Industria della Difesa e Sicurezza, quale possibile integrazione in Italia e in Europa per una Difesa unica?

di Guglielmo Gambardella e Bruno Cantonetti

Nei giorni 12 e 13 luglio prossimi si terrà a Bruxelles la conferenza finale dei quattro workshop organizzati da IndustriAll Europe sull’industria della Difesa. In questa conferenza sono previsti, fra l’altro, anche interventi di rappresentanti aziendali e quelli della direzione generale Industria della difesa e spazio (DEFIS) che guida le attività della Commissione europea nel settore dell’industria della difesa e dello spazio. A margine della medesima conferenza, per tutti i partecipanti è prevista una visita al quartier generale della NATO a Bruxelles, un chiaro segnale che IndustriAll vuole inviare al mondo a conferma dell’alleanza atlantica dell’Europa e dei sindacati europei.

OPPORTUNITA’ DI CONFRONTO
Riteniamo che siano state molto utili le discussioni che si sono sviluppate sul tema nel corso di questi workshop con la partecipazione dei più rappresentativi sindacati europei. Crediamo che questi confronti siano stati una grande opportunità per delineare un quadro complessivo del settore e dei possibili scenari alla luce dei confronti che gli stati europei stanno effettuando in funzione di una possibile integrazione delle diverse industrie, per le quali è disponibile un fondo di 8 miliardi di euro per la “ricerca e sviluppo” per nuovi progetti, per arrivare all’auspicato obiettivo di costituire una vera e propria Difesa unica europea. Ovviamente, per quanto riguarda i sindacati, le discussioni che inevitabilmente hanno riguardato aspetti industriali e geopolitici, avevano la finalità di prevedere i possibili riflessi occupazionali di centinaia di migliaia di lavoratori altamente specializzati interessati da futuri processi di integrazione.

PROCESSI DI INTEGRAZIONE
I processi di integrazione per questo tipo di industria sono già avvenuti anni a dietro negli USA, anche su indicazione dei vari governi che si sono succeduti, consentendo all’amministrazione statunitense di avere pochi grandi soggetti a cui affidare le commesse ma al tempo stesso di assicurare il mantenimento e il predominio tecnologico a livello mondiale. Basti pensare che nei primi anni Novanta erano presenti circa 26 grandi imprese statunitensi nel settore della difesa. Le fusioni avvenute negli ultimi decenni hanno visto confluire tutte queste società in soli 4/5 raggruppamenti industriali. Oggi queste grandi aziende a stelle e strisce sono posizionate nei primi 5 posti nella top 10 delle aziende globali: Lockeed Martin, Rayteon, Boeing, Northrop Grumman e General Dynamics (dati DefenceNews 2021) si spartiscono la maggior parte del consistente bilancio governativo della difesa ed esportano importanti quote nel mercato internazionale. Per l’anno in corso il budget di spesa autorizzato dal Congresso USA (antecedentemente al conflitto Russia Ucraina) è pari a 770 miliardi di dollari. È sorprendente (preoccupante) la rapida ascesa della Cina che in questa classifica ne posiziona 7 nei primi 20 posti.

IL POSIZIONAMENTO EUROPEO
L’Europa, invece, posiziona BAE Systems al settimo posto, Airbus al dodicesimo posto, Leonardo al tredicesimo e Thales al sedicesimo. Questo dato evidenzia la dimensione dell’industria europea nello scacchiere mondiale e ne suscita, ancora con maggiore urgenza, le riflessioni che in questo momento trovano tutte le ragioni di una opportuna accelerazione sul (necessario) processo di aggregazione, a partire dall’asse Italia-Francia-Germania, i maggiori paesi produttori di sistemi di difesa. Nello scenario europeo resta ancora tutto da definire il ruolo che avrà la Gran Bretagna dopo la brexit. In Europa, l’unico importante esempio di integrazione industriale degli ultimi decenni è rappresentato da Airbus con le aziende di Francia, Germania e Spagna unitesi sia per il settore civile che per quello militare. Altri esempi europei sono quelle delle Joint venture di MBDA (Leonardo-BAE-Airbus) per la produzione di missili e la Space Alliance (Leonardo-Thales). Esempi recenti, che però vanno in direzione diversa, sono quelle delle alleanze industriali per i programmi futuro caccia di sesta generazione che vede Francia-Germania-Spagna con il FCAS da un lato e Italia-Uk-Svezia dall’altra con il Tempest.

LEONARDO E FINCANTIERI
Ma il dibattito su una possibile integrazione dell’industria della Difesa e Sicurezza è tema anche nei nostri confini a partire da quella ipotizzata fra i due campioni nazionali Leonardo e Fincantieri. Il dossier è all’attenzione del governo italiano che per entrambe le società è azionista di riferimento. Ci chiediamo, dunque, se sia possibile che, sia a fronte del mutato scenario globale che per la previsione della crescita degli investimenti dei paesi NATO al 2% del Pil, il contesto “costringa” l’attuale esecutivo ad affrontare il tema della costituzione di un “polo della difesa” predeterminando (finalmente) una vera “politica industriale” di settore per la crescita delle competenze, delle capacità industriali e la salvaguardia delle imprese in funzione della possibile integrazione europea?
È possibile, ma continuiamo a nutrire qualche perplessità in ragione della attuale fase politica, complessa e delicata, a partire dal quadro molto instabile che, a nostro parere, non consentirebbe un’operazione così strategica. Noi continuiamo a sperare che ciò avvenga nell’interesse nazionale, ma con una logica scevra da dinamiche ideologiche o di mera spartizione di potere. A rendere la fase ancora più complessa potrebbero essere le possibili ulteriori acquisizioni di Leonardo, dopo quella del 25% di Hensoldt e RADA, e la possibile cessione della ex OTO Melara e WASS, di cui la stessa Fincantieri avrebbe manifestato l’interesse, il cui disegno strategico al momento per noi resta ancora poco chiaro.

LA POLITICA
Auspichiamo che il governo italiano attraverso suoi dicasteri interessati (MEF, MiSE e Difesa) ponga al centro dei ragionamenti quella di costruire una prospettiva che consenta di valorizzare e dimensionare ulteriormente, indipendentemente dalla formula da adottare (fusione, partnership, aggregazione, alleanza industriale, ecc.), questa importante industria sia per il posizionamento internazionale ma soprattutto in funzione del confronto per la Difesa europea.
La Uilm continuerà a vigilare sulle decisioni che verranno assunte su questi temi a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori interessati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *