L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

come sempre sono state settimane impegnative, a cominciare dalle vertenze aperte e in particolare da quella di Acciaierie d’Italia che come sapete vive un momento di forte drammaticità.

In questi anni si sono avvicendati otto Governi, otto Ministri dello Sviluppo economico, abbiamo fatto decine di scioperi e manifestazioni ma dopo undici anni questa vertenza non è stata risolta.

Lo scorso 20 ottobre, oltre mille lavoratori provenienti da tutti gli stabilimenti italiani del Gruppo hanno manifestato a Roma per chiedere un’operazione verità al Governo per salvare l’ex Ilva e per salvaguardare l’occupazione, l’ambiente e il futuro industriale. Nell’incontro a Palazzo Chigi ci è stato detto che si considera Arcelor Mittal un interlocutore credibile, nonostante in questi anni non abbia prodotto alcun risultato, sotto nessun punto di vista. Questo sarebbe sufficiente per capire che non ci sono più le condizioni per andare avanti nella trattativa segreta che il Governo sta portando avanti con la multinazionale.

Nonostante l’Esecutivo abbia deciso di togliere gli alibi per investire, ad oggi la trattativa è ancora complicata e noi siamo convinti che non approderà ad alcun risultato. Finché siamo in tempo diciamo al Governo di fermarsi perché bisogna evitare di concedere altri fondi pubblici a una gestione fallimentare. Il Governo deve capire che è arrivato il momento di prendere la maggioranza e la governance dell’azienda.

Abbiamo detto al Governo che non c’è alternativa a questo, altrimenti ci sarà una trattativa che metterà a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro degli stabilimenti. Grazie alla lotta dei lavoratori abbiamo ottenuto che il tavolo di crisi sia a Palazzo Chigi, con il prossimo incontro stabilito per il 7 novembre, ma continueremo a chiedere soluzioni fino a che non le avremo.

Nel frattempo, sul fronte confederale, abbiamo svolto l’Esecutivo della Uil confermando la linea definita dal Consiglio: per la nostra Organizzazione è necessario indire la mobilitazione con scioperi su base territoriale, anche per raccogliere e coagulare tutte le istanze espresse a livello provinciale e regionale.

La manovra economica varata dal Governo stanzia risorse insufficienti per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e non adotta soluzioni che favoriscano la conclusione di quelli del settore privato; non assume provvedimenti in materia di precarietà e di sicurezza sul lavoro; non investe sulla sanità; non dà risposte sulle future pensioni dei giovani né sul tema dell’autosufficienza e non ripristina le condizioni originarie di opzione donna; non affronta la questione dell’evasione fiscale e non recupera nessuna risorsa dall’extratassa sugli extraprofitti; non si occupa di transizione energetica e non definisce politiche industriali e per lo sviluppo; non riduce le disuguaglianze e non ha alcun respiro sociale.

A questo punto, dunque, falliti tutti i tentativi di dialogo, non resta che la mobilitazione delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani per chiedere un’inversione di rotta nella politica economica e sociale del Governo e delle Istituzioni locali. Il prossimo futuro potrebbe presentarci un conto ancor più salato, soprattutto per i percettori di redditi fissi, per i precari, i giovani e gli anziani.

Servono, dunque, provvedimenti forti e coraggiosi in grado di far fronte al rischio di un ulteriore declino: il Governo sembra non cogliere questa emergenza, proveranno le persone in difficoltà a fargliela comprendere dalle piazze.

Per queste ragioni Cgil e Uil hanno deciso tre giornate di sciopero: venerdì 17 novembre, otto ore o intero turno di sciopero per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni del Centro. Nella stessa giornata, inoltre, le lavoratrici e i lavoratori delle categorie del trasporto, di tutto il pubblico impiego e della conoscenza sciopereranno sempre per otto ore o intero turno, ma su tutto il territorio nazionale.

Il 20 novembre a scioperare sarà la Sicilia, mentre la Sardegna il 27.

Venerdì 24 novembre, le otto ore o l’intero turno di sciopero riguarderanno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Nord. Infine, venerdì 1° dicembre a incrociare le braccia per otto ore o per l’intero turno saranno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Sud.

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