SiderAlloys: ora serve una svolta per garantire la reindustrializzazione

di Guglielmo Gambardella

Sono ormai passati oltre sei anni dall’interessamento di SiderAlloys all’acquisto dello smelter di Portovesme e alla successiva cessione da parte di Alcoa avvenuta nel febbraio del 2018, con il dichiarato impegno della società svizzera di riavviare la produzione di alluminio in 24 mesi e la riassunzione di tutti gli oltre 400 lavoratori messi in mobilità con la fermata degli impianti nel 2012.
In questi anni abbiamo perso il conto sugli aggiornamenti del cronoprogramma per la realizzazione del piano industriale, che avrebbe previsto una produzione con nuove tecnologie e volumi superiori alle 140mila tonnellate annue. Abbiamo perso il conto anche delle motivazioni per giustificare i ritardi della reindustrializzazione: prima i finanziamenti, il contratto per l’energia; poi le forniture dalla Cina, le autorizzazioni, il Covid, adesso i conflitti… in futuro, what else?

LA TRISTE REALTA’
La triste realtà è quella di un investitore che a oggi è riuscito ad avviare la sola fonderia, CHE riassorbe appena un terzo dei lavoratori del bacino ex Alcoa e garantisce zero produzione di alluminio primario. Nel corso del recente incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, tenutosi lo scorso 18 gennaio, la Uilm ha lanciato l’ennesimo grido di allarme: la reindustrializzazione è a rischio, serve una svolta.
Nel medesimo incontro, a fronte delle nostre richieste, SiderAlloys non è stata in grado di quantificare gli investimenti effettuati fino a oggi, quante e quali risorse pubbliche e private, rispetto agli oltre 150 milioni complessivi previsti, sono state utilizzate per il progetto di rilancio dello stabilimento di Portovesme, comprese quelle messe a disposizione da Alcoa (circa 20 milioni di euro), illustrare lo stato di avanzamento del cronoprogramma per il riavvio dello smelter.

OBIETTIVO RAGGIUNGIBILE?

Abbiamo inoltre chiesto di verificare, rivolgendoci ai rappresentanti del dicastero, se la multinazionale svizzera fosse ancora in grado di portare a termine l’investimento e raggiungere l’obiettivo della riassunzione di tutti i lavoratori dell’ex Alcoa e la ricostruzione di tutto l’indotto e della relativa occupazione. Ulteriore aggravante per l’azienda è quella di non aver confermato i contratti a termine di oltre 20 lavoratori, di ritardare il pagamento delle ditte di appalto con conseguenti licenziamenti di decine di lavoratori.
Il riavvio dello stabilimento è troppo importante per il Sulcis: un territorio che da anni soffre una emergenza economica e sociale derivante dalle diverse crisi industriali registrate da 10 anni a questa parte.

PROFONDA RIFLESSIONE
La Uilm, dunque, crede che sia necessaria una profonda riflessione e una attenta valutazione per accertare se sussistano ancora le condizioni per poter lasciare a SiderAlloys l’utilizzo dei restanti fondi pubblici disponibili per il progetto. La stessa Invitalia, socio al 20% in SiderAlloys, deve essere richiamata all’assunzione di responsabilità sulla gestione della vertenza.
Il MiMIT ha valutato importanti le sollecitazioni della Uilm chiudendo la suddetta riunione con la pianificazione di due prossimi incontri di verifica già a partire dal 6 febbraio.

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