Italia, grazie alla collaborazione tra Governo e Cgil Cisl Uil sono stati bloccati i licenziamenti fino al 31 marzo 2021 e chi non ha ricevuto la cig, ha ottenuto un sostegno al reddito.
Il Segretario generale della Uilm ha inoltre sottolineato come, nonostante la pandemia in atto, abbiamo comunque intrapreso manifestazioni e lo sciopero generale il 5 novembre per il rinnovo del CCNL metalmeccanico Federmeccanica-Assistal. E così, il 26 novembre abbiamo poi ripreso la trattativa. Palombella ha inoltre formulato una rapida carrellata dei problemi nel settore siderurgico legati alle vertenze Thyssen, ArcelorMittal, Jindal, Sider Alloys, ma anche nel settore aerospaziale, dove vi è stato un ridimensionamento della produzione dei BOING 787 e degli ATR.
Nel settore auto, dove a livello europeo solo nell’ultimo mese ci sono state 100mila chiusure, ci sono due grosse incognite: il modo in cui avverrà la transizione energetica (con il passaggio da motore a scoppio a motore elettrico) e la fusione tra FCA e PSA, riguardo alla quale non si è avuto nessun incontro informativo. Per quanto riguarda le donne, oltre a ricordare che il 25 novembre la Uilm ha aderito attivamente alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, attraverso la diffusione del volantino dei contenuti della Convenzione 190 dell’ILO, ha voluto sottolineare quanto le donne siano penalizzate in questo periodo pandemico. Difatti, molte si sono ritrovate a dover scegliere se stare a casa per aiutare i propri figli a fare i compiti con la didattica a distanza, vista la chiusura delle scuole, o continuare comunque ad andare a lavorare, con tutto ciò che ne consegue per la scolarità dei propri figli.

LA TRASFORMAZIONE IN ATTO
Come detto in apertura, si è molto dibattuto anche sui temi della decarbonizzazione e della digitalizzazione. La trasformazione dell’industria era già in atto con questi due elementi di grande novità, ma il Covid ha accelerato queste trasformazioni, con il rischio, però, di perdere la leadership tecnologica e la capacità produttiva. Nel 2019 l’UE con il Green Deal (patto verde) si era posta l’obiettivo di diventare climaticamente neutra entro il 2050.
Secondo la Commissione Europea con l’obiettivo di ridurre del 40% le emissioni entro il 2030, non si raggiungerà la neutralità climatica nel 2050; per questo motivo la Commissione europea ha proposto di aumentare l’obiettivo per il 2030 almeno fino a – 55% delle emissioni.
Dal punto di vista procedurale, questo obiettivo deve essere approvato dal Consiglio europeo entro la fine di quest’anno; a tal proposito il Parlamento europeo ha votato a favore del – 60% come riduzione delle emissioni per il 2030. I dati pre covid dimostrano che l’obiettivo del – 40% per il 2030 è fuori portata con le politiche attuali.
Per colmare il divario di ambizioni climatiche verso gli obiettivi del 2030 e 2050, la Commissione a fine giugno 2021 farà una serie di proposte legislative chiamate “Fit pacchetto al 55%” (se il Consiglio voterà a favore del -55%). IndustriAll Europe nel documento che abbiamo discusso e approvato ha espresso la posizione di essere favorevole alla neutralità climatica entro il 2050 se viene garantita una transizione giusta, e cioè: che le proposte legislative di giugno 2021 debbano essere accompagnate da una politica industriale sostenibile che garantirà buoni posti di lavoro; che gli obiettivi del 2030 devono sostenere i lavoratori dei settori e delle regioni più esposte agli effetti collaterali della de carbonizzazione; che la partecipazione sindacale deve essere assicurata a tutti i livelli. Inoltre, il divario di riduzione delle emissioni è anche un divario di investimenti.
Molti settori industriali non possono seguire un percorso lineare di riduzione delle emissioni con le attuali tecnologie in uso e decidere sugli strumenti dell’UE per il clima entro il 2030 senza tenere presente ciò che potrebbe accadere nei vari settori, può mettere a rischio numerosi posti di lavoro.
La valutazione dell’impatto della Commissione europea ha individuato i settori in cui l’occupazione sarà più colpita dal rialzo degli obiettivi climatici del 2030. Ovviamente, i settori legati all’estrazione, al trasporto e al processo di combustibili fossili saranno i più colpiti, con un calo del 50% per l’industria del carbone.
A tal proposito, abbiamo dato il nostro contributo al dibattito sostenendo che si debba elaborare una tabella di marcia in modo da garantire che i due processi (occupazione e de carbonizzazione) vadano di pari passo. Abbiamo inoltre portato l’esempio che per quanto riguarda il settore siderurgico in Italia, non firmeremmo mai un accordo che preveda decarbonizzazione e licenziamenti e abbiamo presentato il rischio che alcune aziende potrebbero intendere la transizione energetica chiudendo in Europa e portando la produzione nei Paesi dove non solo il costo del lavoro è inferiore, ma dove non ci sono accordi di neutralità climatica.

IL TELELAVORO
L’altro aspetto della trasformazione industriale che è stato accelerato dal Covid è il telelavoro. Durante la pandemia, infatti, 4 dipendenti su 10 (oltre il 37%) nell’UE sono passati a questa forma di lavoro. Il tasso era particolarmente alto nei paesi in cui la digitalizzazione era in una fase più avanzata, come nei paesi nordici e nel Benelux. Tuttavia, il 24% dei lavoratori che sono passati al telelavoro non aveva mai lavorato in precedenza da casa prima della pandemia.
IndustriAll Europe si è riservata il diritto di rimanere cauta sull’uso di questo strumento e di continuare a monitorare il suo impatto, poiché alcune forme di telelavoro possono andare a discapito dei lavoratori e dell’occupazione in generale. Inoltre, durante il dibattito su questo argomento è emersa l’importanza che i sindacati vengano coinvolti a tutti i livelli nella regolamentazione del telelavoro attraverso gli accordi collettivi, nel rispetto che il principio volontario debba essere rispettato (cioè che il telelavoro debba essere una scelta volontaria del lavoratore e che non debba essere imposto dal datore di lavoro), che venga rispettato il diritto a disconnettersi, che non aumenti le disuguaglianze (ad esempio tra operai e impiegati, tra gli uomini e le donne), che venga rispetto il diritto al congedo di malattia e di maternità e che vengano riconosciuti ai telelavoratori gli stessi diritti e benefit dei lavoratori fisici.
Riguardo questo argomento, Palombella nel suo intervento si è concentrato sull’importanza che i sindacati debbano rappresentare i telelavoratori, oltre a dover garantire i diritti alla formazione, alla disconnessione, alla fornitura di elettricità, ecc. Inoltre, ha menzionato l’introduzione della regolamentazione dello smart working nella nostra piattaforma del rinnovo del CCNL metalmeccanico e ha citato alcuni esempi di aziende in Italia, come ad esempio Leonardo, dove, con il grande contributo dei sindacati, il telelavoro è già regolamentato attraverso l’erogazione di hardware, elettricità, connessione, buoni pasto.
Anche alla luce di queste nuove sfide che ci attendono, IndustriAll Europe ha presentato le prossime campagne, mirate all’obiettivo del rafforzamento del potere sindacale. Difatti, a primavera 2021 verrà ufficialmente lanciata la campagna “My Union, My Rights”, per stimolare i sindacati affiliati in Europa a mettere al centro delle proprie azioni, il rafforzamento del numero degli iscritti, mentre dalla seconda metà dell’anno prossimo e per tutto il 2022 ci sarà una campagna rivolta verso l’esterno (quindi non mirata al rafforzamento degli affiliati di IndustriAll Europe), i cui dettagli dovranno ancora essere definiti.

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