Ferrosud: il sogno, la tenacia e la rivendicazione

di Marco Lomio

La Ferrosud nasce nel 1963 nel territorio materano al confine con Altamura a seguito di un intervento per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno e in particolare per lo sviluppo dell’occupazione in Basilicata e Puglia. Da allora, passando per il gruppo FIAT e poi per Ansaldo, subirà una lunga serie di vicissitudini poco fortunate.
Nel 2011, la crisi profonda e i tagli al personale, portarono l’allora management della Ferrosud, appurata l’impossibilità di proseguire l’attività aziendale, a presentare un concordato preventivo. Concordato che non fece altro che scaricare sui lavoratori le inadeguatezze della proprietà. Si aprirono vari tavoli presso la Regione Basilicata e il MiSE che però non trovarono soluzioni reali e concrete.

ILLUSIONI E OCCASIONI MANCATE
Nel 2015 l’illusione che la crisi fosse finita con l’arrivo del Gruppo Mancini si tradusse nella amara realtà di commesse ridotte all’osso e Ferrosud si ridusse a un sito di mera dismissione delle carrozze.
Nel 2019 la Ferrosud decise quindi di rigiocare la carta del concordato annunciando una crisi che era nei fatti iniziata già il primo giorno della avventura nel Gruppo Mancini.
L’esperienza acquisita in oltre 40 anni e il know how posseduto, unitamente alle dotazioni e agli impianti, avevano messo la Ferrosud SpA in condizione di poter costruire qualsiasi tipo di carrozza in acciaio al carbonio, acciaio inox e lega leggera ma sembravano non bastare per metterla al sicuro dal rischio di chiusura.
Grande lustro le è stato conferito dalla produzione di carrelli per le metropolitane di Boston, San Francisco, Copenaghen e ultima in termini di tempo la produzione dei carrelli per i tram SIRIO.
Ma, oltre al lustro, molte importanti occasioni mancate e accantonate e tra queste non possiamo non ricordare i riallestimenti extralusso sui convogli dell’Orient Express, in loco e a Venezia, e di altre ferrovie d’epoca di paesi anglosassoni. Opera delle professionalità oltre che di Ferrosud anche di piccole aziende locali.

ARRENDERSI MAI
Non si è mai arresa però, la Ferrosud. E la UILM, sindacato di maggioranza all’interno dell’azienda, ci ha creduto sempre insieme e accanto a tutti i lavoratori che, conservando conoscenze e capacità produttive uniche nel loro genere, scrivono oggi il nuovo capitolo della storia della Ferrosud che prosegue con il gruppo Mermec che finalmente le dà nuova vita.
Un investimento di 40 milioni di euro per produrre treni diagnostici elettrici in grado di raggiungere i 200 km orari attraverso la rete elettrica e i 120 km orari a batteria ridà speranza non solo ai 64 operai già in pianta organica, pronti a rientrare in azienda, ma a tutto il territorio appulo-lucano che potrà contare su una realtà produttiva solida, al passo con i tempi e con una «testa» in Italia.

IL LIETO FINE
Ferrosud tornerà quindi a produrre grazie all’innovazione, alla tecnologia e alla sostenibilità, nel massimo rispetto dell’ambiente, favorendo nuova occupazione, oltre l’assorbimento di tutti i cassintegrati in forza alla società, per il rilancio di un hub industriale di fondamentale importanza per l’economia del Paese.
Una storia tormentata quella della Ferrosud, ma a lieto fine grazie alla tenacia della Uilm a tutti i livelli: la più storica e problematica vertenza di Basilicata è stata risolta.

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