Acciaierie d’Italia: accordo mancato sulla cigs, comportamento dell’azienda incomprensibile

Ilva in amministrazione straordinaria ha presentato l’istanza di dissequestro degli impianti alla Corte d’assise di Taranto per lo stabilimento “sigillato” nel 2012. L’impianto è sicuro per tutti, lavoratori e cittadini, e l’adeguamento dell’Autorizzazione ambientale è ormai completa al 90%.  A vagliare l’istanza presentata dalla struttura commissariale sarà prima di tutto la procura ionica. Solo dopo toccherà ai giudici, togati e popolari, decidere se accogliere o meno la richiesta. Nel frattempo, la trattativa sulla cassa integrazione straordinaria presentata da Acciaierie d’Italia è finita con un “mancato accordo” al Ministero del Lavoro il 28 marzo 2022, ultimo giorno utile per l’accordo sindacale.

OCCASIONE PERSA
“Fino alla fine della trattativa abbiamo cercato di far ragionare l’azienda per farle assumere scelte di responsabilità verso i lavoratori, ma è stata un’occasione persa. Invece, ancora una volta, sono proprio i lavoratori a pagare il costo più alto di una situazione che va avanti ormai da troppo tempo e che è figlia di un fallimento aziendale e politico. La situazione di forte crescita del mercato, le parole del Premier Draghi sulla centralità dell’ex Ilva per la siderurgia nazionale e l’obiettivo produttivo di sei milioni tonnellate sono condizioni che non giustificano tremila esuberi”. Lo ha dichiarato il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, al termine del lungo incontro.
Il sindacalista ha chiesto, invece, il rientro a lavoro di 8.200 dipendenti a Taranto e 10.700 in tutto il Gruppo, così come previsto dall’accordo del 2018, unico valido e votato dai lavoratori. “Non possiamo accettare esuberi strutturali, vogliamo salvaguardare l’occupazione, l’ambiente e il futuro industriale italiano”, ha aggiunto.

UN DISASTRO ANNUNCIATO
“L’azienda – ha spiegato Palombella – non ci ha dato alcuna indicazione specifica sul futuro assetto societario che potrà avvenire a maggio, se ci sarà o meno la salita al 60% di Invitalia, né sulle tempistiche di costruzione e messa in marcia del forno elettrico, dell’impianto di pre-ridotto e dell’altoforno 5”.
Il leader dei metalmeccanici della Uilm sostiene che quanto messo in atto da Acciaierie d’Italia si trasformerà in un disastro annunciato per i 3mila lavoratori in cigs, che si aggiungerebbero ai 1.700 in AS.
Ora la palla passa al governo: “Dopo questo atto incomprensibile di Acciaierie d’Italia – ha concluso Palombella – vogliamo capire quali saranno le scelte della politica. Noi faremo tutto il possibile per difendere i lavoratori”. Negli stabilimenti, intanto, sono appena terminate le assemblee per decidere le ulteriori nuove iniziative che verranno presto messe in campo.

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