L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

la scomparsa di Silvio Berlusconi, nonostante sapessimo tutti delle sue condizioni di salute, ci ha colti di sorpresa. Non possiamo esimerci dal considerare questo avvenimento come la chiusura di un’epoca in cui Berlusconi è stato leader indiscusso sul piano mediatico, economico e politico. 

L’Italia in questo momento è divisa sul suo giudizio, certamente la morte di uomo non cancella i fatti storici; tuttavia, dobbiamo anche riconoscere la sua forte personalità, il suo essere innovatore sotto ogni punto di vista e ciò che ha costruito in quanto imprenditore. Questo è il momento del cordoglio, noi tutti insieme alla Uil, lo rivolgiamo alla sua comunità politica e alla sua famiglia.

Nel frattempo, il nostro Paese vive una condizione di povertà sempre più accentuata. Dagli ultimi dati dell’Istat si evince che nel 2022 quasi il 25% della popolazione è a rischio di povertà o di esclusione sociale, quasi come nel 2021.

Il nostro settore vede al Ministero delle Infrastrutture e del Made in Italy 57 tavoli di crisi, di cui 34 attivi e 23 di monitoraggio. Il 70% di queste coinvolge proprio lavoratori metalmeccanici, circa 50mila. A questi dobbiamo aggiungere i 70mila posti a rischio nel settore dell’automotive se, come diciamo da tempo, non verrà gestita al meglio la transizione ecologica e digitale.

Dalla siderurgia all’elettrodomestico, dall’auto all’installazione d’impianti passando per le TLC, il caro energia e la mancanza di materie prime unite all’assenza di politica industriale stanno mettendo a dura prova gli asset strategici del nostro Paese. Anche per questo insieme a Fim e Fiom abbiamo proclamato quattro ore di sciopero generale della categoria da svolgersi in due giornate divise tra Nord e Sud (il 7 luglio e il 10 luglio).

A proposito di siderurgia, c’è stato al ministero del Lavoro il mancato accordo sulla cigs. Tuttavia il Consiglio dei ministri ha approvato il 15 giugno scorso un pacchetto di norme in cui una dedicata alle crisi aziendali, con riferimento alle aziende di più di mille dipendenti, aziende di interesse strategico e interessate da complesse riorganizzazioni, che non sono riuscite a dare completa attuazione alle procedure che garantiscono la cassa integrazione straordinaria. Il Governo ha dunque deciso di consentire ad ADI di ricorrete alla cassa integrazione in deroga fino al 31 dicembre 2023.

Il Governo deve capire che non si può andare avanti così, con rinvii continui di decisioni. I problemi, se non verranno affrontati adeguatamente, hanno conseguenze serie. L’Italia si trova a un bivio fondamentale per il suo futuro: o si affrontano i cambiamenti con strumenti straordinari, a partire da un corretto utilizzo dei fondi del PNRR in progetti che servono al Paese, oppure ci sarà la fine di intere filiere produttive con la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro.

Una nota positiva, di cui leggerete in un articolo specifico su questo numero di Fabbrica società, riguarda l’Ipca. Come sapere, infatti, grazie alla ‘clausola di salvaguardia’ sull’inflazione stabilita nell’ultimo rinnovo del CCNL Federmeccanica-Assistal siglato il 5 febbraio 2021 e sulla base della stima dell’inflazione misurata dall’indice Ipca al netto dei beni energetici importati, i lavoratori metalmeccanici riceveranno in busta paga 123,40 euro e non i 27 stabiliti al momento della stipula. La clausola prevede infatti un adeguamento in positivo rispetto all’Ipca, che si attesta appunto al +6,6%% nel 2023.

Ancora una volta siamo stati lungimiranti adottando una soluzione unica nel suo genere, uno strumento importante che adeguando i salari al costo della vita restituisce ai nostri lavoratori una parte del potere di acquisto che avrebbero altrimenti perso.

La prossima settimana sarà a Città del Capo per la Conferenza di metà mandato di IndustriAll Global dove verrà approvato un piano d’azione comune, così come è stato per IndustriAll Europe. A livello globale, infatti, dobbiamo trasmettere un forte messaggio politico affermando che gli attuali accordi commerciali non sono in linea con il miglioramento dei diritti dei lavoratori e dello sviluppo sostenibile. La richiesta di una politica commerciale alternativa, che tenga conto delle esigenze dei lavoratori di tutto il mondo, della crescita economica inclusiva e dello sviluppo sostenibile, dovrebbe essere diffusa nei forum chiave che guidano la politica commerciale globale.

La deindustrializzazione, iniziata da molti decenni, e la dipendenza dalle catene mondiali di produzioni e di scambio, hanno praticamente ridotto la nostra capacità di produrre i beni essenziali, sia che si tratti di cibo che di dispositivi di protezione individuale, anche di prodotti farmaceutici e medicali di base. Una riconversione delle industrie, come è stata innescata in molti settori di attività che noi rappresentiamo, può rivelarsi utile per definire delle politiche industriali sostenibili. Queste politiche devono guidare i piani di ripresa economica e le misure devono mirare ai luoghi di lavoro, che fanno parte delle nostre rivendicazioni urgenti.

I modelli di sviluppo dirompenti della Cina e le pratiche commerciali sleali che sopprimono i diritti economici e sociali dei lavoratori in Cina rappresentano una minaccia significativa per lo sviluppo sostenibile e i diritti dei lavoratori in tutto il mondo.

Come sempre, porterò la voce di tutti voi.

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