L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

questo Editoriale di Fabbrica società speravamo di poterlo dedicare alla conclusione di una guerra che secondo la stragrande maggioranza delle persone non aveva motivo di esistere, ma che purtroppo sta andando avanti ormai da due mesi.

Siamo passati dall’incredulità alla registrazione dei danni che di giorno in giorno aumentano sempre di più. La cosa peggiore è che l’acuirsi del conflitto e delle atrocità sembrano ormai acquisite nella coscienza di chi ha la responsabilità e che dovrebbe intervenire per far cessare questa carneficina.

Noi non smetteremo mai di denunciare questi fatti e non devono esserci tentennamenti nel riconoscere che esiste un popolo aggredito che si sta difendendo, questo deve essere chiaro. Noi non saremo mai fiancheggiatori di qualcuno, né proveremo mai a giustificare un conflitto del genere. Putin e la Russia sono i responsabili di questa guerra che va immediatamente fermata per evitare conseguenze ancora più pericolose.

Ogni giorno che passa il rischio di un conflitto mondiale aumenta in modo esponenziale. Per queste ragioni bisogna intervenire il prima possibile. Mi rendo conto che un compromesso dopo due mesi di perdite di migliaia di vite umane e ingenti danni a cose e persone diventa sempre più difficile, ma è una responsabilità che la Nato, l’Europa, la stessa Cina devono assumersi.

Anche questa breve pausa pasquale non ci ha distolti, e non poteva essere diversamente, da questo evento così dirompente. Sembra che tutti gli altri problemi siano passati in secondo piano, anzi gli effetti della guerra stanno creando alcuni fenomeni che possono anche essere giustificati, ma tanti altri che non possono esserlo.

Si è innescato nel Paese un meccanismo inaudito: aumento dei prezzi in modo sfrenato e una speculazione pazzesca. Questo dimostra quanto il governo e le Istituzioni non siano in grado di porre un freno a questo modello sbagliato e ingiustificato.

L’aumento delle tariffe elettriche, del gas e dei beni di prima necessità sta creando un’inflazione tale da costringere le famiglie a ridurre la capacità di spesa.

Registriamo ancora una volta l’incapacità da parte della politica di mettere in atto provvedimenti concreti. Il flebile tentativo di diminuire le accise sul carburante è quasi insignificante considerando comunque il prezzo schizzato alle stelle.

Anche la bozza di proposta sul Def, varata dal Consiglio dei ministri e presentata a Cgil Cisl e Uil nelle scorse settimane, è una legge di bilancio ormai blindata. Nonostante le rassicurazioni da parte del Premier Draghi circa la volontà di discutere con il sindacato, abbiamo ottenuto solo tavoli di approfondimento con i vari Ministri competenti senza nulla di concreto.
Non è nuova questa prassi di istituire tavoli di confronto quando ormai la partita è chiusa e che quindi non possono dare veri riscontri nell’immediato.

In questi giorni è stata erogata la prima tranche del PNRR pari a circa 21 miliardi di euro (si tratta della prima di 21 tranche di cui oltre il 50% sarà in prestito), la nostra preoccupazione è che anche queste ingenti risorse se non utilizzate adeguatamente rischiano di farci perdere una ulteriore possibilità di mettere il nostro Paese in linea con gli altri Paesi europei. Dobbiamo fare attenzione a non far pagare questo debito alle future generazioni.

La situazione industriale continua a essere preoccupante, perché il caro energia sta provocando una riduzione delle stime di crescita di tantissime aziende. Per ovviare all’impatto pesantissimo del prodotto stanno cercando di utilizzare la riduzione del turno di lavoro soprattutto nelle aree dove l’energia costa meno.

Tutte le nostre priorità, come la discussione sulla transizione ecologica, stanno subendo una frenata. Come ricorderete avevamo posto al centro il tema su automotive e siderurgia, settori che potevano trainare la nostra economia e che purtroppo sono in stallo. Le dichiarazioni dei Ministri competenti, a partire da Cingolani, sono spesso in contraddizione tra loro e il più delle volte non ascoltano neanche quello che abbiamo da dirgli.

Noi pensiamo che Cgil Cisl e Uil debbano continuare a sollecitare il governo sapendo che ci sono temi irrisolti, a partire dalla copertura degli ammortizzatori sociali, e senza dimenticare che dal 1° gennaio 2023 si torna alla riforma Fornero allungando ulteriormente i tempi per andare in pensione.

Occorre una volta per tutte una discussione concreta con Cgil Cisl e Uil per una soluzione ai temi che mettiamo da anni sul tavolo e che possono essere la vera chiave per fare uscire il Paese da questa condizione.

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