Evoluzione dei fondi sanitari integrativi

di Chiara Romanazzi

Martedì 9 aprile si è tenuto presso la Uil un importante convegno tra la Confederazione e le categorie sull’evoluzione dei fondi sanitari integrativi. Vi hanno preso parte, oltre che ai Segretari nazionali della Uil, anche autorevoli esponenti della politica italiana. Il bisogno di svolgere un seminario su questo argomento nasce dall’importanza crescente che stanno assumendo i Fondi sanitari integrativi nella contrattazione collettiva, a fronte di un SSN che da diverso tempo sta mostrando punti di debolezza.

SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
Lo scorso anno è stato celebrato il quarantennale dell’istituzione del servizio sanitario nazionale italiano. Il SSN era nato con l’obiettivo di rendere accessibile il diritto alla salute a tutti gli individui senza discriminazioni di reddito, di genere o di età. In Italia, da diversi anni, stiamo assistendo a pesanti tagli alla sanità pubblica, che hanno indebolito il SSN: se facciamo un confronto con gli altri Paesi europei, ce ne rendiamo ulteriormente conto. In Italia la spesa sanitaria è pari al 6,6% del Pil ed è inferiore rispetto ad altri Paesi, come Germania e Francia, dove la spesa sanitaria ammonta rispettivamente al 9,6% e al 9,5%. Durante il seminario, tutti gli oratori presenti hanno convenuto sulla necessità di dover investire nella sanità pubblica, in modo da equiparare la situazione italiana a quella degli altri Paesi europei.

FONDI SANITARI INTEGRATIVI
Una prima risposta a questa riduzione degli investimenti pubblici in sanità è stata data dai Fondi sanitari integrativi istituiti dalle Organizzazioni sindacali e datoriali in Italia, attraverso il CCNL (ad esempio nel nostro caso mètaSalute). Questi fondi sono stati istituiti proprio con l’obiettivo garantire le coperture in quelle aree in cui il SSN è carente. Attualmente in Italia oltre 9 milioni di lavoratori, tramite il CCNL, beneficiano della sanità integrativa.

INDAGINE CONOSCITIVA
Durante l’interessante dibattito che si è sviluppato, è emerso che attualmente è in corso un’indagine conoscitiva della XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati proprio sui Fondi sanitari integrativi, per indagare su quattro fattori:

  1. Valutare un riordino della sanità integrativa;
  2. Valutare se reintrodurre il divieto esplicito per i Fondi sanitari integrativi di erogare prestazioni sanitarie sostitutive ricomprese nel SSN e dei Lea (Livelli essenziali di assistenza);
  3. Indagare se reintrodurre disposizioni che impongano la trasparenza e la pubblicità degli atti statutari dei Fondi sanitari Integrativi  e le disposizioni per eliminare conflitti di interesse tra i gestori del fondo e chi li promuove;
  4. Verificare l’onere complessivo delle agevolazioni fiscali legate ai Fondi sanitari integrativi.

Per quanto riguarda il primo punto, la negoziazione contrattuale è fondamentale e imprescindibile per il consolidamento dei Fondi Sanitari Integrativi. La Uil sostiene lo sviluppo dei Fondi facendo leva sull’adesione contrattuale, in modo che l’offerta delle prestazioni raggiunga il livello massimo e che sia rispondente alla peculiarità della categoria professionale dei lavoratori a cui è dedicata;
Per quanto riguarda il secondo punto, durante il seminario è stato spiegato che esistono due tipi di Fondi sanitari: i cosiddetti “Fondi A” e i “Fondi B”. I Fondi A hanno carattere puramente integrativo, poiché potenziano l’erogazione di trattamenti e prestazioni non comprese nei livelli essenziali di assistenza. Tali Fondi costituiscono un numero minoritario e, dal punto di vista legislativo, fanno riferimento all’ ex. Art. 9 Dlgs n° 502/1992, modificato poi dal Dlgs 19/6 del 1999. I Fondi B, invece, sono la stragrande maggioranza e sono definiti come “enti, casse e società di mutuo soccorso”, con lo scopo esclusivamente assistenziale. Questi enti e casse integrano le prestazioni del SSN, ma offrono anche misure di sostegno connesse a prestazioni che ricadono nei livelli di assistenza già garantiti dal SSN;
Sul terzo punto è molto importante che ci sia un’integrazione ben gestita tra Fondi sanitari integrativi e il SSN. La sanità integrativa deve continuare a svolgere il proprio ruolo facendo prevenzione e supportando il SSN.

TRASPARENZA
Per i Fondi di natura negoziale, il livello di trasparenza garantito agli iscritti è elevato. Attualmente, la vigilanza sui Fondi è esercitata dal ministero della Salute tramite l’anagrafe dei Fondi sanitari e l’Agenas (che fornisce supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni). Malgrado l’esistenza dell’anagrafe, secondo il ministero della Salute, non c’è una conoscenza chiara del numero esatto dei fondi presenti in Italia, del numero di iscritti e delle prestazioni erogate, soprattutto perché l’iscrizione all’anagrafe dei fondi dipende dal fondo stesso.

LA DISCIPLINA FISCALE
I contributi versati ai Fondi sanitari integrativi sono una parte integrante della retribuzione dei lavoratori. Infatti, i Fondi di natura negoziale sono un importante valore da tutelare e un mezzo per migliorare la qualità di vita di milioni di lavoratori e delle loro famiglie. A seguito di un’analisi, e al netto del costo per l’erario dovuto alle deduzioni, questo “investimento” si traduce in un saldo positivo per lo Stato. Infatti, le prestazioni rimborsate o erogate dai Fondi sanitari integrativi non possono essere portate in detrazione nella dichiarazione dei redditi. Questo significa che l’intermediazione dei Fondi fa si che vi sia un maggiore incasso per l’erario.
Vista l’importanza e l’attualità di questo tema, la Uil ha  dichiarato di voler proporre a Cgil e Cisl di avviare un tavolo di lavoro, insieme alle parti datoriali e al governo, per proporre e approntare un sistema di Fondi sanitari integrativi sempre più adeguato e più rispondente alle necessità dei lavoratori e dei cittadini.

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