L’acciaio italiano è in buona salute

di Guglielmo Gambardella

“Complessivamente il 2017 è stato un anno molto buono sia in termini di volumi che per quanto riguarda la redditività. Nei primi mesi del 2018 il trend ha continuato ad essere positivo”. Così il neo presidente Alessandro Banzato ha aperto a Milano all’Auditorium “Il Sole 24 Ore”, lo scorso 11 ottobre, i lavori dell’Assemblea annuale di Federacciai. Banzato succede ad Antonio Gozzi che ha guidato la Federazione per due mandati consecutivi.

IL SETTORE DELL’ACCIAIO
Federacciai è la Federazione, affiliata a Confindustria, che rappresenta le imprese siderurgiche italiane, 123 aziende associate (anno 2017) che realizzano e trasformano oltre il 95% della produzione italiana di acciaio. Il settore dell’acciaio italiano genera un volume d’affari di circa 35 miliardi di euro ed occupa circa 70mila addetti (tra diretti e indiretti). Con una produzione consuntivata nel 2017 pari a 24,1 M.t. di acciaio, il nostro Paese si riconferma al secondo posto nella classifica dei produttori in Europa, dietro alla Germania, ed al primo posto per volume di riciclo di rottame ferroso, rivestendo un ruolo strategico per l’economia del Paese e alimentando l’intera filiera della produzione manifatturiera.

CONSUMO IN ESPANSIONE
Nel 2017 il consumo apparente di prodotti siderurgici primari, 28,2 M.t., è tornato in espansione, dopo il rallentamento del 2016, con un aumento del 3,0% (+809,3 mila t.) sull’anno precedente. Nei primi otto mesi dell’anno in corso, la produzione nazionale di acciaio, 16,1 M.t., è aumentata del 3,4% sullo stesso periodo dell’anno precedente, tasso di crescita in linea con il dato 2017 (24,1 M.t., + 3%).

TEMI CHIAVE
Nel corso dell’assemblea il Presidente dell’associazione dei siderurgici italiani ha tracciato, nella sua relazione, un quadro dell’attuale contesto socio-politico, competitivo, internazionale ed indicato quelli che saranno i temi strategici del suo mandato: sicurezza, ambiente e costo dell’energia. Gli acciaieri italiani temono una revisione, da parte dell’attuale Governo, dei vantaggi economici concessi fino ad oggi alle cosiddette aziende “energivore”. Come Uilm auspichiamo che i futuri interventi legislativi, sia da parte del Governo italiano che da parte del Parlamento europeo, siano a favore del settore siderurgico costantemente minacciato dalla concorrenza sleale, in particolare della Cina che con i suoi 831 M.t. continua a rappresentare oltre il 50% della produzione mondiale.

SONDAGGIO AIB
È da segnalare il risultato di un sondaggio dell’AIB, reso noto nel corso dell’assemblea, che ha mostrato come il 53% delle aziende bresciane censite ha alle proprie dipendenze lavoratori extracomunitari, con punte del 73% nelle imprese metallurgiche e siderurgiche. Sicuramente un dato su cui occorre riflettere quando si discute di immigrazione.

IL RUOLO DEL SINDACATO
Come Uilm abbiamo molto apprezzato che nella stessa relazione sia stato riconosciuto il determinante ruolo svolto dal sindacato per la positiva conclusione della vertenza Ilva: “I Sindacati hanno visto premiato il loro coraggio con un risultato referendario importante in termini di consenso”, ha dichiarato Alessandro Banzato. Anche la vicenda Aferpi è stata ed è tuttora all’attenzione dei siderurgici italiani che hanno accolto favorevolmente il subentro di Jindal – “che sa cosa vuol dire produrre acciaio e stare sul mercato” – nella proprietà dell’ex acciaieria Lucchini; adesso attendono (come noi del resto) di conoscere il piano industriale degli imprenditori indiani e quanto inciderà nel mercato italiano la ripresa della produzione di acciaio del sito piombinese. E questa è un’altra sfida che, dopo Ilva, vogliamo assolutamente vincere.

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