Whirlpool: sciopero nazionale per chiedere seria soluzione per Napoli

Uno sciopero nazionale di otto ore programmato per venerdì 17 luglio contro le posizioni assunte da Whirlpool e dal Ministero dello Sviluppo economico, ancora una volta finalizzate a propinare una generica reindustrializzazione per assecondare la chiusura dello stabilimento di Napoli e il disimpegno dall’Italia. Così si legge nel documento del coordinamento nazionale Fim, Fiom e Uilm del 7 luglio. Uno stato di agitazione con iniziative nei singoli stabilimenti del Gruppo.

NESSUNA SOLUZIONE
Le organizzazioni sindacali chiedono all’azienda di “di rispettare l’accordo del 2018, di chiarire il piano industriale per tutti gli stabilimenti del Gruppo, di fugare i timori per il futuro di Carinaro, di cessare le operazioni di delocalizzazione delle funzioni di staff e di ritirare la decisione di chiusura di Napoli”.
Fim, Fiom e Uilm si rivolgono anche al Governo chiedendo di “smettere di avallare l’impostazione aziendale e di svolgere finalmente quell’analisi dei costi del sito di Napoli che da un anno stiamo chiedendo”. Dati fondamentali, secondo i metalmeccanici per “consentire di varare strumenti che davvero siano in grado di costituire un deterrente alle delocalizzazioni, nonché di affrontare le altre questioni relative agli altri siti, ripetutamente da noi sollevate e puntualmente ignorate”.

LETTERA AL GOVERNO
Il 7 luglio, al termine dell’incontro del coordinamento nazionale Whirlpool di Fim, Fiom e Uilm, è stata inviata una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai ministri Patuanelli e Catalfo per “chiedere di unificare l’incontro con il Ministero del Lavoro, convocato per il 14 luglio sul solo tema degli ammortizzatori sociali, con quello già programmato con il Ministero dello Sviluppo economico per il 31, poiché gli ammortizzatori devono essere discussi congiuntamente con le questioni industriali”.
Nella comunicazione al Governo, le tre organizzazioni sindacali vogliono esortare l’Esecutivo a “un incontro con tempi e modalità di intervento adeguate alla importanza della vertenza, e in ogni caso a non insistere con il presentarci progetti di reindustrializzazione poco credibili o addirittura progetti di spezzatino”.

RABBIA DEI LAVORATORI
Il 31 ottobre, data prevista per la chiusura del sito di Napoli, si avvicina mentre non arrivano soluzioni dal Governo. In queste settimane, ogni giorno gli operai di via Argine sono scesi nelle strade o organizzato sit in e proteste per non far spegnere l’attenzione sulla loro difficile situazione e per chiedere un intervento immediato all’Esecutivo e a Invitalia.
I lavoratori del sito partenopeo si sentono “traditi” dal Governo che “ci ha preso in giro” perché dopo un anno di lotta ancora “chiarezza da Roma” e una soluzione occupazionale e industriale per il futuro dei 350 lavoratori diretti e le centinaia dell’indotto.

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