Fit 4 the new world, la Conferenza di IndustriAll Europe sul futuro industriale

di Chiara Romanazzi

Il 15 e il 16 febbraio si è svolta a Bruxelles la conferenza di Politica aziendale di IndustriAll Europe dal titolo “Fit 4 the new world”. Di fronte alle grandi sfide delle transizioni verde e digitale in un contesto di molteplici crisi (inflazione, energia, guerre, commercio globale) le industrie europee si trovano ad un bivio. La conferenza è stata aperta dalla Segretaria Generale Aggiunta di IndustriAll Europe Isabelle Barthès che ha illustrato le necessità di avere nuovi investimenti, in vista delle nuove tecnologie dettate anche dall’intelligenza artificiale, per sostenere la spesa pubblica, l’istruzione e la transizione verde e garantire che il peso della trasformazione non sia solo sulle spalle dei lavoratori. Si stima che i posti di lavoro di 25 milioni di lavoratori nell’industria si sposteranno, cambieranno o addirittura scompariranno con la decarbonizzazione. Nel corso della conferenza si è puntualizzato che le transizioni possono essere eque ed inclusive solo se i lavoratori vengono coinvolti.

NUOVA FASE INDUSTRIALE
Anche gli interventi di Jonathan Hayward e di Ralf Gotzt, copresidenti del Company Policy Committee di IndustriAll Europe, hanno caratterizzato il loro intervento su come dover gestire questa nuova fase industriale post emissioni di carbonio e capire quali sono i cambiamenti del nuovo progetto che si prospetta con la proposta di rafforzamento della Direttiva sui Cae presentata dalla Commissione Europea 3 settimane fa.
Nella prima giornata della conferenza si è svolta un’intervista da parte di Isabel Barthès nei confronti dell’Europarlamentare tedesco Dennis Radtke del PPE (ex componente del sindacato chimico tedesco IGBCE), durante la quale la Barthès ha enfatizzato che vogliamo dei Cae più forti e che vogliamo che i datori di lavoro debbano rispettare i loro obblighi. Questa revisione di Direttiva è attesa da molto tempo ed è stata ottenuta anche grazie al lavoro di Dennis Radtke, il quale si è fatto portavoce nel Parlamento europeo della necessità di avere una Direttiva sui Cae che obblighi le aziende a dover rispettare le regole della costituzione del Comitato Aziendale Europeo. La proposta della revisione sulla Direttiva Cae rappresenta un buon documento su cui negoziare.

STRATEGIE PER IMPRESE RESILIENTI
Durante la tavola rotonda “Strategie sindacali per imprese resilienti” che si è svolta nella tarda mattinata del secondo giorno, Ralf Gotz dell’Ig Metall ha parlato dei “contratti aziendali per il futuro” in Germania”. Gotz ha spiegato che in Germania ci sono i contratti collettivi che vengono negoziati a livello di categoria, mentre i comitati aziendali concludono gli accordi aziendali, incidendo in tal modo sul principio di co determinazione.
Nel 2021 in Germania è stato  siglato, a livello di settore automotive, un contratto per il futuro dove sono stati creati progetti a lungo termine per garantire la sopravvivenza dei siti e questo tipo di accordo, secondo Gotz, tiene conto anche del fabbisogno delle competenze. In base all’esperienza dell’Ig Metall, nessun datore di lavoro ha la considerazione del futuro e, in base alle dichiarazioni di Gotz, se ci sarà il bisogno di agire, si metteranno d’accordo su come garantire la competitività dell’azienda e la sopravvivenza dei siti. Da quando è nato il contratto sul futuro nel 2021 (creato dopo una campagna condotta dall’Ig Metall), in Germania hanno aderito 190 aziende che occupano 120 mila dipendenti (una delle quali è la ZF). Inoltre, questi accordi sul futuro prevedono anche la formazione dei delegati sindacali aziendali in modo che i lavoratori diventino il soggetto delle trasformazioni creando prospettive: l’obiettivo chiave dell’accordo è il mantenimento dell’occupazione in azienda. Grazie a questo tipo di contratto l’Ig Metall, nell’ultimo periodo, ha registrato un aumento di 130 mila iscritti, di cui la maggior parte sono giovani.

IL CASO ARCELORMITTAL
A questa tavola rotonda è intervenuta anche Dana Sakarova, del sindacato ceco OS KOVO, in qualità di coordinatrice del Cae GFG Alliance, azienda che è stata acquisita da ArcelorMittal in cui sono presenti 10 Paesi. Hanno recentemente negoziato un nuovo accordo online ai tempi della pandemia da Covid 19 e attualmente è un Cae che lavora molto bene dal punto di vista comunicativo. Attualmente si registrano problemi in diversi stabilimenti del Gruppo, al punto che l’8 febbraio scorso si è svolta una riunione tra la Vice Presidente della Commissione Europea Vestager con la Segretaria Generale di IndustriAll Europe Judith Kirton Darling e la Segretaria Generale Aggiunta Isabel Barthès. Attualmente la GFG/ Liberty Steel ha diversi altoforni fermi e la capacità produttiva è crollata a livelli allarmanti, con ricadute su oltre 20mila lavoratori europei dell’industria siderurgica. La situazione è particolarmente grave nella Repubblica Ceca, dove 6.000 lavoratori di Ostrava non sanno quando la produzione riprenderà, e 30.000 posti di lavoro indiretti e 117 subappaltatori sono a rischio. A seguito di un appello del sindacato ceco OS KOVO, 6.000 lavoratori della Liberty Steel di Ostrava, nella Repubblica Ceca, hanno organizzato giovedì 22 febbraio una manifestazione davanti all’acciaieria insieme ai familiari, alla comunità locale e ai lavoratori i cui posti di lavoro sono indirettamente a rischio. L’acciaieria di Ostrava è indirettamente responsabile di circa 30.000 posti di lavoro indiretti nella regione.

RESTRUCTURING NAVIGATOR
Nella seconda parte della prima giornata della conferenza è stato presentato, da parte di IndustriAll Europe, un nuovo strumento online chiamato “Restructuring Navigator” che è un sito interattivo che mostra ciò che si può discutere in un cae e ciò che possono negoziare i sindacati. Vengono spiegati quali sono gli obblighi manageriali, esempi di azioni sindacali da poter intraprendere. C’è inoltre una guida interattiva che permette di approfondire quali tipi di ristrutturazione esistono. Questo strumento sarà disponibile sul sito di IndustriAll Europe orientativamente nel mese di aprile.
Sempre nella stessa giornata, inoltre,  udith Kirton Darling (eletta Segretaria Generale di IndustriAll Europe in una riunione straordinaria del Comitato Esecutivo di IndustriAll Europe in modalità ibrida il 13 febbraio scorso)  la campagna elettorale di IndustriAll Europe per invitare i lavoratori industriali in tutta Europa a votare per le elezioni del Parlamento Europeo. Nel corso della conferenza, è stato rinnovato diverse volte l’invito, da parte dei vertici di IndustriAll Europe, ad andare a votare utilizzando lo slogan, coniato dal sindacato industriale europeo, “Votate per posti di lavoro industriali di qualità”. Le votazioni europee di quest’anno determineranno il futuro delle nostre industrie e dei nostri posti di lavoro. I lavoratori industriali europei sono preoccupati per i loro posti di lavoro e per l’assenza di politiche industriali. In particolare, i lavoratori europei sono preoccupati per un possibile ritorno alle politiche di austerità, e chiedono posti di lavoro dignitosi ed investimenti. Nelle due giornate di lavori sono stati fatti diversi riferimenti da parte di IndustriAll Europe del timore non solo delle politiche di austerità in Europa, ma anche di un aumento dei Paesi con governi capitanati dall’estrema destra con attacchi ai diritti dei lavoratori. A tal proposito, l’europarlamentare tedesco Dennis Radtke ha scongiurato, a suo avviso, un ritorno delle politiche di austerità, mostrando i diversi modi di reagire da parte della Commissione Europea alla crisi del 2008, con le misure di austerità da parte della Troika, e alla crisi da pandemia da Covid 19,  con il fondo di ripresa e resilienza che ha messo a disposizione dell’UE 750 miliardi di euro.
Le battaglie politiche che sono state vinte nei 4 anni precedenti sono state il risultato del lavoro dei Membri del Parlamento Europeo che hanno supportato le richieste di IAE, difendendole nelle negoziazioni con la Commissione Europea, il Consiglio Europeo e i Governi nazionali. La campagna evidenzia le 5 vittorie ottenute e propone altre 5 rivendicazioni per il prossimo Parlamento Europeo: il video della campagna è presente anche sulla pagina Facebook della Uilm Nazionale.

I WORKSHOP DELL’ULTIMA GIORNATA
La seconda ed ultima giornata della conferenza ha previsto lo svolgimento di 3 Workshop: il primo sulla decarbonizzazione, il secondo sull’Intelligenza Artificiale ed il terzo sulle Politiche in materia di competenze.
Il Workshop a cui ho voluto partecipare è quello sull’intelligenza Artificiale, che è stato gestito dalla Segretaria Generale di IndustriAll Europe Isabelle Barthès e la consulente per le politiche di IndustriAll Europe Aurora Rossi. Ci si è domandati come poter regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in senso ampio, non solo sui luoghi di lavoro, per evitare che la tecnologia viaggi ad una velocità superiore a quella legislativa.
Attualmente il primo quadro normativo che regola l’IA con il divieto dell’utilizzo di alcuni tipi di applicazione dell’intelligenza artificiale ha un approccio basato sul rischio. A livello teorico c’è un riconoscimento esplicito che gli Stati Membri debbano mantenere o stabilire una legislazione a favore della protezione dei lavoratori, inclusi gli accordi collettivi, ma a livello pratico c’è un riferimento molto debole per quanto riguarda il diritto dei lavoratori ad essere informati e non è prevista alcuna consultazione con loro.
Di fatto, il quadro normativo sull’IA ha l’obiettivo di regolamentare i sistemi di IA che verranno attuati nel mercato europeo, ma purtroppo la proposta non si focalizza in modo esaustivo sull’uso dell’IA nei luoghi di lavoro. Infatti, non considera l’impatto dell’IA sui diritti dei lavoratori e il bisogno di anticipare il cambiamento attraverso la loro consultazione. Pertanto, c’è un forte bisogno di una Direttiva europea sulla gestione degli algoritmi. Attualmente la percentuale dei lavoratori che in Europa ha una conoscenza basica digitale è il 54% e l’obiettivo è di salire all’ 80% entro il 2030.
I Paesi con la maggior densità di robot sui luoghi di lavoro sono: Corea del Sud, Giappone e Germania. L’ Italia si posiziona all’ottava posizione della classifica di 10 Paesi, precedendo soltanto Canada e Francia; il riferimento che si è utilizzato per questa classifica fornita dalla International Federation of Robotics è il numero di robot installati ogni 10 mila dipendenti nell’industria manifatturiera.

Si è inoltre discusso di come, tante volte, non si è consapevoli di lavorare con l’uso dell’IA come nel caso di:

  • Sistemi di magazzini automatizzati
  • Sistemi di assistenza di IA nella navigazione, riconoscimento delle immagini, e funzionamento degli scaffali smart
  • Sistemi di IA che ottimizzano le reti e i database, massimizzandone l’efficienza
  • Sistemi di IA per ispezioni di qualità
  • Sistemi di sorveglianza
  • Digital Twin che è un modello virtuale di un oggetto fisico. (Esegue il ciclo di vita dell’oggetto e utilizza i dati in tempo reale inviati dai sensori sull’oggetto per simulare il comportamento e monitorare le operazioni)
  • Predictive maintenance, che è un sistema di IA che permette alle imprese di anticipare i guasti e di programmare la manutenzione con interventi immediati nei luoghi e nei tempi necessari, o sistemi di IA che vengono utilizzati nelle risorse umane per assumere e gestire la forza lavoro.

Abbiamo inoltre discusso di un altro tema che si è sviluppato insieme all’IA che è la GDPR (General Data Protection Regulation). Questa legge esiste per proteggere i diritti fondamentali dal cattivo uso delle loro informazioni e si applica a qualunque organizzazione che utilizza i dati delle persone che vivono nell’ Unione Europea. Se da un lato si prevedono impatti positivi sui PIL nazionali e sulla produttività lavorativa (si prevede infatti che i miglioramenti della produttività del lavoro rappresenteranno oltre il 55% di tutti i guadagni del PIL derivanti dall’intelligenza artificiale nel periodo 2017-2030), dall’altro non si può negare che numerosi sono i rischi dell’uso dell’IA sui luoghi di lavoro. Tra questi abbiamo annoverato: la sorveglianza sui luoghi di lavoro e per i lavoratori da remoto, impatto sulla salute mentale, mancanza di trasparenza, i rischi di discriminazione che possono derivare dall’uso non etico o parziale dei sistemi di IA, i rischi di dequalificazione, elevati rischi di intensificazione e aumento del lavoro.
La conferenza si è conclusa con un appello unanime per un’azione urgente per avere un piano industriale ambizioso e di investimenti per l’Europa, garantendo i finanziamenti pubblici a sostegno delle transizioni delle imprese che devono essere accompagnate da posti di lavoro di qualità, rispetto dei diritti dei lavoratori e di quelli sindacali. Dalle numerose discussioni che si sono svolte sui cae, si è convenuto nel rivendicare una direttiva sui comitati aziendali europei che sia più forte, con norme solide per garantire un’informazione e una consultazione efficaci e l’applicazione di sanzioni dissuasive. Infine, è stata richiesta una protezione delle persone e del pianeta lungo le catene di approvvigionamento globali attraverso l’adozione della tanto attesa direttiva sulla Due Diligence e del Regolamento Europeo sul lavoro forzato.

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