Ex Ilva: basta alibi, ora ingresso Invitalia e avvio transizione ecologica

Il Consiglio di Stato, in attesa dell’udienza di merito del 13 maggio prossimo, ha accolto la richiesta di sospensiva presentata da ArcelorMittal e Ilva in As contro la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico di Taranto. Sono stati così congelati gli effetti della sentenza del Tar di Lecce che aveva imposto ai ricorrenti di dar seguito all’ordinanza sulle emissioni del sindaco di Taranto e di procedere entro 60 giorni dalla notifica, cioè entro il 14 aprile, alla fermata degli impianti. ArcelorMittal Italia, quindi, ha precisato in una nota di non avere “l’obbligo di avviare la fermata dell’area a caldo dello stabilimento di Taranto e degli impianti connessi. L’attività produttiva dello stabilimento può dunque proseguire regolarmente”.

ORA TRANSIZIONE
“Adesso non ci sono più alibi per l’azienda e per il governo – ha subito commentato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm – Dopo la decisione del Consiglio di Stato si deve dare seguito all’accordo del 10 dicembre con l’ingresso di Invitalia nel capitale societario di ArcelorMittal. Non è più rinviabile la realizzazione di un progetto industriale che metta al centro la transizione ecologica, il risanamento ambientale e la piena salvaguardia occupazionale. Non possiamo attendere ulteriormente, il Governo deve intervenire adesso per evitare una condizione irreversibile che farebbe diventare l’ex Ilva una polveriera sociale”.
In questi mesi il sindacato ha infatti registrato un drammatico peggioramento delle condizioni dei lavoratori diretti, dell’indotto e di Ilva As. Purtroppo il ritardo accumulato per l’ingresso dello Stato per la costituzione della nuova società ha provocato il blocco degli investimenti ambientali e delle manutenzioni con il conseguente aumento del rischio di gravi incidenti.
Anche gli impegni assunti dal ministro Giorgetti lo scorso 19 febbraio non hanno prodotto alcun risultato – ha proseguito il leader dei metalmeccanici della Uil – non c’è più tempo da perdere, occorre dare un futuro ecosostenibile alla più grande acciaieria europea, salvaguardando l’ambiente, la salute e tutti i posti di lavoro”.

L’ORDINANZA DEL SINDACO
L’ordinanza del sindaco di Taranto, emessa il 27 febbraio del 2020, fu sospesa dal Tar il successivo 24 aprile dopo i ricorsi di ArcelorMittal e Ilva in As, chiamate dal giudice amministrativo a consegnare entro il 7 ottobre dello scorso anno ulteriore documentazione. Ma gli elementi forniti non sono stati ritenuti sufficienti dal Tar Puglia a dimostrare che le criticità erano state rimosse.

 

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