ILVA: dopo il referendum parte la fase due

Con il 93% di voti favorevoli il referendum che ha coinvolto i 13.533 lavoratori in tutti gli stabilimenti Ilva ha approvato l’Ipotesi di Accordo raggiunta tra i sindacati metalmeccanici, Arcelor Mittal e il Ministero dello Sviluppo Economico il 6 settembre scorso.
“È un risultato storico per quanto riguarda l’approvazione di piattaforme di tipo riorganizzativo, che non ha precedenti nella storia sindacale degli ultimi anni, sia per quanto riguarda la totale partecipazione dei lavoratori alle assemblee che per il numero di votanti”, ha commentato il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

IL VERO NEGOZIATO
I lavoratori hanno apprezzato il risultato di questo negoziato rispetto alla proposta che aveva fatto il precedente governo e che non era frutto di una negoziazione sindacale, ma la conseguenza del contratto di vendita che prevedeva oltre 4mila esuberi e la discontinuità del rapporto di lavoro, con la messa in discussione dell’art. 18 e dei trattamenti economici e normativi.
“Questo risultato, invece – continua Palombella – è il frutto di una nostra impostazione, sin dall’inizio abbiamo ribadito che non avremmo firmato alcun accordo che non prevedesse licenziamenti e il non mantenimento dei diritti acquisiti, oltre al miglioramento significativo del piano ambientale per Taranto e che non prevedesse divisioni tra le organizzazioni sindacali”.

LA NOSTRA DETERMINAZIONE
Infatti, nonostante un anno di attacchi e tentativi di strumentalizzazione con ricorso continuo alla magistratura, nonostante un’estate in cui il ministro Di Maio ha addirittura paventato l’annullamento della gara, noi non ci siamo mai persi d’animo e abbiamo continuato a sostenere che sarebbe stato un disastro con conseguenze inimmaginabili. La vera svolta c’è stata nella notte tra il 5 e il 6 settembre, quando il nostro senso di responsabilità derivante dal nostro livello di rappresentanza ci ha permesso di convincere Di Maio e Arcelor Mittal ad accogliere totalmente le nostre richieste.
Adesso l’intesa, che ha avuto la quasi totale adesione dei lavoratori, scongiura il pericolo della chiusura e avvia concretamente il risanamento ambientale per Taranto e il rilancio del settore siderurgico in Italia.

GENOVA
Intanto il 24 settembre si è riunito a Genova il tavolo a cui ha preso parte lo stesso ministro Di Maio che ha assicurato: “Il Governo si impegna a finanziare la cassa integrazione, la società di Cornigliano e ulteriori eventuali progetti con gli enti locali qualora ce ne fosse la necessità”.
Con lui c’erano i sindacati, gli enti locali e i vertici dell’azienda. Di Maio ha ribadito, inoltre, che “nessuno perderà il posto di lavoro, come è stato stabilito il 6 settembre a Roma”. Tutti i 1.474 dipendenti di Genova Cornigliano dovrebbero quindi essere assunti: una parte da ArcelorMittal e una parte dalle società municipalizzate e a partecipazione pubblica che subentreranno nelle aree demaniali alle quali AM potrebbe rinunciare.
Matthieu Jehl, ad di AM InvestCo Italy, ha ribadito: “Il 6 settembre abbiamo riconosciuto l’accordo di programma per Genova. Non ci saranno esuberi strutturali, chi non rientra nei piani di Arcelor avrà una proposta di lavoro con art. 18”.

TARANTO
Giovedì 27 settembre sono iniziati gli incontri tra sindacati e l’amministrazione straordinaria dell’Ilva sulle gestione degli esuberi in base all’accordo firmato con ArcelorMittal. E’ dunque il momento di gestire le assunzioni e vigilare sulla selezione dei 10.700 dipendenti che passeranno subito in AM e di quanti resteranno in capo a Ilva AS.

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