Wartsila: dopo la sentenza del Tribunale la multinazionale cambi atteggiamento

di Antonio Rodà

Il 14 luglio scorso, il Gruppo finlandese, specializzato nella produzione di grandi motori marini e terrestri, ha formalizzato in 4 minuti di videoconferenza la volontà di dismettere la produzione dello storico sito di Bagnoli della Rosandra dichiarando di voler procedere con 451 licenziamenti su 1000 dipendenti, oggi occupati a Trieste. Di fatto tutti gli operai e parte degli impiegati collegati alla produzione. Un colpo letale al tessuto industriale triestino già ridotto ai minimi termini a fronte di tante chiusure negli ultimi dieci anni.

LA CENTRALITA’ DI TRIESTE
Wartsila negli ultimi anni ha attraversato diverse riorganizzazioni. In tutte queste ristrutturazioni aziendali la multinazionale aveva sempre confermato la centralità di Trieste nella produzione dei motori, mettendo in campo investimenti in infrastrutture e tecnologia. Nulla faceva presagire a una volontà di chiusura della produzione in Italia. Il nuovo sito di Vaskiluoto, a Wasa in Finlandia, sarebbe dovuto diventare la fabbrica destinata alla ingegnerizzazione e alla industrializzazione dei nuovi prodotti, mentre la produzione di massa sarebbe stata sviluppata sempre a Trieste, così avevano dichiarato i vertici di Wartsila al termine del primo Coordinamento Nazionale con Fim Fiom Uilm tenuto nei primi giorni di febbraio.
Le loro rassicurazioni non ci avevano pienamente convinto e per questo motivo l’otto marzo 2022, presso la Sede della Regione FVG, abbiamo incontrato i vertici di Wartsila Italia alla presenza degli Assessori competenti. Ma anche in questa occasione l’azienda aveva confermato la volontà di continuare a produrre in Italia anche per il 2023. 

LA SENTENZA DEL TRIBUNALE
È per aver mentito e quindi violato i diritti di informazione che il Giudice Ancora del Tribunale di Trieste il 23 settembre 2022, ha emesso una storica sentenza annullando di fatto il ricorso alla procedura avviata da Wartsila il 14 luglio.
La sentenza è giunta a coronamento della battaglia intrapresa da Fim Fiom Uilm all’indomani della folle decisione della multinazionale di licenziare 451 lavoratori e chiudere la produzione nel nostro paese. La lotta sindacale ha visto il suo culmine con la grande manifestazione del 3 settembre scorso che ha portato in piazza 15mila persone tra lavoratori di tutta la regione, comuni cittadini, istituzioni, associazioni e persino Confindustria.
I comizi dei tre Segretari generali di Fim Fiom Uilm hanno suggellato una giornata che resterà nella storia del sindacato triestino. L’intervento del nstro Segretario generale Rocco Palombella ha toccato i cuori delle persone presenti in Piazza Unità d’Italia. Il sindacato ha dato una grande prova di resistenza segnando un colpo importante nei confronti dei finlandesi.

IL RITIRO DELLA PROCEDURA

L’azienda ha dovuto adempiere alla sentenza ritirando la procedura avviata a luglio nell’ambito del cosiddetto “decreto anti-delocalizzazioni” che lasciava troppo margine alle aziende e che grazie alla grande mobilitazione di Fim Fiom Uilm su Wartsila, il governo uscente ha inasprito nei contenuti. Oggi, respinto il primo maldestro tentativo della multinazionale, l’azienda ha fatto sapere di voler riprendere il confronto con uno spirito diverso.
Se l’atteggiamento è cambiato, lo misureremo nei prossimi incontri. In questo senso attendiamo con interesse la nomina del nuovo Governo e del nuovo Ministro. Giorgetti nei tavoli precedenti si era chiaramente espresso a favore di un’industria del mare con Trieste al centro. Per noi resta essenziale ribadire al tavolo del Mise che il sito triestino debba restare strategico all’interno della filiera della navalmeccanica del nostro paese. Ci sono tutti i presupposti per continuare a fare i motori in Italia.

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