Ilva: ancora troppe incognite

Sono passati sette anni da quel 26 luglio 2012 quando furono sequestrati senza facoltà d’uso dalla magistratura gli impianti dell’Ilva di Taranto e furono disposti i domiciliari nei confronti dei vertici aziendali nell’inchiesta per disastro ambientale. Un terremoto giudiziario che scosse dalle fondamenta tutta la città e che poteva rappresentare la chiusura definitiva dello stabilimento. “Purtroppo le cose sono cambiate in peggio” ha dichiarato Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, durante il consiglio territoriale che si è tenuto proprio il 26 luglio scorso nella città pugliese e iniziato con un minuto di silenzio in memoria di Cosimo Massaro, giovane operaio tragicamente morto il 10 luglio. “In questi drammatici anni – ha continuato Palombella – non c’è stato un interessamento reale del governo o un’azione corale da parte delle istituzioni”. Il risultato di queste assenze è visibile a tutti “con il processo di ambientalizzazione non ancora realizzato e impianti che cadono a pezzi” ha aggiunto.

DAI SALVA-ILVA A OGGI
Dopo i numerosi decreti “salva Ilva” e gli anni della gestione commissariale straordinaria, il 6 settembre 2018 si è firmato un accordo tra ArcelorMittal e le organizzazioni sindacali per rilanciare il sito industriale al fine di tutelare prima di tutto la salute di lavoratori e cittadini, i posti di lavoro e l’ambiente. Eppure a oggi è stato fatto poco o nulla. “Disservizi, anomalie e una città divisa su tutto” ha proseguito il leader della Uilm.
Una situazione drammatica resa ancora più complicata dall’approvazione di misure legislative come l’abrogazione dell’immunità penale nel Decreto Crescita che potrebbero spingere AM verso l’uscita.
Se il governo volesse continuare ad andare in questa direzione la Uilm chiederebbe “due impegni: il primo è la bonifica ambientale della fabbrica, per non ripetere la situazione di Bagnoli, e il secondo è la tutela dei livelli occupazionali” ha affermato Palombella.

GLI INCONTRI AL MISE
Nel mese di luglio ci sono stati due incontri al ministero dello Sviluppo economico che hanno avuto come esito la firma di un verbale in cui l’azienda si impegna a mettere in atto delle urgenti misure di manutenzione e di messa in sicurezza degli impianti che ne necessitano. La tragica morte di Cosimo Massaro dello scorso 10 luglio ha accelerato questo processo con un diretto coinvolgimento di Rsu ed Rls e previsto l’istituzione di una task force, oltre a valutare il reimpiego di una parte dei lavoratori in cassa integrazione.
A oggi ci sono stati più incontri tra le Rsu e rappresentanti di AM per fare una ricognizione delle parti del sito che hanno necessità di un rapido intervento ma “si deve proseguire incessantemente e più velocemente sulla sicurezza e il monitoraggio degli impianti” perché “la sicurezza interna ed esterna deve avvenire attraverso il pieno rispetto dell’accordo del settembre 2018 e l’osservanza scrupolosa e imprescindibile delle disposizioni del piano ambientale. Noi vogliamo il rispetto della vita interna ed esterna alla fabbrica” ha chiosato il leader dei metalmeccanici della Uil.

AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA
Un altro fronte aperto rimane quello dei lavoratori in Amministrazione straordinaria verso i quali “c’è la necessità che sia avviato immediatamente il percorso di formazione professionale definito dalla legge regionale e che vengano impiegati nelle opere di bonifica ambientale previste dagli accordi, per preservare le loro elevate specializzazioni professionali” ha concluso.
Dopo l’appello lanciato da Fim,Fiom e Uilm il 25 luglio “alla luce delle vicende di queste settimane e del riproporsi di un possibile rischio di disimpegno da parte di ArcelorMittal” si è richiesto al governo e alle commissioni parlamentari di essere ricevuti e auditi rispetto ai nodi irrisolti, in particolare la questione dell’immunità penale e il provvedimento di sequestro dell’Altoforno 2, senza la soluzione dei quali restano assolutamente incerte le prospettive legate all’applicazione del piano ambientale e industriale da parte di ArcelorMittal.

AUDIZIONE IN COMMISSIONE INDUSTRIA
Il 31 luglio c’è stata infine l’audizione delle organizzazioni sindacali presso la Commissione industria, commercio e turismo del Senato per informare e aggiornare le istituzioni parlamentari riguardo la drammatica situazione che sta vivendo l’ex Ilva di Taranto.
“Il governo deve dire con chiarezza se intende chiudere lo stabilimento” ha dichiarato Palombella davanti ai senatori presenti. La Uilm chiede al ministro dello Sviluppo economico e all’Esecutivo di prendere una decisione “perché con il Decreto Crescita e la cancellazione dell’immunità legali – ha proseguito – a partire dal 6 settembre prossimo, ArcelorMittal è pronta ad abbandonare l’acciaieria”. “Il Governo e il Parlamento si assumano la responsabilità degli impegni presi e decidano di scegliere sul futuro dei lavoratori dell’ex Ilva e della città di Taranto”.
“Ci aspettiamo che a breve, come detto più volte dal ministro Di Maio, ci siano quelle misure legislative che possano permettere la continuità produttiva a un sito industriale che già è in condizioni difficili, peggiorate dopo il nuovo sequestro e il programmato spegnimento di Afo2 che rappresenta un terzo della produzione dello stabilimento di Taranto”, ha concluso Palombella.
Martedì 6 agosto è in programma l’audizione delle organizzazioni sindacali alla Commissione lavoro della camera dei Deputati per continuare l’informazione e aggiornamento sulla situazione del sito di ArcelorMittal di Taranto che sembra arrivato al punto di non ritorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *