Un’Europa più giusta per i lavoratori

Rafforzare la democrazia, adottare un nuovo modello economico in Europa sulla base di investimenti pubblici e privati, lottare per salari più alti e guidare i cambiamenti anche climatici o legati alla digitalizzazione, rilanciare il modello sociale europeo e costruire un’agenda globale basata su solidarietà, equità e inclusione. Sono i pilastri alla base dei quali si è sviluppata tutta la discussione del Congresso 2019 della Confederazione Europea dei Sindacati dal 20 al 24 maggio a Vienna. Oltre mille partecipanti, di cui circa 700 delegati, hanno riempito l’enorme sala del centro congressi Messe Wien.

NELLA GIUSTA DIREZIONE
E in una Vienna che a settembre tornerà alle urne, dove il governo populista di destra è precipitato proprio nei giorni precedenti al Congresso, la Ces lancia un messaggio anti populista e pro europeista. “Alle soglie delle elezioni europee noi vogliamo spingere l’Europa nella giusta direzione, quella sinistra progressista. L’aumento dei partiti populisti è preoccupante. Ma ci sarà bisogno di una coalizione e questo inciderà molto in Europa, rimane la paura che ci sarà un minor clima sociale sia in Parlamento che in Commissione. Vogliamo rendere la Ces il motore per il successo verso un’Europa sociale e sostenibile”. Così il presidente Etuc, Rudy De Leeuw, ha infatti dato il via alla prima giornata del Congresso e al dibattito a cui hanno preso parte delegati, politici ed economisti.

UN’EUROPA SOCIALE
“È un momento critico per l’Europa e per i lavoratori – ha esordito nella sua relazione il Segretario generale uscente, Luca Visentini – queste elezioni saranno un punto di svolta verso un’Europa sociale o verso il declino. La nostra democrazia è sotto attacco, vediamo l’ascesa del nazionalismo e di partiti neo fascisti. Non dobbiamo sottostimare la diffusione del nazionalismo e dei sentimenti xenofobi. Abbiamo una responsabilità di capire le cause di questi fenomeni. Dobbiamo guardare alle ferite lasciate dalla crisi che distruggono il futuro delle persone”. L’Europa, secondo Visentini, ha perduto la sua anima sociale. “Noi dobbiamo portare avanti una visione migliore e più convincente di quella degli estremisti. L’Unione europea sopravvivrà solo se riuscirà a raggiungere dei risultati concreti che cambieranno in meglio la vita delle persone”.
La Ces vuole quindi un’Europa basata sulla democrazia, sulla solidarietà, su salari più elevati, un contratto sociale rinnovato e che è stato infranto dalla crisi. Maggiori investimenti per un lavoro di qualità. “Abbiamo bisogno – ha continuato Visentini – di diverse politiche economiche che favoriscano la crescita dei diritti per i cittadini. Abbiamo bisogno di migliori salari per tutti e una crescita sostenibile e dobbiamo colmare il divario che abbiamo in Ue. Dobbiamo potenziare la contrattazione collettiva in tutti i Paesi e permettere un reddito dignitoso con cui vivere. Tutelare l’ambiente e la coesione sociale. Abbiamo bisogno di un futuro del lavoro nel quale tutti i lavoratori possano godere di parità di diritti e tutela sociale. Dobbiamo creare un quadro di riferimento a livello europeo e stabilire prassi che non lascino nessuno indietro”.

Jean-Claude Juncker

LOTTARE PER QUEL CHE È GIUSTO
Al Congresso, tra gli altri, ha preso parte anche il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, che ha detto di seguire da molto tempo il lavoro del sindacato e di aver toccato da vicino la vita dei lavoratori. “Sono volentieri qui perché la Ces è un movimento sindacalista per eccellenza pro europeista – ha sottolineato – abbiamo tanti progetti in comune: lavorare e lottare per quello che è giusto e questo vale anche per i prossimi decenni. Si tratta di contrastare gli estremismi di destra, questo è il nostro compito collettivo”. Junker ha poi elencato i “successi” del suo mandato: la creazione di 13,5 milioni di posti di lavoro, la disoccupazione passata dal 10% al 6%. “Oggi ci sono 240 milioni di europei occupati, quindi un 73,5%”, ha detto ammettendo che però tutto questo ancora non basta. Molti interventi dal palco hanno contestato a Junker questi dati sostenendo che il problema non sia tanto la quantità di lavoro, ma la qualità, poiché se è vero che sono stati creati nuovi posti di lavoro spesso si tratta di lavoro precario, sottopagato e contrario ai principi che il sindacato tutela da sempre.

LA DELEGAZIONE UIL
Sono stati otto i delegati della Uil che hanno partecipato al Congresso della Ces. La delegazione era guidata dal Segretario generale Carmelo Barbagallo, che da Vienna ha commentato anche i dati diffusi oggi dall’Ocse sul Pil italiano. “Siamo qui – ha detto Barbagallo – per consolidare il ruolo e il futuro del sindacato europeo: c’è bisogno di coesione per chiedere all’Unione europea di cambiare una politica fondata sull’austerità che ha impoverito gran parte dei cittadini europei. In questo quadro – ha sottolineato il leader della Uil – continua a destare particolare preoccupazione la situazione del nostro Paese: oggi è stato l’Ocse a confermare le previsioni secondo cui, nel 2019, la crescita ristagnerà ancora. La diagnosi è sempre la stessa, ma alla cura non si da mai corso: da un lato, servono investimenti in infrastrutture materiali e immateriali per generare lavoro di qualità e, dall’altro, occorre una riforma fiscale per ridurre le tasse ai lavoratori dipendenti e pensionati. Sono rivendicazioni – ha concluso Barbagallo – che ribadiremo anche nel corso di questo Congresso, all’indirizzo sia della Commissione europea sia del governo italiano”.
E il Segretario generale aggiunto della Uil, Pierpaolo Bombardieri, è intervenuto nel dibattito per esprimere la vicinanza della Uil e il sostegno al programma della Ces in una fase così difficile in cui “dobbiamo lavorare uniti, compatti per lavorare su un’Europa basata su principi e valori solidi. Le politiche di austerity non sono ancora terminate, i nostri governi le applicano. Dobbiamo lottare e insistere per maggiori investimenti, più tutele ai lavoratori e migliori politiche industriali. Più che di salario minimo abbiamo bisogno di più contratti nazionali, riduzione dell’orario di lavoro a parità di trattamento economico, politiche fiscali riducendo le tasse a lavoratori e pensionati. Vorrei – ha concluso – che questa Ces riuscisse a coinvolgere maggiormente donne e giovani. Questi sono i temi su cui noi diamo il sostegno e lavoreremo per questo, per una Ces ancora più unita”.

IL VOTO FINALE
Il Congresso ha infine eletto la nuova dirigenza. Luca Visentini è stato riconfermato Segretario generale, insieme a lui sono stati eletti Segretari generali aggiunti Easther Lynch e Pelle Hilmersson, Segretari confederali Liina Carr, Isabelle Schömann, Ludovic Voet, i vicepresidenti José María Álvarez, Bente Sorgenfrey, Josef Středula e Miranda Ulens. “Abbiamo ancora molta strada davanti a noi – ha detto Visentini – per una Ces e un’Europa diversa e più giusta per i lavoratori”.
“La rielezione di Luca, nostro conterraneo ed ex dirigente della Uil, rappresenta un ulteriore elemento di orgoglio per noi – ha commentato Rocco Palombella a margine del Congresso – sono certo che continuerà a fare un buon lavoro sulla scia di questi anni, lo farà considerando le difficoltà dei vari Paesi e in modo particolare dell’Italia. Non mancherà come sempre il nostro apporto, affinché non si senta solo, e il nostro contributo incondizionato per rendere il ruolo della Ces determinante ai fini del cambiamento dell’Europa”. 

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