L’Editoriale di Rocco Palombella

Care lavoratrici e cari lavoratori,

sono 10mila le vittime civili dell’attacco russo all’Ucraina secondo un rapporto dell’Onu sulle violazioni dei diritti umani. In questi giorni le tensioni non sono mancate, la Russia di Putin continua a minacciare l’Europa all’indomani dell’accordo sull’allargamento dell’alleanza atlantica e gli 007 Usa ci mettono in guardia sul possibile utilizzo di armi nucleari con il prolungarsi del conflitto.

Il Premier Draghi al vertice Nato a Madrid, senza tentennamenti, ha dichiarato che l’Italia farà il possibile per contribuire alla sicurezza di Finlandia e Svezia nei modi più appropriati e in base alle loro esigenze. È un passaggio significativo perché serve a completare l’iter di adesione dei due Pasi all’Alleanza atlantica ancor prima che diventi effettivo l’art. 5 del patto atlantico.
Sono ore decisive perché tutto questo serve a ridisegnare la mappa della Nato anche in Europa.

Nel frattempo, Draghi ha dovuto gestire anche un’altra rogna tutta interna al Governo: il caso di una presunta richiesta a Grillo di rimuovere Conte dal vertice del Movimento 5 Stelle, così come ha dichiarato il sociologo Domenico Masi in una intervista al Fatto Quotidiano. Voci che si sono rincorse su tutti i giornali e che lo stesso Draghi ha provato a calmierare assicurandoci che il Governo non è a rischio. Senza dimenticare tutte le altre questioni interne del Movimento, a partire dall’addio di Luigi Di Maio, certamente figura-chiave sin dagli albori.

Insomma, il quadro generale è preoccupante. Ancora una volta ci troviamo inermi ad assistere a siparietti tutti italiani in un momento in cui dobbiamo affrontare ben altri problemi del Paese.

In primis la questione di Acciaierie d’Italia. Dopo mesi di richieste siamo stati finalmente convocati al ministero dello Sviluppo economico alla presenza dei Ministri Giorgetti e Orlando, dei vertici aziendali e quelli di Invitalia, per venire a capo di una vicenda intricatissima. Come ho avuto modo di dichiarare, e come leggerete in un articolo dedicato, i Ministri si sono resi conto che ci sono due posizioni diverse e in contrapposizione: la nostra e quella aziendale. E soprattutto che è necessario, da un lato, assicurare liquidità ad Acciaierie d’Italia ma, dall’altro, verificare che la stessa cambi l’atteggiamento nei confronti dei lavoratori e degli stabilimenti.
Proprio in questi giorni si sono verificati altri due incidenti potenzialmente pericolosi sugli impianti dovuti purtroppo alla mancanza di manutenzione. La questione della sicurezza ci preoccupa enormemente ed è stato uno dei temi affrontati nel corso dell’incontro al Mise.

Altra questione importante è la decisione dei ministri dell’ambiente dell’Unione europea sullo stop alla produzione di auto a combustione, benzina e diesel, entro il 2035. Data sulla quale avevo già espresso la mia posizione. È ora più che mai improrogabile l’assunzione di responsabilità da parte del Governo italiano con l’adozione di interventi urgenti e strutturali. Finora si è cercato di posticipare la data del 2035, non capendo che la transizione ecologica è già una realtà e che si deve agire immediatamente per far sì che questa sfida epocale sia un’opportunità e porti benefici al nostro Paese.

Bisogna accelerare i tempi delle misure da mettere in campo, che prevedano la ridefinizione dell’intera filiera della componentistica, compresi i semiconduttori, una rete infrastrutturale presente in tutto il Paese, la piena salvaguardia occupazionale in tutte le realtà produttive e una riqualificazione professionale per i lavoratori che dovranno affrontare in prima persona questo cambiamento che rivoluzionerà il settore auto.

Nel frattempo, l’Istat ha fatto sapere che l’occupazione a maggio è diminuita rispetto ai mesi precedenti, soprattutto per i dipendenti fissi. Ancora una volta crescono invece i lavoratori con contratti precari e questo è un dato preoccupante rispetto a una tendenza negativa del nostro Paese che aggrava il quadro sul futuro. Dobbiamo fare di tutto per invertire la rotta, senza certezze lavorative e senza l’aumento degli stipendi e, di conseguenza, del potere di acquisto dei lavoratori rischiamo di disperdere il nostro patrimonio sia sul piano sociale che industriale.

Di tutti questi temi stiamo discutendo nei Congressi territoriali e provinciali ai quali io e gli altri componenti della Segreteria nazionale e i funzionari stiamo partecipando. Il buon livello di dibattito e la grande partecipazione a questi appuntamenti dimostrano come la nostra organizzazione sia cresciuta nel tempo e continui a svolgere un ruolo fondamentale tra le nostre persone.

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