Acciaierie d’Italia: subito divorzio da Mittal, indietro non si torna

“Da oggi e fino a mercoledì il Governo lavorerà per divorziare da ArcelorMittal, si spera in maniera consensuale. Nell’incontro di stasera ci aspettavamo di conoscere già una presa di posizione netta e la decisione presa dal Governo per cambiare il destino dell’ex Ilva. Soprattutto dopo le dichiarazioni di questa mattina del Ministro Urso al Senato, dove ha parlato di svolta. Invece, purtroppo, c’è bisogno di tempo ulteriore da parte dei Ministri, perché si attende il parere dei legali per arrivare alla scelta definitiva. Parere che dovrà arrivare entro mercoledì”. Così ha commentato il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, all’uscita da Palazzo Chigi l’11 gennaio.

BEGHE LEGALI
“Il futuro di 20mila lavoratori – ribadisce il Leader Uilm – intere comunità e un asset strategico per il Paese, resta ancora una volta appeso a beghe legali tra due parti. Il Governo ha avuto oltre un anno per fare tutti gli approfondimenti del caso, di andare a vedere cosa c’era negli accordi del 2020, ancora segreti e mai condivisi da noi. Ora è il momento del coraggio, della responsabilità, delle scelte nette e definitive, di passare dalle parole ai fatti”. “Abbiamo già perso troppo tempo – denuncia Palombella – gli stabilimenti sono al collasso, la produzione è al limite storico, ci sono migliaia di lavoratori in cassa integrazione e un sistema degli appalti allo stremo”.

INDIETRO NON SI TORNA
“L’unica cosa certa ora è che indietro non si torna. Da giovedì vogliamo un’Ilva libera da ArcelorMittal, perché siamo di fronte a un socio privato che non ha rispettato gli impegni previsti dagli accordi e che non vuole più investire sul futuro degli stabilimenti. Il Governo ci ha assicurato che ci sarà la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori, anche quelli dell’indotto”, sottolinea Palombella. “Se si ha davvero a cuore il bene dei lavoratori e del Paese – conclude – ora è il momento delle scelte radicali per uscire da questa situazione drammatica. Ora è il momento di far vedere che uno Stato come l’Italia non può essere ostaggio di una multinazionale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *