Acciaierie d’Italia: no all’ennesimo ricatto, l’azienda si assuma proprie responsabilità su stop al gas

“Riteniamo inaccettabile l’ennesimo ricatto di Acciaierie d’Italia nei confronti dei lavoratori e del Paese. Ora il socio privato si deve assumere la responsabilità del possibile stop alla fornitura del gas dell’8 novembre. Basta assurdi alibi e no a ulteriori richieste di fondi pubblici. Vogliamo sapere come sono stati spesi i 680 milioni di euro, erogati a febbraio dallo Stato, che dovevano servire alla salita in maggioranza di Invitalia. Adesso l’azienda chiede altri 320 milioni, per quanti giorni basteranno? Alle ingenti risorse pubbliche stanziate in questi anni, si aggiungono gli ulteriori 100 milioni per la cassa integrazione, previsti, senza accordo sindacale, dalla legge di bilancio per tutto il 2024. Il Governo deve capire che è inutile concedere ulteriori risorse pubbliche a una gestione fallimentare, che ha portato al record negativo di produzione, all’insicurezza negli stabilimenti, al mancato completamento del risanamento ambientale, a circa settemila lavoratori in cassa integrazione, compreso l’appalto. Il 7 novembre ci aspettiamo dal Governo la piena verità su questa vertenza annosa. Siamo vicini a una situazione di non ritorno”. Lo ha dichiarato il 2 novembre scorso Rocco Palombella, Segretario generale Uilm nazionale.

TRATTATIVA CON MITTAL
Secondo il sindacalista “il Governo, dopo quattro anni, anziché interrompere questa gestione fallimentare e chiedere conto delle responsabilità, avvia una assurda trattativa con Mittal, arrivando a firmare un pre accordo, mentendo ripetutamente alle organizzazioni sindacali. Allo stesso tempo, come denunciato nelle scorse settimane, anche Invitalia è stata tenuta all’oscuro da parte del socio privato” spiega il leader Uilm.
“Da notizie di stampa non smentite, abbiamo appreso che si prevederebbero oltre due miliardi di fondi pubblici, senza ricevere alcuna garanzia né impegno economico da parte del socio privato –  ha continuato – inoltre il Governo rinuncerebbe alla maggioranza pubblica, smentendo platealmente il progetto più volte ribadito dal Ministro Urso nei mesi scorsi e facendo venire meno i presupposti del finanziamento di 680 milioni di inizio anno, con il rischio di incorrere in infrazioni europee”.
Palombella spiega come “il socio privato, dal 2019, ha già deciso l’infausto destino dell’ex Ilva. Ora chiediamo al Governo di fermarsi con questa dannosa trattativa, prima che sia troppo tardi. Mai come in questo momento il destino di migliaia di lavoratori è ancora nelle mani di questo Esecutivo. Noi continueremo a lottare per impedire la chiusura degli stabilimenti dell’ex Ilva”.

RISPOSTE SURREALI
E sugli interventi di Urso e Giorgetti durante le audizioni in Parlamento secondo il Leader Uilm sono arrivate “solo risposte surreali”. “È stata fatta – ha aggiunto – una sommaria ricostruzione della vicenda dell’ex Ilva con l’obiettivo di giustificare le azioni dell’attuale Governo addossando la responsabilità ai vari Esecutivi che si sono avvicendati dal 2016 a oggi. Non c’è stata nessuna attribuzione di responsabilità al socio privato che in questi quattro anni ha dimezzato la produzione, ha smesso di investire sulle manutenzioni e sulla sicurezza degli impianti, ha collocato in cassa integrazione 3mila lavoratori, non ha rispettato l’impegno al reintegro dei lavoratori in amministrazione straordinaria e non ha completato l’ambientalizzazione. Al contrario ha accumulato un debito verso i fornitori di oltre 2 miliardi, affamando le aziende e lavoratori dell’appalto, ed ha bruciato risorse pubbliche per oltre 1 miliardo”.

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