Raggiunto accordo con Marelli che prevede 550 uscite volontarie

di Gianluca Ficco

L’annuncio di Marelli di 550 esuberi fra il personale di staff aveva comprensibilmente suscitato allarme. Anche le motivazioni addotte erano state preoccupanti, vale a dire la difficoltà di essere competitivi rispetto alla concorrenza e quindi di poter superare il momento delicatissimo che il settore dell’auto sta attraversando. Tutto ciò generava una pesante incertezza se si considera che Marelli è stata abbastanza recentemente acquisita da una grande società di componentistica giapponese a sua volta posseduta da un fondo di investimento: la Marelli di oggi è difatti il risultato della fusione della vecchia Magneti Marelli con la sua acquirente Kalsonic Kansei. Tale condizione rendeva, e in verità rende ancora, assai complessa e potenzialmente rischiosa la situazione.

PROSPETTIVE DEGLI STABILIMENTI
Tuttavia il confronto sindacale ha portato non solo a scongiurare il rischio di esuberi coatti, ma anche a chiarire entro certi limiti le prospettive degli stabilimenti italiani. Più in particolare il 15 febbraio è stata siglata una duplice intesa che prevede di affrontare i 550 esuberi, di cui 100 fra i dirigenti, con strumenti esclusivamente volontari, attraverso l’utilizzo delle dimissioni incentivate e del contratto di espansione, che peraltro dovrà nel prossimo futuro essere siglato presso il Ministero del Lavoro.
Il contratto di espansione darà l’opportunità a massimo 350 persone di uscire anticipatamente per agganciare la pensione entro 5 anni. Durerà fino al 30 giugno 2022 e l’indennità sarà pari al trattamento pensionistico che spetterebbe al momento dell’uscita. Inoltre nello stesso contratto di espansione sono previste assunzioni in rapporto di 1/3 delle uscite: massimo 117, se si realizzeranno tutte le uscite, di cui circa 90 fra i somministrati oggi presenti a Bari e ad ALI Venaria e circa 30 ingegneri nelle aree di R&D. Il piano formativo infine verrà dettagliato nell’accordo da siglare al ministero.

USCITE E INCENTIVI
Le dimissioni incentivate, non saranno seguite dalla Naspi o da altro trattamento di disoccupazione, in quanto non sono state precedute dalla apertura di procedure di licenziamento e dunque sono qualificate come uscite volontarie in senso stretto. Le uscite volontarie incentivate saranno massimo 200 e la loro somma con le uscite del contratto di espansione non potrà superare la soglia complessiva di 450, mentre i 100 dirigenti saranno conteggiati e gestiti a parte. Le uscite potranno avvenire fino al 30 giugno 2022, nel rispetto delle esigenze tecnico organizzative, vale a dire subordinatamente al fatto che la propria posizione sia potenzialmente rientrante fra le eccedenze.
L’incentivo varierà per qualifica e anzianità: per il personale con massimo 5 anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 24 mensilità di retribuzione lorda e in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore ai 50mila euro e per gli operai non inferiore a 40mila euro; per il personale con oltre 5 anni di anzianità aziendale, l’incentivo sarà pari a 36 mensilità di retribuzione lorda, in ogni caso per gli impiegati e quadri non inferiore ai 100mila euro e per gli operai non inferiore a 70mila euro. Per chi uscirà entro il 30/04/2022 sono previste ulteriori 20mila. Le suddette mensilità di incentivo, ferme restando le cifre minime, saranno rimodulate nel caso in cui la persona sia a meno di tre anni dal pensionamento.

ACCORDO POSITIVO
È anche previsto il principio della mobilità interna alla azienda, per consentire passaggi da mansioni potenzialmente in esubero a mansioni rese libere dalle suddette uscite. Infine sono previsti il monitoraggio a livello nazionale ma anche di unità produttiva dell’esecuzione degli accordi, sia nella parte relativa alle uscite, sia in quella relativa alla formazione e alle assunzioni. L’applicazione del principio della mobilità interna sarà fondamentale, per realizzare un’effettiva volontarietà delle uscite e per riequilibrare il personale nelle funzioni legate alle nuove tecnologie.
Si tratta di un accordo positivo, tanto più che nelle premesse ci ha consentito di approfondire le missioni industriali dei siti. È evidente però che non tutte le nubi all’orizzonte sono fugate, a iniziare dal rischio che alcune divisioni siano oggetto di cessioni dubbie dal punto di vista sindacale. Più in generale anche in Marelli dovremo affrontare quel pericoloso percorso di ridimensionamento e riconversione industriale che viene imposto dalla transizione all’elettrico. Con tutte le nostre forze sindacali ci batteremo affinché ciò avvenga nel rispetto delle migliaia di lavoratori coinvolti.

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