Parità salariale, che sia la volta buona

di Luigi Oddo

Il giudizio lo daremo alla fine sul disegno di legge n. 2418 del 13 ottobre 2021, su quella che sarà la sua effettiva messa in atto per la eliminazione delle disparità di genere in ambito lavorativo.
L’obiettivo è quello di mettere fine alle discriminazioni indirette che mettono le donne in una posizione di svantaggio; le donne subiscono preclusioni alle richieste di modifica di orari e tempi di lavoro in ragione del sesso e delle esigenze familiari e lo stato di gravidanza può minare la conservazione del posto di lavoro che spesso al rientro non è mai come ci si aspetta.

MONITORAGGIO
Nelle imprese private e pubbliche è previsto un monitoraggio sulla situazione del personale improntata al principio della parità di genere, alle iniziative di selezione e accesso alla qualificazione e formazione professionale, alle assunzioni e alla promozione dei tempi di vita e di lavoro. Per questo ben venga la certificazione ministeriale per attestare le misure da mettere in atto concretamente al fine di ridurre il divario laddove in essere. Rimane incomprensibile il passaggio degli sgravi fiscali per i datori di lavoro fino a 50.000 euro se redigono un rapporto peraltro anche facoltativo.

RAPPRESENTANZE SINDACALI
Buona invece la possibilità di coinvolgere le rappresentanze sindacali per l’accesso ai dati. Il loro coinvolgimento costituirà una base per le future contrattazioni territoriali o aziendali: è una buona occasione di crescita culturale e organizzativa.
Nella provincia di Udine, nel corso degli anni la sola istituzione della struttura pubblica per le pari opportunità ha determinato una mera contabilità senza fornire elementi utili al contrasto discriminatorio. Il meccanismo va rivisto: teorizza, raccoglie dati, ma non dà soluzione effettiva al problema e a consuntivo di ogni anno rimane invariato l’atteggiamento maschilista “tipico anche delle nostre istituzioni” preponderante nelle progressioni delle carriere nell’attribuzione dei compiti di comando. Poche sono infatti le realtà ove le donne ricoprono ruoli di alta responsabilità e dirigenza del personale.
Nonostante vi siano delle ottime qualità il persistere di un tale atteggiamento non può certamente essere ricondotto a una differenza intellettiva o professionale, è solo pregiudizio e limite culturale.

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