L’Editoriale

Cari lavoratori,

come ho avuto modo di evidenziare nel precedente numero di Fabbrica società la pandemia ha cambiato in modo radicale le nostre abitudini, consuetudini, ricorrenze di lunghissima data.

Sono da poco trascorse due giornate importanti, come quelle del 25 aprile e del 1° maggio, durante le quali abbiamo potuto sperimentare la difficoltà nel manifestare e ricordare eventi fondamentali per la nostra storia e per il sindacato. Nonostante ciò Cgil, Cisl e Uil hanno messo in campo iniziative per evitare un vuoto di presenza politica da parte delle organizzazioni confederali. Mai come in questa occasione, i tre Segretari confederali hanno avuto la possibilità di coprire momenti televisivi e radiofonici, seppur in videoconferenza, e hanno avuto uno spazio molto importante.

I media e i partiti politici hanno deciso un programma per queste due giornate molto responsabile e ciò ha reso meno traumatica l’assenza delle importanti manifestazioni che venivano svolte.

Anche noi, nel nostro piccolo, oltre a dare il nostro contributo alle iniziative messe in atto da Cgil, Cisl e Uil, abbiamo provato a non far mancare ai nostri iscritti e simpatizzanti una serie di documentazioni, di video, di immagini, per poter attenuare la mancanza della partecipazione diretta.

Abbiamo notato, a differenza degli altri anni, che il nostro appello è stato replicato da tutte le categorie Uil in tutti i territori. C’è stato un proliferare di auguri a dimostrazione dell’importanza e appartenenza dei nostri a queste importanti giornate.

Archiviate queste due ricorrenze, ci siamo immediatamente e nuovamente immersi in quelle che sono le problematiche che sta provocando questa infezione virale. La settimana iniziata il 27 aprile è stata segnata da una ripartenza graduale, con il rispetto di tutte le misure di prevenzione, ed è stata una settimana di rodaggio.

Vero appuntamento è stato il 4 maggio, data molto attesa, nella quale abbiamo registrato da un lato l’efficacia dei Protocolli sottoscritti dalle nostre strutture territoriali con centinaia di aziende al momento della fermata produttiva, la soddisfazione d’aver trovato misure che salvaguardano salute e sicurezza degli operai, dall’inizio alla fine dell’orario di lavoro, nelle varie fasi; e dall’altro c’è rammarico per non aver sperimentato questi Protocolli su un alto numero di lavoratori, perché purtroppo sono tornate a lavoro poche persone.

I Protocolli hanno dato risposte positive ma abbiamo un sistema manifatturiero che stenta a ripartire e a riprendere i livelli produttivi pre crisi.

La nostra preoccupazione continua a essere molto forte poiché siamo di fronte a uno scenario che vede tanti lavoratori che non hanno ricevuto la cassa integrazione e ritengo sia stato un danno realizzare il Protocollo con l’Abi. Pur riconoscendo lo scopo nobile dei sindacati confederali e del Governo, purtroppo, come sempre, non ha funzionato a causa dell’eccessiva burocrazia e ha dato l’impressione dell’Italia come di un sistema poco serio dal punto di vista organizzativo che non tutela i lavoratori in difficoltà.

È stato dato un alibi formidabile a tante aziende che si sono viste deresponsabilizzate nell’erogare cig e i lavoratori si sono trovati senza assegno. Inoltre, nelle aziende dove si è anticipato assegno della cig, i lavoratori hanno ricevuto poco più di 900 euro, somma insufficiente per gestire una fase drammatica.

Un altro punto cruciale che è quando e se le aziende raggiungeranno un livello produttivo pre crisi.

Il settore auto ha registrato -95% calo vendite. Gli altri settori, dalla siderurgia alla cantieristica, hanno visto rientrare meno del 30% del personale e non siamo ancora nelle condizioni di poter quantificare i danni di questo terremoto, e se avremo ulteriori conseguenze.

Abbiamo chiesto a Federmeccanica di programmare gli osservatori come previsto dal Ccnl per verificare le situazione determinatesi nelle singole aziende e a livello territoriale. È necessario riunirli subito per verificare interventi e provvedimenti da mettere in campo per arginare situazioni di crisi perché se non si intervenisse subito ci sarebbero danni incalcolabili.

A Federmeccanica abbiamo anche chiesto di riconvocare il tavolo e riavviare la trattativa sul rinnovo del contratto nel tempo più rapido possibile. Siamo consapevoli delle difficoltà del momento, siamo in una fase differente rispetto a quando presentammo la piattaforma contrattuale, ma non possiamo rimanere fermi, a metà del guado evitando di scegliere strade che garantiscano posti di lavoro, retribuzioni e che evitino l’annientamento del settore manifatturiero, il cuore economico italiano.

Sappiamo che l’epidemia mantiene ancora livelli altissimi e nessuno è in grado di stabilire se e quando la situazione attuale sarà normalizzata oppure peggiorerà. A maggior ragione bisogna salvaguardare cittadini e lavoratori, senza sottovalutare salute e sicurezza e noi metalmeccanici dobbiamo farlo, sapendo di rappresentare un tessuto economico, politico e sociale importante.

Se da una parte il Governo ha stanziato importanti fondi per far fronte all’emergenza, dall’altra è mancata una discussione sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali, sulla quantificazione economica dell’assegno che ora è al limite della sopravvivenza, la mancanza di possibilità di discutere delle realtà produttive dove i lavoratori non hanno ricevuto nulla.

Oltre all’utilizzo delle risorse economiche necessarie, si deve iniziare a discutere dei settori industriali che rischiano di subire una crisi irreversibile: dall’auto alle aerostrutture, dalla cantieristica alla siderurgia fino agli elettrodomestici.

Maggio deve diventare un mese importante, perché da un lato dobbiamo capire i danni causati dal Coronavirus e dall’altro dobbiamo avviare una discussione su settori e comparti industriali.
Ogni giorno che passa la situazione peggiora.

La discussione sarebbe già di per sé una vera iniezione di fiducia. E si dovrebbe iniziare proprio dalla piattaforma contrattuale, fermo restando la situazione emergenziale, senza mai rinunciare alle nostre posizioni e alle nostre proposte.

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