Baker Huges a Corigliano Rossano: l’insediamento industriale si farà!

di Luca Colonna

La Baker Hughes, una multinazionale americana, come vedremo con un ampio radicamento nel nostro Paese – che produce turbocompressori per l’estrazione, lo stoccaggio e il trasporto di idrocarburi, per spingere i fluidi nei gasdotti, per esempio, o anche per la segregazione dell’anidride carbonica nel sottosuolo – tra fine 2023 e inizio 2024 ha annunciato un investimento di 60 milioni di euro in Calabria e precisamente nel porto industriale di Corigliano Rossano con un positivo impatto occupazionale di 200 addetti tra diretti e indiretti.
La società occupa 50mila dipendenti nel mondo e oltre 5mila in Italia, avendo acquisito in anni recenti da General Electric, il gruppo industriale noto come Nuovo Pignone, fondato nel 1840 a Firenze e con stabilimenti a Bari, a Talamona in provincia di Sondrio, a Vibo Valentia, a Massa e ad Avenza, sempre in Toscana.

IL PROGETTO
Il progetto prevede di attrezzare una parte dell’area portuale di Corigliano per la produzione dei moduli attrezzati nei quali collocare i turbocompressori e gli accessori, che saranno spediti in tutto il mondo via nave, poiché si tratta di manufatti molto grandi; per dare un’idea, 10 di quei moduli “fanno” una nave da crociera.
Sulle banchine del porto si svolgeranno le attività di assemblaggio, verniciatura e allestimento di queste macchine e proprio le esigenze collegate alla costruzione e soprattutto alla movimentazione di queste macchine hanno portato l’azienda a scegliere Corigliano: il pescaggio del fondale e le dimensioni del porto sono tali da consentire l’attracco delle chiatte che vengono utilizzate per la spedizione dei turbocompressori.
L’iniziativa di Corigliano nella sostanza è quasi la duplicazione delle attività che oggi la Baker Hughes svolge nel porto di Avenza, che ormai è satura e non più sufficiente rispetto alla domanda di questi imponenti macchinari.

IL DIBATTITO
Dopo l’annuncio dell’investimento nell’area di Corigliano Rossano si è aperto un dibattito sull’opportunità o meno di accettare l’investimento, con la costituzione di “comitati per il no”: trattandosi di attrezzature per l’estrazione di idrocarburi, alcuni hanno fatto confusione e pensato che si stavano autorizzando impianti estrattivi. Altri, non comprendendo bene l’ingombro dei manufatti prodotti, hanno proposto di collocare le attività produttive nell’area industriale a un paio di chilometri dal porto; inoltre i pescatori temevano di essere spostati dalle banchine in altro modo impiegate e, infine, altri aggiungevano che l’insediamento industriale avrebbe ridotto o annullato le potenzialità turistiche del porto anche in termini di traffico croceristico.
Per contro il Sindacato, che da anni conosce e contratta con la Direzione aziendale, a cui sono note le produzioni ma anche lo scrupolo con il quale la Baker Hughes cura gli impatti ambientali e di sicurezza nei propri siti da subito si è appassionato al progetto. In particolare, la Rsu dello stabilimento di Vibo Valentia e la segreteria Uilm hanno sposato il progetto, con il solo rimpianto che il limitato pescaggio del porto di Vibo Marina impediva di collocare l’investimento nel Vibonese.

LE RAGIONI DEL “SI”
Preso atto di questo impedimento, ma anche nella consapevolezza che la collocazione dell’investimento a Corigliano avrebbe comunque rafforzato il sito di Vibo, anche se questo è sul Tirreno mentre Corigliano è sullo Ionio, si sono attivati sia nei confronti della Confederazione regionale che della Segreteria nazionale di categoria, spiegando le “ragioni del sì”: sviluppo industriale, occupazione qualificata, opportunità per i giovani del territorio, ma anche per coloro che già lavorano fuori dalla Calabria e che possono eventualmente rientrare.
La politica a livello regionale e l’amministrazione portuale hanno – una volta tanto – svolto il loro ruolo con competenza e rapidità, dando ascolto anche ai timori della popolazione, ma spiegando insieme alla Direzione aziendale e alle Organizzazioni sindacali nel dettaglio il progetto, riteniamo abbiano fugato gran parte dei timori. Le attività di allestimento del sito sono quindi state autorizzate e nei prossimi giorni saranno avviate operativamente e l’investimento si farà e nei tempi previsti: stiamo finalmente diventando un “Paese normale”? questa vicenda al momento ci dice di sì!

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