Fca-Psa per la nascita del quarto Gruppo mondiale

Un accordo da 50 miliardi di euro di capitalizzazione. Una fusione che creerebbe il quarto Gruppo automobilistico mondiale dopo Renault-Nissan-Mitsubishi, Volswagen e Toyota, ma davanti a General Motors. Quasi nove milioni di automobili prodotte, circa 400mila lavoratori in tutto il mondo e un fatturato complessivo oltre i 180 miliardi di euro. Un nuovo colosso mondiale che metterà insieme i marchi di Alfa Romeo, Chrysler, Lancia, Citroën, Dodge, Fiat, Jeep, Maserati, Opel e Peugeot.

Questi sono alcuni dati della newco tra Fca e Psa che si dovrebbe concretizzare nel prossimo futuro dopo l’annuncio ufficiale dell’approvazione da parte dei Cda del progetto di accordo tra i due gruppi lo scorso 31 ottobre.
Una società costituita e controllata al 50% dagli attuali azionisti delle due case automobilistiche, che avrà nel ruolo di presidente John Elkann, già presidente di Fca e Exor, e come amministratore delegato Carlos Tavares, che attualmente ricopre la stessa carica in Peugeot. Ci sarà un consiglio di amministrazione composto da undici membri, cinque al gruppo italo-americano e cinque a quello francese, più l’Ad Tavares.

ALLEANZA PER LE AUTO DEL FUTURO
Un’alleanza che arriva dopo il fallimento delle trattative tra Fca e Renault della scorsa estate, anche a causa delle posizioni assunte dal governo francese.
Il Gruppo che dovrebbe nascere dalla fusione sarà un leader mondiale che avrà come obiettivi principali gli investimenti e la produzione di veicoli “verdi”, attraverso una rivoluzione elettrica, ibrida e tecnologica già prevista dal piano industriale presentato poche settimane fa dal gruppo italo-americano per gli stabilimenti italiani. Quindi un’alleanza per le auto del futuro, elettriche, ibride e a guida autonoma, e per una mobilità ecosostenibile. Un’opportunità di crescita, una scelta strategica dei due gruppi per affrontare la transizione tecnologica del settore dell’automotive in una posizione di maggior peso e forza nel mercato mondiale.

FUSIONE POSITIVA MA NO CHIUSURA STABILIMENTI ITALIANI
Una fusione che è stata interpretata positivamente da Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, alla condizione che non si “mortifichino i risultati raggiunti in questi anni grazie ai lavoratori e al gruppo manageriale. Devono esserci piani che prevedano sviluppo e non riorganizzazione e sacrifici per gli stabilimenti italiani”. “Il fatto che Fca cerchi partner europei e mondiali in grado di contribuire all’allargamento delle alleanze è un fatto positivo. La società non deve però rinunciare alle potenzialità che in questi anni è riuscita a costruire in termini di prodotto, know how ed efficienza” ha continuato il leader Uilm.
In un comunicato successivo, relativo alla fusione tra i due gruppi, Fca e Psa hanno dichiarato che non sono previste chiusure di stabilimenti e questo è stato accolto con soddisfazione da Palombella, che ha dichiarato che “le fusioni possono comportare, nella ricerca di sinergie e razionalizzazioni che riducano i costi, ricadute occupazionali e, proprio per questo, è molto importante la precisazione di FCA e di Peugeot”.

“Naturalmente – ha aggiunto – come sindacato seguiremo con estrema attenzione la vicenda per la parte che è di nostra pertinenza e vigileremo su eventuali ricadute occupazionali. I benefici della fusione, in termini tecnologici e di mercato, sono facilmente intuibili. Si tratta di una grandissima sfida che deve essere vinta”.

INTANTO IL GOVERNO…
Al leader Uilm preoccupa l’atteggiamento verso il settore auto del governo, che definisce ostile, come confermato dall’aumento delle tasse sulle auto aziendali, “provvedimento che evidentemente colpirebbe, oltre a tanti dipendenti, il mercato dell’auto che già sta attraversando una congiuntura negativa. Tale atteggiamento, che ha caratterizzato in verità anche i governi precedenti, è tanto più dannoso se lo si paragona a quello degli altri Governi che invece sostengono fortemente la loro industria”.

Dopo le modifiche fatte alla norma della Legge di Bilancio che prevedeva l’aumento delle tasse sulle auto aziendali, anche la nuova versione non ha soddisfatto Palombella perché “spinge le imprese a cambiare il parco auto verso le elettriche e le ibride proprio ora che l’Italia non le produce ancora, quando si sa benissimo che inizierà a farlo nella seconda parte del prossimo anno. Quando la nostra produzione di auto elettriche e ibride inizierà, i parchi di auto aziendali saranno già stati in gran parte rinnovati sotto la spinta degli incentivi pubblici”.

Una norma che “risulta così precisamente calibrata contro l’industria nazionale da lasciare sconcertati: o non si sa nulla della nostra industria o si va scientemente contro gli interessi nazionali. Già l’anno scorso il meccanismo del bonus malus, varato dal precedente governo, ha colpito duramente la produzione italiana, come avemmo modo di denunciare sin dal primo istante” sottolinea Palombella.

Un nuovo provvedimento che “continua ad andare contro l’industria nazionale e la domanda che noi ci poniamo a questo punto è ‘perché?’” conclude il Segretario generale Uilm.

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