L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

gli eventi di Guerra continuano a tenerci col fiato sospeso e la prospettiva di un cessate il fuoco ad opera delle diplomazie continua a essere un miraggio. Siamo ormai a circa 70 giorni dall’inizio dell’aggressione della Russia al popolo ucraino, tantissimi soprattutto se consideriamo il pesante bilancio in termini di perdita di vite umane.

Se dobbiamo limitarci esclusivamente a registrare le varie dichiarazioni, abbiamo buone ragioni per immaginare che il cessate il fuoco sia sempre più spostato in avanti nel tempo. Man mano che gli eserciti si spostano da un territorio all’altro, si continuano a scoprire fosse comuni con centinaia di corpi ammassati.

Le sanzioni e le diplomazie di tutto il mondo non sono state in grado di far cessare una strage assurda che sta colpendo una Nazione nel cuore dell’Europa.

Questo grande cratere di guerra, oltre a sconvolgere il già precario equilibrio sociale e produttivo all’interno dei vari Paesi, sta bloccando qualsiasi programmazione di investimento dei singoli Stati e in modo particolare dei popoli.

L’azione del Parlamento e del Governo nel nostro Paese sembra ormai bloccata dando la sensazione di attesa inerme del corso degli eventi.

Questo stato di cose non è raffigurabile nelle diverse realtà del mondo. Mentre noi continuiamo a restare bloccati, le scelte strategiche e quelle di politica economica vengono comunque esercitate con una velocità talmente intensa da non permetterci sicuramente di recuperare.

Arrivano segnali sempre più chiari, da parte delle varie economie dei Paesi più industrializzati, di un conflitto destinato purtroppo a durare nel tempo; questo può significare anche la messa in discussione degli investimenti delle multinazionali in Europa e nella stessa Italia.

L’urgenza del rispetto dei tempi per una giusta transizione come può essere rispettata con l’utilizzo di ingenti risorse senza avere una prospettiva certa e duratura?
Si vanno consolidando, con tutta la gravità del caso, situazioni che noi non avremmo voluto che si radicalizzassero, compreso il fatto di convivere con un conflitto mondiale vicino a noi.

Una nota positiva di questo numero di Fabbrica società è il fatto che racchiude anche il Primo maggio 2022, data che rimarrà impressa nelle nostre menti per le iniziative messe in campo da Cgil Cisl e Uil. E mentre le manifestazioni legate al 25 aprile sono state realizzate rispettando le norme restrittive dello stato di emergenza per il Covid-19, il Primo Maggio è stato proprio il giorno del cessato divieto per la realizzazione, tra le altre cose, di eventi, comizi e concentramenti di piazza.

Quindi il Primo Maggio è stato caratterizzato da una miriade di iniziative in tutta Italia con quella più importante ad Assisi, scelta non a caso visto che è considerata la città della Pace.
Le parole d’ordine di questa manifestazione sono state proprio “pace”, “lavoro” e “sicurezza”.

Alcune delle ragioni alla base delle manifestazioni sono state accolte dal Governo Draghi, che ha programmato una riunione il giorno successivo alla manifestazione e prima del varo di alcuni provvedimenti importanti per gestire l’emergenza.

Se le misure legate alla pandemia erano legate ad ammortizzatori sociali per tutti, i provvedimenti da adottare adesso sono molto più importanti e onerosi, poiché dovranno garantire il potere di acquisto di milioni di italiani con una inflazione negativa del 7% provocata dall’aumento dei prezzi e della mancanza di energia.

Per quanto ci riguarda, stiamo per entrare nella fase più intensa dei congressi categoriali e già dalle prime battute possiamo essere orgogliosi e stilare un bilancio positivo legato sia all’organizzazione che al dibattito che si sta realizzando.

Siamo convinti che alla fine del percorso congressuale saremo in grado di elaborare delle proposte concrete che serviranno da stimolo al Congresso nazionale della nostra organizzazione, ma anche a quello della Uil previsto per la metà di ottobre.

Buona lettura!

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