Acciaierie d’Italia: la Uilm chiede un’operazione verità al socio pubblico

Sono trascorse tre settimane dalla lettera di denuncia a firma del Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, indirizzata al Governo, ai Ministeri interessati e a Invitalia per informarli di come Acciaierie d’Italia avesse comunicato con i lavoratori in cassa integrazione straordinaria attraverso un account con un logo consentente una sdraio e un sole. Lettera rimasta purtroppo inascoltata, ma che non ha fermato Palombella dallo scriverne un’altra, questa volta per fare chiarezza, definitivamente, rispetto alla situazione economico-finanziaria dell’ex Ilva. Del resto, lo stato in cui versano gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, in particolare quello di Taranto, è molto preoccupante. Si registra un peggioramento progressivo e inesorabile delle condizioni dei lavoratori diretti e indiretti, un livello minimo di produzione, la prosecuzione di mancati pagamenti per le aziende dell’indotto e un aumento della cassa integrazione che coinvolge ad oggi tremila lavoratori, che si sommano ai 1.600 in Amministrazione straordinaria.

LE RICHIESTE DELLA UILM
In particolare, Palombella chiede:

1) di conoscere le modalità di utilizzo e la destinazione dei 680 milioni di euro di fondi pubblici, previsti dal decreto legge n.2 del 2023 poi convertito in legge il 3 marzo scorso, e dei 70 milioni di euro del socio privato.

2) di conoscere l’entità effettiva dell’indebitamento societario, dichiarato più volte dai responsabili dell’azienda in occasione di incontri ministeriali, ma mai quantificato realmente. Ricordiamoci che nel 2021 ADI certificò un utile di esercizio di 310 milioni di euro!

3) dopo l’accordo separato sulla proroga della cassa integrazione straordinaria per tremila lavoratori che, tra l’altro, non ha visto la presentazione di alcun piano industriale né un programma di investimenti, la Uilm chiede come si pensa di procedere per salvaguardare i posti di lavoro, diretti, indiretti e dei lavoratori in Amministrazione straordinaria, che in base all’accordo del 6 settembre 2018 dovranno essere reintegrati a partire da agosto 2023.

4) Dal punto di vista ambientale, la Uilm chiede a che punto sia lo stato di avanzamento dei lavori rispetto alle prescrizioni definite dalla Magistratura per ottenere il dissequestro degli impianti dell’area a caldo. Nel maggio 2022, nella richiesta di dissequestro presentata dai commissari di Ilva AS, si dichiarava che era stato realizzato l’88% degli interventi previsti. Data la vicina scadenza del 23 agosto 2023, ci sarà il completamento delle prescrizioni ambientali oppure, in caso negativo, come si pensa di procedere?

5) Infine riguardo la produzione di acciaio, Palombella chiede quali siano gli impedimenti reali che ostacolano la risalita produttiva a sei milioni di tonnellate, limite previsto dalla Magistratura, mai raggiunto negli ultimi anni e che consentirebbe l’equilibrio finanziario.
Attualmente nel sito di Taranto si marcia con due altiforni su tre disponibili (con il conseguente deterioramento di quello fermo), con un livello produttivo simile a quello dello scorso anno, che si chiuse con il record negativo di 3,4 milioni di tonnellate. A questo proposito si chiede chiarezza sulla quantificazione delle quote CO2 e dei certificati verdi detenuti attualmente o che deteneva l’azienda e se questo sia il vero motivo della mancata risalita produttiva e della richiesta di cassa integrazione per tremila lavoratori.

La Uilm, si legge ancora nella lettera, continuerà a utilizzare ogni strumento a disposizione affinché si faccia finalmente un’operazione verità sulla reale situazione dell’azienda, e quali misure e interventi si vorrebbero mettere in campo, con un cronoprogramma verificabile e attuabile. E a tal proposito ha chiesto nuovamente un incontro al Ministro Adolfo Urso al MIMIT nel più breve tempo possibile.

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