ArcelorMittal: inaccettabile che nuovo piano e transizione provochino 5 mila esuberi

“Oggi doveva essere il giorno della verità sull’accordo tra Invitalia e ArcelorMittal, ma è diventato il giorno del rinvio”. Così Rocco Palombella, il Segretario generale della Uilm, ha commentato la decisione di ArcelorMittal e Invitalia di firmare un cosiddettomemorandum of understanding con i punti salienti dell’accordo la cui firma slitta invece al 10 dicembre. Da qui a quella data AMI non potrà godere del diritto di recesso, che potrà comunque esercitare dal giorno successivo senza l’eventuale accordo.
L’incontro del 30 novembre scorso, che inizialmente era stato convocato in presenza dal ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, è stato solo all’ultimo minuto trasformato in una videoconferenza. Vi hanno preso parte, oltre ai sindacalisti, anche la ministra Nunzia Catalfo e l’ad di Invitalia Domenico Arcuri.

NO AGLI ESUBERI
La contrarietà di Palombella non si è fatta attendere: “Non firmeremo mai un accordo che prevede migliaia di esuberi”. Il leader dei metalmeccanici della Uil contesta, infatti, quanto prospettato da Arcuri e cioè che nel corso della realizzazione dell’ipotetico nuovo piano industriale, dal 2021 al 2015, il personale a lavoro prevederà una cassa integrazione di al massimo 3mila persone nel 2021, 2.500 nel 2022, per poi scendere progressivamente sino a zero cassintegrati.
Sono previsti invece 2,1 miliardi pubblici di investimenti, mentre non si conosce ancora la cifra che sarà disposta a mettere sul piatto la multinazionale. Invitalia entra nel capitale con una quota del 50% e in un arco temporale pari al massimo alla data in cui verrà sottoscritto, al più tardi a giugno 2022, quando arriverà al 60% diventando azionista di maggioranza (Mittal al 40%).

TRATTATIVA SINDACALE IN STAND-BY
“Avevamo richiesto di essere convocati per iniziare una discussione vera sui temi di nostro interesse e competenza. Stiamo da tempo aspettando il momento in cui le organizzazioni sindacali potranno esprimere un giudizio sul nuovo piano industriale, gli investimenti e la salvaguardia occupazionale”, tuona Palombella.
“L’unico piano industriale che noi conosciamo è quello del 2018 – ricorda il leader della Uilm – oggi abbiamo appreso che il nuovo progetto prevede la realizzazione di un grande forno elettrico e due impianti esterni per il DRI, ma non sappiamo come verrà guidata la transizione, quale sarà il crono-programma e come verranno gestiti i lavoratori. Parliamo di tutti i lavoratori, anche quelli in Ilva AS che secondo l’accordo del 2018 dovevano essere riassorbiti in AMI man mano che si verificava la risalita produttiva”, prosegue.
Oggi l’azienda produce tra i 3-4 milioni di tonnellate, secondo il piano a regime si prevedono 8 milioni di tonnellate e questo verrebbe raggiunto progressivamente negli anni.
Presumibilmente dalla prossima settimana inizierà una trattativa sindacale che Palombella si augura “libera da condizionamenti, per arrivare a un’intesa che dia un futuro occupazionale a tutti i lavoratori di ArcelorMittal, di Ilva As e appalto, e che avvii il piano di risanamento ambientale tanto atteso” conclude.
Nel frattempo il 2 e il 3 dicembre si sono svolte anche le prime due audizioni tra quelle che Fim Fiom Uilm avevano richiesto alla Camera. La Uilm ha ribadito ancora una volta i suoi punti fermi in merito a questa vertenza.

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