L’editoriale

Cari lavoratori,

il 21 e 22 novembre ero a Bruxelles dove ho avuto modo di partecipare alla due giorni del Comitato esecutivo di IndustriAll e intervenire nella discussione, al cui ordine del giorno c’erano le prossime elezioni europee, la conferenza europea sulla contrattazione collettiva di Bratislava (a inizio dicembre) e la preparazione del prossimo congresso europeo.

Capite bene che molti dei nostri problemi ormai non possono più essere risolti all’interno dei confini nazionali. Se un lavoratore norvegese guadagna 48mila euro l’anno, mentre un lavoratore bulgaro ne guadagna 3.800, è un problema. Il fenomeno stesso della delocalizzazione di alcune multinazionali che si trasferiscono in quei Paesi dove il lavoro costa poco non può che essere trattato a livello europeo.

A Bruxelles, inoltre, abbiamo affrontato il tema del rinnovo contrattuale dei vari sindacati e sono emerse delle differenze. Ad esempio, il sindacato austriaco ha rinnovato il contratto metalmeccanico con un aumento notevole dell’orario di lavoro. Per quanto ci riguarda stiamo continuando a migliorare il sistema contrattuale senza aumentare l’orario di lavoro, ma salvaguardando il contratto stesso e il salario.

Per tornare invece ai nostri temi (e ai nostri confini), intanto nonostante tutte le difficoltà continua l’iter parlamentare per l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (Def). Oramai lo spread, che continua a bruciare ingenti risorse economiche, ha superato addirittura quota 300 negli ultimi giorni.

Come sindacato non ci siamo mai uniti al coro di chi sostiene che la situazione del nostro Paese sia da addebitare a questo governo, sappiamo che si tratta di nodi strutturali datati. Io penso che le Organizzazioni sindacali, e in particolare la Uil, la Uilm, devono continuare ad avere un profilo di neutralità, per poter esprimere delle critiche con l’obiettivo di migliorare le condizioni di cittadini e lavoratori che rappresentiamo. Ed è quello che stiamo facendo con le Assemblee unitarie di Cgil Cisl e Uil attraverso le quali vogliamo migliorare il documento che abbiamo condiviso e che porteremo all’attenzione del governo.

Il settore industriale in Italia si conferma essere ancora molto eterogeneo. Al persistere di situazioni di grande incertezza si registrano realtà industriali consolidate e pronte alla competizione globale.

L’accordo dell’Ilva (ormai ArcelorMittal) ha generato prospettive industriali e occupazionali, tuttavia continuiamo a registrare difficoltà su altre vertenze come, ad esempio, Sider Alloys o Aferpi; ma anche Piaggio Aerospace, l’azienda controllata dal fondo dell’azionista unico Mubadala di Abu Dhabi. Alla luce dei recenti sviluppi abbiamo ritenuto necessario convocare urgentemente una riunione di Osservatorio Strategico per un aggiornamento sulla situazione e per approfondire eventuali scenari futuri che interessano circa 1.200 lavoratori.

In questo numero parliamo poi di Fincantieri, il 13 novembre abbiamo svolto il Coordinamento nazionale. È stata come sempre un’occasione di confronto per fare il punto sulla situazione dei vari stabilimenti e delle diverse realtà del Gruppo. Quello che è emerso con forza è che occorre partire dagli ottimi risultati per risolvere alcune persistenti criticità, a partire dalla redistribuzione dei carichi di lavoro.

La prossima settimana sarà decisiva per quanto riguarda Fca e Cnhi. Il 27 presenteremo all’azienda la piattaforma per il rinnovo del Ccsl e il 29 incontreremo per la prima volta il nuovo ad, Mike Manley. Sarà l’occasione per conoscere nel dettaglio il piano industriale, le cui linee generali furono presentate il primo giugno scorso a Balocco da Sergio Marchionne. Settimana cruciale, quindi, per conoscere investimenti, modelli, volumi. E il 30 sarà la volta del piano industriale di Cnhi.

A proposito di Fca, il 13 novembre sono stato invitato, a Reggio Emilia, alla presentazione del libro di Paolo Bricco dal titolo “Marchionne. Lo straniero”. Il volume, edito da Rizzoli, è ricco di documenti e testimonianze e racconta la storia umana e professionale del manager che alla morte di Gianni e Umberto Agnelli ha preso in mano la Fiat e ne ha evitato il fallimento, conducendola all’acquisto e alla riorganizzazione di un gigante decaduto come Chrysler e dando vita così al gruppo Fca. È stata l’occasione per parlare di un pezzo di storia importante del nostro Paese e del nostro settore metalmeccanico. Del resto Sergio incarnava la Fiat, dava tutto sé stesso per ottenere dei risultati. Al lato dell’uomo burbero, che fumava una sigaretta dopo l’altra, che viaggiava senza sosta, c’era anche il lato di uomo umano e attento alle esigenze dei lavoratori. Marchionne non ha solo salvato la Fiat, ha costruito un nuovo sistema di relazioni industriali nel nostro Paese e dobbiamo riconoscerglielo.

In questo numero di Fabbrica società trattiamo anche altri temi di primaria importanza. Parliamo infatti di sicurezza e di formazione, in particolare del percorso che abbiamo intrapreso insieme a Fim e Fiom, ma anche a Federmeccanica Assistal, per dare seguito a quello che abbiamo stabilito con il rinnovo contrattuale del 2016. Sicurezza e formazione sono sicuramente due elementi che noi consideriamo prioritari e che hanno bisogno di entrare nella cultura del lavoro a 360 gradi.

Detto questo, non mi resta che augurarvi una buona lettura.

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