Osservatorio Automotive: Federmeccanica, Fim Fiom Uilm e Anfia presentano uno studio comparativo

L’Italia dal 2010 al 2021 ha perso il 22,8% di assemblaggio di veicoli passeggeri; nel nostro Paese la produttività del lavoro è inferiore a quella di Francia e Germania e di conseguenza anche i salari: 33.800 euro all’anno per un metalmeccanico italiano contro la forbice 57.700 – 95.700 euro di un tedesco. Il fatturato totale dal 2010 al 2019 è cresciuto in Italia del 22%, per poi crollare durante la pandemia. Nel 2021, rispetto al 2019, in Germania è calato di 12,3% e in Spagna del 10,3% mentre in Italia è cresciuto dello 0,8%. Sono solo alcuni dei dati emersi dallo studio di Federmeccanica, Fim Fiom Uilm e Anfia presentato al Cnel lo scorso 29 marzo. Il lavoro svolto dall’Osservatorio Automotive che le Parte Sociali dell’Industria Metalmeccanica e Meccatronica hanno costituito, segue al documento congiunto presentato il 3 febbraio 2022 in attuazione del CCNL 2021.


INTERROGATIVI E PREOCCUPAZIONI
Quel primo documento ha individuato prospettive e opportunità a fronte del patrimonio di competenza distintiva dell’automotive Made in Italy, ma, al contempo, ha posto interrogativi e preoccupazioni per le peculiarità della filiera italiana, particolarmente esposta agli impatti delle trasformazioni, con un serio rischio di deindustrializzazione del settore e di riduzione dell’occupazione. Tutti temi che, a distanza di un anno, appaiono sempre aperti e attuali.
Per questo è stato presentato un nuovo studio che compara le Politiche Industriali delle principali Economie dell’Automotive europee con il contributo di ANFIA sull’Industria automotive in Italia.

LE DIRETTRICI DELLO STUDIO
Sono cinque i Paesi oggetto dello studio: Francia Germania, Polonia, Spagna e Turchia.
Lo studio si è sviluppato lungo quattro direttrici essenziali: 1) la consistenza e la dinamica del comparto in ciascun paese; 2) le politiche della domanda, tra incentivi al mercato e politiche di infrastrutturazione; 3) le politiche di supporto alle trasformazioni della filiera produttiva; 4) le strutture di governance del sistema automotive nel paese. In questi anni, il governo italiano ha varato iniziative per il sostegno al mercato ed alla filiera produttiva, senza però una politica di coordinamento. Una quota cospicua degli incentivi al mercato, quelli rivolti al veicolo elettrico puro e plug in, rimangono inutilizzati, i bandi per l’innovazione e sviluppo nell’automotive rimangono ancora aperti, l’infrastrutturazione per la ricarica avanza velocemente in percentuale, ma rimane lenta in valore assoluto, a fine 2022, con 36.000 punti sul territorio nazionale di cui meno di 500 sulla rete autostradale.
Benché l’impatto del percorso di elettrificazione promosso dalle istituzioni europee sia potenzialmente maggiore sull’Italia per il focus sul motore endotermico, dove il Paese rappresenta da sempre un’eccellenza, l’automotive italiano ha ancora grandi potenzialità di innovazione, ma la dimensione piccola e frammentata delle imprese non potrà mettere in campo gli investimenti grandi e coordinati, necessari per la transizione senza una politica nazionale strutturata di supporto:

  • per proteggere e sostenere i bacini che si sono sviluppati lungo le filiere degli stabilimenti autoveicolistici del territorio, assicurando di cogliere le opportunità delle produzioni in assegnazione in un percorso sostenibile di evoluzione e riconversione tecnologica e di tutela e sviluppo dell’occupazione;
  • per attrarre nel territorio italiano nuove iniziative con politiche industriali competitive, e soprattutto nell’innovazione di prodotto, rispetto a quelle dei paesi che ci stanno attorno;
  • per promuovere la crescita dimensionale degli attori italiani e le nuove competenze necessarie con una intensità di risorse significativa rispetto a quanto fanno, da tempo, altre economie automotive;
  • per selezionare ed armonizzare per una sostenibilità industriale, economica, ambientale e sociale di lungo periodo l’iniziativa dell’impresa italiana e presenza delle global companies.

LA LINEA DELLA UILM
“Cresce la preoccupazione – ha detto il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, non corso della tavola rotonda – per l’assenza di certezza nelle misure di accompagnamento a fronte di un processo di allocazione delle ingenti risorse del PNRR che come sappiamo proprio in queste ore sono messe in discussione a causa del forte ritardo del nostro Paese rispetto alle richieste dell’Ue”. “Inoltre – ha aggiunto – il nostro Governo si è astenuto sul voto rispetto alla data del 2035 per lo stop alla commercializzazione dei veicoli endotermici. Rimandare la discussione senza assumere decisioni in questo momento complesso, con il rischio di deindustrializzazione di un settore chiave dell’economia italiana, è controproducente. Le stesse aziende di automotive si stanno già organizzando, con investimenti e progetti che guardano al futuro. A tal proposito, invece, la decisione di istituire lo standard Euro 7 per i veicoli commerciali leggeri e i camion è in contraddizione con la scelta di puntare sull’elettrico; perciò, occorre intervenire subito e rimuovere questa tappa intermedia fissata per luglio 2025”.
“Il nostro compito è quello di forzare la politica ad accompagnare la transizione ecologica mettendo in campo ogni azione possibile. La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario a nostro avviso è uno degli strumenti utili a gestire le crisi industriali già aperte salvaguardando i posti di lavoro; servono poi investimenti infrastrutturali e tutte le azioni difensive necessarie al rilancio di questo settore; serve un maggior coinvolgimento dello Stato nella filiera, la condivisione e l’ascolto delle organizzazioni sindacali come accade in Germania, oltre a interventi articolati per supportare la transizione ecologica come accade in Spagna Francia e Germania”, ha concluso Palombella.

One comment

  1. Direi che la questione è alla base della vostra ormai ed inessistente credibilità [Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal, etc.].
    Avete dimenticato, per caso, che siete stati anche voi a distruggere la Prima Repubblica o meglio Colpo di Stato allo Stato Costituzionale di Diritto?.
    Avete dimenticato che siete stati voi a cancellare la scala mobile per i lavoratori con all’epoca governo Amato I, conosciuto patto triangolare (Confindustria, voi federati e il governo), e che avevate preso come pretesto l’ingresso in UE ed eseguito alla lettera il patto Mitterrand e kohl, distruggendo il paese.
    Tra il 1980 e la fine 1989 eravamo quarta potenza mondiale, oggi na lampretta arruggunita.
    Vi fece comodo perchè Romano Prodi e Confindustria vi consegno un bel gruzzoletto di quattrini.
    Non siete voi che propagandate di finanziare i privati, con i fondi pubblici per tutelare il lavoro e alla fine vi vengono gli stinnicchi della preoccupazione per i lavoratori che non trovanno futuro e li lasciate senza dignità e vita.
    Non siete stati anche voi a distruggere IRI [Istituto per la Ricostruzione Industriale], insieme a Romano Prodi per compiacere la Confindustria e l’UE?.
    Non siete stati voi a firmare il patto industriale 2014, mettendo in totale precariazione i lavoratori con i contratti aziendali e di prossimità, ve lo siete dimenticati.
    Adesso che voltete la tromba e la fanfara e no, non funziona.
    Avete dimenticato la sentenza della Corte Costituzionale che vi dichiarò incostituzionali, i quali strenui oppositori in accordo Confindustria per la normazione del lavoro nel settore privato, sentenza del 2013.

    Vi state innabissando ed il vortice che vi ha inghiottito troppo veloce per voi, adesso siete abbandonati al vostro destino.

    Uomini e donne, che hanno vissuto nelle vostre quattro mura sono pronti.

    Ed è solo l’inzio

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