Ex Ilva: Governo non giochi su pelle dei lavoratori, ora chiarezza su futuro Taranto

Il giorno in cui il cartello blu scuro con la scritta “Ilva” venne sostituito da quello bianco e arancio di ArcelorMittal sembrava che tutto dovesse evolvere per il meglio. Quell’arancio in qualche modo sembrava dare speranza a migliaia di lavoratori, e non solo. Si doveva andare in una direzione ben precisa per la salvaguardia ambientale e occupazionale, come del resto indicava l’accordo siglato il 6 settembre del 2018 e che aveva ottenuto la quasi totalità dei consensi dei lavoratori in tutti gli stabilimenti del polo siderurgico più grande d’Europa.
Da allora qualcosa, anzi più di qualcosa, è andato storto e sembra che il futuro di questa acciaieria sia sempre più solo uno slogan del politico di turno.

FARE O NO A MENO DELL’ILVA
“Le parole ministro Patuanelli durante la sua audizione al Senato ci preoccupano e ci sconcertano – ha dichiarato il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, riferendosi proprio alle dichiarazioni del ministro di lunedì 5 ottobre. “Siamo davvero senza parole – ha continuato Palombella – se si è deciso di chiudere l’area a caldo dello stabilimento di Taranto, come lasciato intuire il Ministro quando ha parlato di ‘superamento dell’utilizzo dell’acciaio primario’, lo si dica chiaramente e si indichino alternative valide e credibili che salvaguardino l’ambiente, l’occupazione e la produzione”.
“Se queste sono le reali intenzioni – sottolinea il leader Uilm – è inutile andare avanti con la due diligence, così come è inutile prorogare i lavori di copertura dei nastri trasportatori”.
“Nella sua audizione – aggiunge – il ministro Patuanelli ha parlato di Piombino, che attualmente non produce acciaio ma lavora semi prodotto indiano, come fa Genova con l’acciaio di Taranto, di Ast di Terni che è stata messa sul mercato ma in ogni caso produce acciaio speciale. C’è una confusione totale nel Governo”.
Palombella invita quindi il Premier, Giuseppe Conte, a dare risposte concrete: “Non basta più dirci ‘non vi preoccupate’. In un anno la situazione è peggiorata, sotto ogni punto di vista nel sito di Taranto. Quasi tutti i lavoratori in cassa integrazione, il blocco degli investimenti sull’ambiente e la produzione ai minimi. Serve serietà e chiarezza, basta giocare sulla pelle dei lavoratori”.

IN ATTESA DELLA DUE DILIGENCE
Nell’ultimo incontro presso il ministero dello Sviluppo economico, il primo ottobre, l’Ad di Invitalia Domenico Arcuri ha confermato che la trattativa per l’ingresso dello Stato con capitale pubblico in AMI è in fase avanzata e che dalla conclusione della stessa dipendono i tempi del confronto sul Piano industriale e ambientale.
In ragione di ciò, la Uilm ha ribadito a Patuanelli e allo stesso Arcuri, la necessità di una rapida conclusione della stessa sia per motivi legati all’incertezza e all’insicurezza in tutti gli stabilimenti del Gruppo, sia per avviare una trattativa vera sul futuro in termini di livelli produttivi ambientalmente sostenibili e coerenti con gli impegni, i vincoli e le clausole occupazionali definite con l’accordo del settembre 2018.

 

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