Ferriera di Servola: no alla chiusura dell’area a caldo

Seicento lavoratori a rischio. La chiusura di uno degli impianti siderurgici più importanti d’Italia appresa solamente a mezzo stampa, senza alcuna discussione preliminare né con le organizzazioni sindacali né con i lavoratori della Ferriera. Una modalità che ha sconcertato i sindacati metalmeccanici e che non lascia ben sperare per il futuro produttivo e occupazionale del sito triestino.

COMUNE E REGIONE: CHIUDERE L’AREA A CALDO
Il 17 luglio scorso il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha esaminato e approvato una mozione che impegna la Giunta regionale a “dare attuazione all’aggiornamento dei valori obiettivo previsti nell’Aia a tutela della salute dei cittadini” e “a fissare, insieme alla proprietà, un puntuale e stringente crono programma per la chiusura progressiva dell’area a caldo dell’impianto siderurgico”, oltre a prevedere delle misure per la tutela degli attuali livelli occupazionali. Alla decisione del Consiglio regionale si somma quella del Comune di Trieste che condivide e ribadisce la volontà di voler chiudere il sito perché “l’area a caldo della Ferriera non è compatibile con la mutata sensibilità ambientale e non rappresenta lo sviluppo della città di Trieste” ha dichiarato il Sindaco Roberto Dipiazza.

ARVEDI: COSTRETTI A CHIUDERE L’AREA A CALDO
Il fondatore e presidente del gruppo siderurgico, Giovanni Arvedi, che ha rilevato quattro anni fa lo stabilimento triestino, dopo le decisioni degli enti locali di voler chiudere la Ferriera ha dichiarato in una nota che “la produzione dell’area a caldo dovrà fermarsi nel più breve tempo possibile”. Nel suo comunicato apparso su un quotidiano locale rivendica il lavoro svolto perché “grazie ai nostri significativi investimenti per l’adeguamento e l’ammodernamento tecnico e strutturale degli impianti previsti dall’accordo di programma, oggi la Ferriera produce rispettando tutti i valori e parametri fissati dall’Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale).

POSIZIONE DEI SINDACATI
In un comunicato unitario, Fim Fiom e Uilm hanno dichiarato che le decisioni della Regione, del comune di Trieste e dell’azienda sono “inaccettabili per i lavoratori” perché “non si possono mettere in discussione seicento posti di lavoro senza certezze sul futuro”. Scelte incomprensibili anche e soprattutto dopo gli investimenti di risanamento ambientale compiuti da Siderurgica Triestina nei cinque anni di gestione dell’ex sito di Lucchini. Le organizzazioni sindacali non comprendono nemmeno “quale progetto di sviluppo economico e produttivo ‘alternativo’ potrebbe essere in grado di valorizzare le professionalità e le competenze dei lavoratori triestini al pari di quello previsto dall’attuale Accordo di programma e del piano industriale del gruppo Arvedi”.
L’11 settembre a Trieste, in concomitanza a una partecipata manifestazione in Piazza Unità d’Italia, c’è stato l’incontro richiesto dalle organizzazioni sindacali, fra le le segreterie nazionali e territoriali Fim Fiom Uilm, le Rsu della Ferriera di Servola e i rappresentanti della Regione Friuli Venezia Giulia con la presenza del Presidente Massimiliano Fedriga. Nel corso della riunione i rappresentanti sindacali hanno stigmatizzato le modalità con cui sono state rilasciate queste gravi dichiarazioni, “incuranti e insensibili della conseguente messa in discussione di 600 posti di lavoro e che hanno riconfermato le preoccupazioni dei lavoratori sulle prospettive occupazionali e industriali del sito siderurgico”.

ALCUNA CERTEZZA
Dall’incontro con le istituzioni “non è emersa alcuna certezza su un progetto di riconversione compiuto e concreto che assicuri la continuità occupazionale di tutti i lavoratori della Ferriera e nessuna certezza sui tempi di realizzazione dello stesso”. Ai rappresentanti della Regione e del Comune di Trieste “abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla chiusura dell’area a caldo in mancanza di una concreta e credibile alternativa alle attuali attività della Ferriera: le eventuali scelte politiche di sviluppo  sull’area portuale di Trieste non dovranno essere pagate dai lavoratori della Ferriera”.
Fedriga ha confermato alle parti sindacali di aver già inoltrato una richiesta di convocazione urgente presso il Mise per proseguire il confronto con i sindacati, Arvedi e i ministeri firmatari dell’Accordo di programma. Assenti all’incontro i rappresentanti dell’azienda che non sono stati convocati al tavolo dalla Regione dopo le gravi dichiarazioni rilasciate in merito al disimpegno sul sito triestino. Le organizzazione sindacali hanno quindi richiesto al Presidente di intervenire presso Arvedi “affinché assicuri la continuità produttiva e il massimo livello di attenzione sulla sicurezza in fabbrica”.

CONVOCAZIONE AL MISE
A questo punto le parti sindacali attendono “con attenzione la convocazione da parte del Mise prevista per la prossima settimana, con la presenza dei rappresentanti del gruppo Arvedi, per riportare tutte le questioni in sede governativa a tutela dei lavoratori della Ferriera”.
Inizia un lungo e difficile percorso “in cui sarà necessario mettere in campo ulteriori iniziative di mobilitazione” concludono le organizzazioni sindacali.

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