Primo trimestre 2019, ancora morti sul lavoro in Italia

di Andrea Farinazzo

Purtroppo non abbiamo ancora raggiunto quel livello di consapevolezza necessaria affinché la salute e la sicurezza prevalgano sul profitto e sulle futili motivazioni. La legge di bilancio per il 2019 ha disposto, infatti, una riduzione dei premi e contributi dovuti nel triennio 2019-2021 per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali per 410 milioni di euro per il 2019, 525 milioni per il 2020 e 600 milioni per il 2021.

RISORSE PER LA PREVENZIONE

Per quanto riguarda, invece, le risorse già destinate allo sconto, relativo all’attività di prevenzione della singola azienda, del tasso medio nazionale (di premio) inerente alla specifica lavorazione è stata prevista una riduzione, pari a 50 milioni, per ciascuno degli anni 2020 e 2021. La misura delle riduzioni delle tariffe sarà stabilita (in genere, con cadenza annua) con decreto del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, su proposta dell’Inail.
Non si possono ridurre i costi del lavoro agendo sulle tariffe Inail e abbassare i livelli di sicurezza tagliando fondi alla prevenzione e al riconoscimento delle malattie professionali.

LA CLASSIFICA DELLE REGIONI
E, come non cambiano i confini dell’emergenza, non cambia troppo neppure la graduatoria delle regioni in cui si muore di più. La Lombardia, infatti, continua a guidare tristemente la classifica della Penisola con 22 decessi rilevati in occasione di lavoro, seguita da Sicilia e Lazio con 14 infortuni mortali e dal Veneto con 13 vittime. Seguono: Campania ed Emilia Romagna (12), Piemonte (11), Toscana (9), Puglia (7), Trentino e Abruzzo (5), Basilicata (4), Umbria, Sardegna, Liguria, Marche (3), Calabria (2), Molise e Friuli Venezia Giulia (1).
L’incidenza più alta della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa, invece, viene rilevata in Basilicata con un indice pari a 21,2 (più del triplo della media nazionale). Ed è seguita dalla Sicilia, dal Trentino Alto Adige e dall’Abruzzo (con un indice di 10,2). Ad indossare, poi, le maglie nere nella classifica provinciale per numero di morti in occasione di lavoro nel primo trimestre 2019 sono: Roma (8), Milano (7), Firenze e Vicenza (5), Bolzano, Cuneo, Napoli, Palermo e Torino (4).

L’ETÀ DELLE VITTIME
Oltre la metà delle vittime aveva un’età compresa tra i 45 e i 64 anni. Le donne che hanno perso la vita nel primo trimestre del 2019 sono 15 (3 in occasione di lavoro e 12 in itinere).
A emergere anche nel primo trimestre 2019, inoltre, è il dato sulle vittime straniere. Ebbene, come nel primo bimestre, anche nei primi tre mesi il risultato appare piuttosto drammatico. Sono, infatti, 26 gli stranieri che hanno perso la vita nel nostro Paese in occasione di lavoro e 16 in itinere.

MARTEDÌ NERO
Il giorno in cui si muore di più sul posto di lavoro continua a essere il martedì. Questi sono dati allarmanti e solo una vera campagna di prevenzione mirata alla cultura della sicurezza da parte delle aziende in collaborazione con tutti i lavoratori potrà portare risultati che ci rendano giustizia. L’azienda tramite il suo delegato Rspp in collaborazione con gli Rls dovranno fare in modo che tutto possa svolgersi in modo sicuro, con l’applicazione dei Break Formativi, i Near Misses, la Valutazione dei rischi in collaborazione, ma soprattutto con la consapevolezza del rischio.

LA POSIZIONE DELLA UILM
Noi della Uilm sosteniamo che il ripristino di educazione civica nelle scuole sia di estrema importanza, in particolare sarebbe utilissima l’introduzione all’interno del programma scolastico di percorsi in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro partendo dagli asili nido, i bambini infatti sono delle spugne e apprendono molto prima di noi. Non dimentichiamo che i bambini di oggi saranno i lavoratori del futuro.

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