Il potere sindacale in un’Europa più ampia

di Chiara Romanazzi

Il 15 maggio a Bruxelles, alla vigilia della riunione del Comitato esecutivo di IndustriAll Europe, si è svolta la Conferenza regionale europea di IndustriAll Global Union, dal titolo “Costruire il potere sindacale in un’Europa più ampia”.  Sono intervenuti il Segretario generale di IndustriAll Global, Valter Sanches, il vice Segretario generale, Kemal Ozkan, e il Segretario generale di IndustriAll Europe, Luc Triangle, oltre ad alcuni esponenti dei sindacati dei Paesi ex CSI, di Ungheria,Turchia, Russia, Bielorussia, Ucraina, Regno Unito e Germania. L’obiettivo di questa conferenza è di aggiornare le affiliate di IndustriAll Global sull’attuazione del piano di azione dell’ultimo congresso che, come ricordiamo, si è svolto a Rio De Janeiro nel 2016. Per il sindacato industriale mondiale l’Europa rappresenta l’affiliazione più consistente.

CRISI E DIRITTI PERDUTI
Al centro delle discussioni che si sono sviluppate la crisi economica europea che si è tradotta in perdita di diritti per tutti, con la necessità di dover recuperare il potere sindacale che influenzi sia l’Europa che i governi nazionali. Ovviamente l’attenzione si è rivolta anche alle elezioni europee che si svolgeranno dal 23 al 26 maggio in tutta Europa (come ben sappiamo in Italia avranno luogo domenica 26), che sono state definite le elezioni più importanti di tutta la storia dell’Ue per il clima di diffidenza e di sfiducia che stanno vivendo cittadini e lavoratori, fiducia che invece stanno cavalcando i vari partiti politici di destra europei. Il mondo intero guarda alle elezioni politiche europee, poiché gli esiti avranno effetti su tutto il mondo.

DIRITTI SINDACALI
Durante la conferenza, inoltre, ci è stata mostrata la situazione dei diritti sindacali in Europa e nel mondo nel 2018, in base agli studi e ai sondaggi svolti da IndustriAll Global. Per quanto riguarda l’Europa, nelle regioni del Sud e dell’Est ci sono pesanti violazioni dei diritti sindacati. Infatti in Bielorussia, Kazakistan e Turchia si sono verificate severe repressioni nei confronti dei sindacati indipendenti. La Turchia sta perdendo la sua base democratica, fatto molto ancora più grave se consideriamo che è candidata a diventare un membro dell’Unione europea e che molte multinazionali stanno investendo proprio in questo Paese, dove per i sindacati diventa sempre più difficile lavorare. Sempre nel corso dello scorso anno, si è verificato invece un aumento al ricorso a vie legali per sopprimere le proteste in Spagna, Ucraina e Kazakistan. In quest’ultimo Paese è molto difficile l’associazione sindacale e il governo cerca di controllare il sindacato, l’amministrazione del sindacato e le risorse umane per utilizzarli nelle campagne elettorali. In Ucraina i beni dei sindacati vengono confiscati e i lavoratori minerari non vengono pagati.

I PEGGIORI
Dal punto di vista mondiale, invece, IndustriAll Global ha mostrato una classifica dei 10 peggiori Paesi per i diritti dei lavoratori: Algeria, Bangladesh, Cambogia, Colombia, Egitto, Guatemala, Kazakistan, Filippine, Arabia Saudita e Turchia. 

In questa regione del Medio Oriente e del Nord Africa, si può dire che nel 2018:

  • Il 65% dei Paesi ha escluso gruppi di lavoratori dalla legislazione lavorativa;
  • L’ 87% dei Paesi ha violato il diritto di sciopero;
  • L’ 81% dei Paesi ha negato ai lavoratori la contrattazione collettiva;
  • I Paesi dove i lavoratori sono stati arrestati e detenuti è aumentato da 44 del 2017 a 59 Paesi nel 2018.

Dal punto di vista degli attacchi alle libertà civili, invece:

  • Su 142 Paesi, 54 negano o vincolano la libertà di parola e di assemblea;
  • In 59 Paesi i sindacalisti sono stati arrestati o detenuti.

Inoltre, il numero dei Paesi dove i lavoratori sono esposti a violenze fisiche e minacce è aumentato del 10% (da 59 a 65). Sempre l’anno scorso, i sindacalisti sono stati uccisi in 9 Paesi: Brasile, Cina, Colombia, Guatemala, Guinea, Messico, Niger, Nigeria e Tanzania.

EFFETTI NEGATIVI
Tuttavia, l’Europa non è esclusa dalla violazione dei diritti, come ho avuto modo di accennare. Nel nostro continente infatti si soffre ancora degli effetti negativi causati dalle misure di austerità che non hanno fatto altro che smantellare i contratti collettivi di lavoro, specialmente nei Paesi duramente colpiti dalla Troika (che ricordiamo è composta da Commissione europea, Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale) come in Grecia, Portogallo e Spagna. Lo scorso anno in Europa ben il 58% dei Paesi ha violato i diritti contrattuali, tre quarti dei Paesi ha violato il diritto di sciopero e il 20% ha escluso i lavoratori dal diritto del lavoro.

OBIETTIVI STRATEGICI
Di fronte a questo scenario, IndustriAll Global ha fatto appello ai cinque obiettivi strategici posti durante il Congresso di Rio de Janeiro del 2016:

  • Difendere i diritti dei lavoratori
  • Costruire il potere sindacale 
  • Affrontare il capitale globale
  • Lottare il lavoro precario
  • Promuovere una politica industriale sostenibile

Infine, tra gli obiettivi che IndustriAll Global si propone di raggiungere c’è la sindacalizzazione dei giovani, degli impiegati e delle donne. I primi due gruppi di lavoratori solitamente faticano a iscriversi al sindacato, mentre le donne hanno salari più bassi e sono oggetto di molestie. Sempre a proposito di donne, IndustriAll Global ha lanciato l’obiettivo di raggiungere il 40% di presenza femminile non solo nella leadership di IndustriAll, ma anche nei gruppi dirigenti dei sindacati nazionali.
Dopo la riunione del Comitato esecutivo di IndustriAll Global che si è svolta a Bruxelles il 21 e 22 maggio, inizieranno i gruppi di lavoro per la preparazione del prossimo Congresso mondiale che si terrà a Città Del Capo dal 12 al 16 ottobre 2020. 

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